Le elezioni europee 2014 hanno visto oggi il loro primo grande giorno con le votazioni nel Regno Unito e in Olanda. In quest’ultimo caso, stando ai recenti sondaggi, dovremmo assistere a un testa a testa tra i moderati e il partito degli euroscettici di Geert Wilder, al momento tra il 14 e il 17%. I seggi resteranno aperti fino alle 22 e già questa sera si avranno i primi exit pool. Ricordo inoltre che l’Olanda eleggere 26 eurodeputati. Secondo i ben informati, il risultato elettorale dell’Olanda potrebbe essere uno tra i più sorprendenti in Europa: si prevede infatti una forte affermazione dell’estrema destra, partito assolutamente antieuropeo e anti-immigrati, il Pvv, mentre il partito liberale di destra VVD di Mark Rutte dovrebbe riuscire a mantenersi comunque alto al contrario del socialdemocratico PvdA. Sia nel Regno Unito che in Olanda è attesa un’affluenza bassa, del 30% circa; per le europee nel primo Paese si confrontano 41 partiti, mentre nel secondo 19. Alle 13.30 ha votato il 15% degli aventi diritto, un dato in calo dell’uno per cento rispetto al 2009 quando, alla medesima ora, aveva votato il 16%.
L’ondata antieuropeista attraversa tutta l’Europa e in Olanda ha il volto di Geert Wilders, che questa mattina ha votato in una scuola dell’Aia, leader del Partito per la libertà (il Pvv, di estrema destra, antieuropeo e anti-immigrati). Dopo aver tagliato una delle stelle della bandiera dell’Unione per simboleggiare l’uscita del suo Paese dall’Ue, si è detto certo che l’affluenza alle urne, nei Paesi Bassi, sarà più alta del solito, mentre in seguito alle procedure di voto ha dichiarato: “Un voto per il mio partito è un voto per la sovranità nazionale, per meno immigrazione, per meno Bruxelles”. Ricordiamo come in Olanda (che eleggerà 26 eurodeputati) i seggi sono aperti dalle 06.30 locali fino alle 21.00. Se i primi exit poll dovrebbero arrivare pochi minuti dopo la chiusura delle votazioni, un sondaggio Nos pubblicato in questi giorni vede un testa tra i partiti liberali, Vvd e D66 – che oscillano tra il 15% e il 18% – e, appunto, il Pvv (dato tra il 14 e il 17% delle indicazioni di voto, mentre altri sondaggi dà Wilders come prima forza nazionale). Più staccati, al 12% circa, i laburisti.
Euroscetticismo made in Italy. L’Italia è il Paese europeo in cui è cresciuto di più il numero di cittadini che hanno perso fiducia verso l’Euro. È questo il dato più importante dell’analisi condotta dall’Istituto Cattaneo (redatta sui dati dell’Eurobarometro a partire dal 2002, anno di debutto della moneta unica). Nel 2002, gli italiani che nutrivano fiducia verso l’Euro erano ben il 76%, facendo registrare uno dei più alti consensi insieme a Francia e Germania. Oggi invece? Siamo calati al 53%, mentre nelle altre nazioni dell’Eurozona si è scesi dal 69% al 66%. Bisogna sottolineare come propri i Paesi mediterranei (Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia) rispetto agli altri dell’Unione vedano un sensibile calo dei consensi verso la moneta continentale. Questa una nota, in merito agli orientamenti italiani, dell’Istituto Cattaneo: “Nel giro di poco più di un decennio l’Italia ha disperso una riserva di fiducia verso la moneta unica di ben 23 punti percentuali. Il grande valore emotivo della moneta per qualsiasi cittadino e il fatto che fosse cresciuta la sfiducia nei confronti dell’Euro ha spinto alcuni partiti (in primo luogo i partiti eurocritici come la Lega nord, il Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia e in parte Forza Italia) a cavalcare questo tema e ad amplificarlo ulteriormente. Per questo il fenomeno appare radicato nell’opinione pubblica, quindi ancor più preoccupante agli occhi di chi ha guardato all’Europa con speranza”.
Seggi aperti nel Regno Unito e nei Paesi Bassi, i due Paesi che hanno dato ufficialmente il via alle elezioni europee 2014 (in Italia si voterà domenica 25 maggio dalle ore 7 alle 23). Al momento, secondo l’ultimo sondaggio elaborato dall’istituto di ricerca Opinium per il Daily Mail, l’UKIP (UK Independence party) risulta saldamente in testa con il 32% delle preferenze totali, seguito dal partito laburista che si attesta al 25%. Quattro punti indietro c’è il partito conservatore, fermo al 21%, mentre più staccati (entrambi al 6% delle preferenze) compaiono i Liberaldemocratici e i Verdi.
Sono le lobby a governare l’Europa? Un italiano su tre (il 31%) dice sì. Il sondaggio, realizzato da Coldiretti-Ixé, vede il 52% riconoscere l’egemonia dei Paesi più potenti, il 9% indicare la burocrazia e un 2% dire che a decidere non siamo certamente noi cittadini. I numeri dell’indagine sono stati presentati nell’ambito dell’evento “Con trucchi ed inganni l’Unione Europea apparecchia le tavole degli italiani” in occasione del maxi raduno con diecimila agricoltori dalle diverse regioni a MICO (Fiera Milano Congressi). Queste le parole di Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti: “L’Europa di un modello di sviluppo sostenibile attento alle distintività dei singoli Paesi riesce a farsi portavoce un giorno si e uno no a seconda della pressione delle lobby e a seconda dell’ottusita’ delle burocrazie tecnocratiche che al suo interno hanno il sopravvento, soprattutto per l’agricoltura e l’agroalimentare”. Moncalvo prosegue: “Anche l’Europa deve decidere se consegnare la sua sovranità alimentare agli ‘gnomi inventivi’ di un modello agricolo omologato e intensivo (con o senza ogm) o se preservare e potenziare le radici autentiche alla ricerca di un modello sostenibile assai più simile a quello nostrano. Forse anche per questo gli italiani convinti che l’Unione Europea abbia portato più svantaggi sono di più di quelli che pensano che dall’adesione siano derivati più vantaggi”. In merito, infatti, Coldiretti sottolinea che “il 29 per cento degli italiani ritiene che il Paese abbia tratto più svantaggi contro il 22 per cento di quelli che ritengono siano stati superiori gli svantaggi”.
Le larghe intese del Parlamento europeo. Secondo i sondaggi elettorali di Poll Watch di oggi, diffusi dall’agenzia Ansa, in vista delle consultazioni del 22-25 maggio 2014, Il Partito Popolare mantiene la leadership sì sui Socialisti – 217 seggi contro 201 –, ma l’unica possibilità di maggioranza passa da una grande coalizione tra Ppe e Pse. Il sondaggio, basato su rilevazioni nazionali di Paesi membri e rivisito dalla London School of Economics e del Trinity College di Dublino, parla chiaro. Terza forza continentale, con 59 seggi, sono dunque i liberal-democratici dell’Alde. Alla Sinistra Unitaria ne vengono attribuiti 53, ai Verdi 44, ai conservatori 42. La destra euroscettica e l’estrema destra metterebbero insieme 135 deputati. Tornando dunque ai Popolari, il Ppe, nonostante riesca a consolidarsi in Polonia, Ungheria e Germania, perderà oltre 40 seggi rispetto alle elezioni del 2009 (quando ne conquistarono 265). Per quanto concerne invece i socialisti, rispetto al Parlamento uscente guadagnerebbero qualcosa (dai 184 di 5 anni fa), ma registrano un calo dei consensi in Francia, Gran Bretagna, Polonia e Ungheria. I due professori che hanno curato lo studio, Simon Hix and Kevin Cunningham, ci dicono poi come in ottica nomina del presidente della Commissione, il peso dei tre gruppi maggiori (Ppe, S&D e Alde) insi ridurrà dall’attuale 72% al 65%, visto una composizione del Parlamento fortemente polarizzata “Ciò – scrivono gli esperti – obbligherà Ppe e S&D a lavorare insieme per ottenere qualsiasi risultato, visto che non sono verosimili né una maggioranza del Ppe senza l’appoggio S&D, né una guidata dallo S&D senza i popolari”.