I sondaggi usciti negli ultimi giorni sembrano destinati a non regalare eccessiva tranquillità al Partito Democratico e in particolare a Matteo Renzi, che proprio dal risultato che uscirà dalle urne il 25 maggio si augura un percorso meno accidentato per il suo esecutivo. La crescita del Movimento 5 Stelle e gli umori antieuropeisti che diventano sempre più visibili all’interno della società italiana, potrebbero infatti concorrere a un risultato molto meno favorevole di quello che sarebbe necessario al rottamatore per guardare con fiducia ai prossimi mesi, quando sarà necessario varare provvedimenti considerati strategici, come la riforma della legge elettorale o quella della pubblica amministrazione, oltre a quelli di carattere economico che sono ormai resi ineludibili dallo stato dei conti pubblici e dal persistere della crisi economica. Proprio per questo motivo, per il Partito Democratico diventa necessario rafforzare la sua presa su territori tradizionalmente non facili, come quello delle isole. Nonostante i recenti successi alle regionali in Sicilia e Sardegna, infatti, il maggior soggetto politico dl centrosinistra continua ad avere più di un problema in questa parte del nostro paese. Problemi che potrebbero essere acuiti dalle polemiche che hanno interessato negli ultimi mesi soprattutto la Sicilia, dove il partito di Renzi si è trovato a dover gestire situazioni molto complesse. La lista stilata dai vertici Pd per le europee, relativa alla circoscrizione insulare vede al primo posto Caterina Chinnici, figlia del giudice assassinato dalla mafia nel 1983. Entrata in magistratura nel 1979, ha ricoperto una serie di incarichi prestigiosi, occupandosi anche dei problemi giudiziari relativi ai minori. Nel 2009 è entrata a far parte della giunta regionale in qualità di assessore alla famiglia e alle autonomie locali, per poi assumere l’incarico alla funzione pubblica. Proprio la sua partecipazione alla giunta Lombardo è stata vista con fastidio da una parte del partito che si è quindi opposta alla sua candidatura.



Per la Sardegna è stato invece scelto Renato Soru, già presidente della regione tra il 2004 e il 2008. Imprenditore e fondatore di Tiscali, è entrato in politica nel 2003, dopo svariati contatti con i vertici del centrosinistra. Ha partecipato alle elezioni regionali sarde del 2004, contro Mauro Pili, sconfiggendo nettamente il suo avversario. Nei quattro anni in cui ha diretto la regione, ha caratterizzato la sua opera di governo difendendo le coste dalla speculazione edilizia, e istituendo la tassa sul lusso, un balzello riguardante le seconde case e le imbarcazioni private. Provvedimenti che hanno scatenato un rovente dibattito e anche più di un malumore all’interno della coalizione da lui guidata. Dimessosi a seguito della mancata approvazione della legge urbanistica da lui presentata, nel 2008, si è quindi ripresentato nelle elezioni del 2009, venendo sconfitto da Ugo Cappellacci con largo margine, pur ottenendo molti più voti delle liste a lui collegate. Dopo la sconfitta si è quindi defilato, pur rimanendo all’interno del Partito Democratico, per il quale ora concorre alle europee. Non va poi dimenticato Giovanni Fiandaca, uno dei maggiori giuristi del nostro paese. Professore ordinario all’Università di Palermo, nella facoltà di Giurisprudenza, è considerato uno dei maggiori esperti di diritto penale e del fenomeno legato alla criminalità organizzata. La sua attività di studioso si è intrecciata spesso alle collaborazioni con le istituzioni, tramite una serie di incarichi che lo hanno portato a stilare documenti e pareri molto preziosi per l’attività del Ministero di Grazia e Giustizia. Negli ultimi mesi è stato molto impegnato nella discussione relativa alla trattativa tra Stato e mafia, dando luogo anche ad un libro nel quale vengono ripercorse le tappe della stessa. In particolare ha sostenuto che la trattativa era legittima in quanto motivata dallo stato di necessità, far cessare ad ogni costo i pericoli per la vita dei cittadini. Non va infine dimenticato il nome di Antonio Zambuto, sindaco di Agrigento e new entry nella galassia renziana. Una figura abbastanza controversa, che deve molta della sua notorietà alla abilità di manovra dimostrata durante la sua attività amministrativa. Eletto sindaco per la prima volta nel 2007, con il centrosinistra, nell’anno successivo è poi passato al Popolo delle Libertà, terminando una situazione di stallo determinata dalla maggioranza di centrodestra. Passato all’UDC nel 2010, si è quindi ripresentato alle comunali del 2012, vincendo al secondo turno. Infine, nel 2013 ha lasciato anche il partito di Pierferdinando Casini per avvicinarsi all’area renziana del Partito Democratico.



 

Caterina Chinnici

Renato Soru

Giovanni Faindaca

Michela Giuffrica

Tiziana Arena

Giovanni Barbagallo

Marco Zambuto

Michela Stancheris

Tiziana Arena

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