“Il Pd è costretto a sperare in una buona tenuta di Berlusconi alle elezioni europee, perché un insuccesso di Forza Italia significherebbe la fine delle riforme e il voto anticipato”. E’ l’analisi di Aldo Cazzulo, inviato ed editorialista del Corriere della Sera, nel giorno della chiusura della campagna elettorale. Berlusconi a Milano, Renzi a Firenze e a Prato e Grillo a Roma, con i tre leader che hanno cercato di lanciare uno slogan capace di rimanere impresso nella mente degli elettori. Grillo ha attaccato: “Renzi? Mi fa pena”. Il premier ha risposto al leader del Movimento 5 Stelle: “Nessuna lezione da chi dice che la mafia non esiste”. Mentre Berlusconi ha evidenziato: “Con Grillo avremmo un esito tragico”.
Cazzullo, quali sono le principali variabili in campo nel voto di domenica?
La prima variabile è quanto prenderà Grillo, che andrà certamente molto bene, e la seconda è quanto crollerà Berlusconi. Forza Italia rischia di scendere al 16-17%, mentre il Pd dovrebbe confermarsi al 32% pari all’incirca al suo bacino elettorale.
Secondo lei a quel punto che cosa farà Berlusconi?
L’interrogativo che tutti si pongono è se continuerà a sostenere le riforme di Renzi, oppure se valuterà che il suo atteggiamento di cauta apertura al governo non abbia pagato. In questo secondo caso potrebbe essere tentato di assumere un atteggiamento di opposizione più radicale, o comunque di condizionare il suo appoggio al fatto di entrare nel governo. A quel punto per Renzi l’unica strada potrebbero essere le elezioni anticipate.
Davvero a Berlusconi converrebbe andare a elezioni anticipate?
In questo momento Berlusconi può ancora giocare la partita delle elezioni politiche o in prima persona o con la figlia Marina. Anche se dovesse scendere al 16-17%, Forza Italia rimane il primo partito di centrodestra, capace di guidare uno schieramento che comprenda Lega nord, Fratelli d’Italia ed eventualmente l’Ncd di Alfano. Se invece dovessero trascorrere altri due o tre anni di sfarinamento di Forza Italia, con nuove defezioni verso l’Ncd, a quel punto per Berlusconi le cose si farebbero ancora più dure. Insomma più tempo passa e più le cose per Forza Italia tendono a peggiorare.
Che cosa accadrà se Grillo dovesse superare il Pd?
Se ciò avvenisse sarebbe un risultato clamoroso. Già il 25% ottenuto un anno fa era stato qualcosa di storico. E’ pur vero che le Europee sono una sorta di sfogatoio, in cui non si vota per il governo bensì sull’Europa o meglio contro l’Europa. Il sentimento anti-europeo rafforza ancora di più l’M5S, mentre Berlusconi può parlare male fin che vuole della Merkel ma è pur sempre alleato con lei nel Ppe. Lo stesso Renzi può criticare la Merkel, ma poi deve farci i conti in quanto presidente del Consiglio. L’unico che può sparare a zero è quindi Grillo.
Il leader del M5S è un fenomeno esclusivamente italiano?
No. Grillo è il volto italiano di un fenomeno mondiale che è la rivolta contro le elite, le istituzioni e le forme tradizionali della rappresentanza. Impersona insomma la protesta contro le banche, il sindacato, i giornali e la politica. Non a caso il suo comizio finale in piazza del Popolo a Roma è stato tutto giocato sul “noi e loro”, dove loro sono la finanza, la stampa, l’Unione Europea, ma anche le grandi imprese. Dall’altra ci siamo noi, il popolo che è stato gabbato e cui Grillo promette di non fare pagare i debiti e dare 1000 euro come reddito di cittadinanza. E’ un’immagine consolatoria che piace soprattutto ai giovani, che hanno maturato in modo particolare questa sfiducia nei confronti di tutti, che a lungo andare diventa una sfiducia nei confronti di se stessi.
(Pietro Vernizzi)