‘è un testa a testa tra la “lista Tsipras” e il Nuovo centro destra per aggiudicarsi il quorum del quattro percento. Il partito di Angelino Alfano, nella seconda proiezione, è fermo al 3,9 percento, mentre la lista del greco Tsipras è al quattro percento, quindi avrebbe centrato il quorum necessario per entrare al Parlamento di Strasburgo. E’ forse, tra le tante, una delle sorprese maggiori di queste elezioni europee. Il partito di Alfano è il più importante partner di governo del Partito democratico nel nuovo governo di Matteo Renzi, ma il suo appoggio sta diventando quasi ininfluente e lo stesso futuro politico dei deputati e senatori che si sono staccati dalla vecchia Cdl e poi da Forza Italia sembra quasi compromesso da un risultato di questo tipo. Tanto per fornire un’idea, lo stacco tra la Lega Nord di Matteo Salvini, che partiva da posizioni molto precarie, nel giro di quaranta giorni, è di quasi tre punti a favore dei leghisti. Considerando il risultato negativo di Forza Italia, si può dire che quasi tutta l’area del vecchio centrodestra appare terremotata, in pieno sfaldamento.



Bisogna avere la solita giusta cautela nel commentare i primissimi risultati di queste elezioni europee, ma una tendenza irreversibile è stat tracciata da proiezioni ed exit pools di ogno cilire. Il derby tra Beppe Grillo e Matteo Renzi è stato stravinto dal premier. Un risultato che proietta il Pd a diventare il primo partito socialista europeo sfiorando quasi il 40% dei consensi. Staccando gli “storici” rivali di quasi 15-20 punti. Una vittoria ormai scontata che i vertici del Pd stanno atrtribuendo al loro leader Renzi. Sicuramente in parte è anche cosi, ma la verità vera è che questo successo è stato un voto figlio della paura, un voto contro Beppe Grillo. I risultati di queste elezioni europee hannop segnato la fine di Silvio Berlusconi. I suoi elettori hanno dato fiducia a matteo Renzi che fa il botto grazie al voto degli elettori moderati. La reincarnazione di berlusconi in Renzi ha avuto successo.



Sono disponibili le prime proiezioni riguardanti la composizione del nuovo Parlamento europeo. Secondo gli exit poll, il Partito popolare europeo avrebbe 211 seggi, mentre i socialisti (S&D) ne avrebbero 193. Al terzo posto verrebbero i socialdemocratici dell’Alde con 74 seggi. Il dato, se fosse confermato, sancirebbe una “sconfitta” del Paritito popolare europeo, che vedrebbe diminuire i propri seggi rispetto al 2009 quando erano 274. Ad avvantaggiarsi della perdita del Ppe non sarebbero tanto i socialisti, che anzi registrano una lieve flessione passando dai 196 seggi nel 2009 ai 193 seggi stimati in questa tornata elettorale; e nemmeno i liberaldemocratici dell’Alde, che scendono da 83 seggi nel 2009 a 74 seggi attuali. A incrementare i propri scranni nell’aula di Strasburgo sono infatti le forze di sinistra, segnatamente della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica (Gue/Ngl) che passa dai 35 seggi che aveva nel parlamento uscente ai 47 (stime) del futuro europarlamento. Gli elettori europei sembrerebbero dunque guardare a sinistra, ma non la sinistra socialista tradizionale, bensì una sinistra più “verde”, che denuncia il centralismo e la burocrazia dell’attuale conduzione europea. Un voto anti-Merkel, dunque? Per il momento, parrebbe di sì. 



La Francia vira a destra, ma in modo deciso, così come prevedevano i sondaggi delle ultime settimane. Al momento siamo solo agli exit poll, che confermano i sondaggi. Il partito di marine Le Pen, il Fron nationale. è diventato il primo partito di Francia cavalcando la “guerra all’euro”. Secondo le stime degli exit poll, Marine Le Pen si attesterebbe su una percentuale valutata intorno al 25 percento. E’ presto per trarre conclusioni, ma se venissero confermate le previsioni sia dei sondaggi che degli exit poll, si avrebbe un “quadro europeo” molto differente, dove l’euroscetticismo non si fermerebbe più solo in molte zone dell’Europa del Sud, ma sbarcherebbe addirittura a Parigi. L’affermazione di Marine Le Pen segnerebbe inevitabilmente una sconfitta bruciante per Francois Hollnade, ma la stessa Ump si vedrebbe ridimensionata di fronte a quello che si definiva un “ciclone” annunciato. Lo stesso asse franco-tedesco in Europa subirebbe uno colpo che ricadrebbe sulla costruzione europea.Difficile al momento valutare le conseguenze di questa affermazione sia sull’Europa inter, ma anche sulla Francia 

Le reti televisive fanno vedere lunghe file ai seggi di persone che vogliono andare a votare. La partecipazione alle europee da parte degli italiani appare meno tiepida rispetto a quella di altri Paesi. Il ragguaglio sull’affluenza comunicato dal Viminale poco dopo le 19 la fissa vicino al 43,66 percento. Praticamente, a quattro ore dal termine della consultazione ha votato quasi un italiano su due Si può notare che la partecipazione al voto è bassa in quasi tutti i Paesi dell’ Eurozona. In Francia, pur essendo migliorata rispetto alle precedenti consultazioni europee, si attesta di tre punti sopra il 40 percento. L’impressione è che in Italia, alla fine, i votanti possano arrivare a superare ampiamente la metà degli aventi diritto. Tuttavia occorre considerare che in queste elezioni europee, l’Italia ha guardato soprattutto al suo “cortile di casa”. In definitiva, sembra che le europee siano state affrontate soprattutto come un test elettorale italiano, per valutare la consistenza del nuovo primo ministro Matteo Renzi e la portata del gruppo anti-sistema rappresentato dal Movimento5Stelle di Beppe Grillo. Senza trascurare il risultato di Forza Italia e di Silvio Berlusconi, con il futuro politico del centrodestra. Proprio per questa ragione, perché il risultato europeo riflette soprattutto il momento che sta attraversando il Paese e i rapporti di forza tra i partiti, si attende una partecipazione più consistente alle urne. Evidentemente, la massa degli “astenuti”, il popolo che non va a votare sembra destinato, in tutti i casi, a diventare il primo partito tra gli italiani, ripetendo così un fenomeno che è cominciato da lungo tempo, ma che si è accentuato in questi ultimi due anni (Gdr) 

I primi exit poll forniscono indicazioni per un verso contraddittorie, ma anche, a loro modo, clamorose. I nazionalisti di estrema destra in Germania, la Npd tedesca, secondo la televisione pubblica ZDF, riuscirebbero con un seggio a entrare nel Parlamento europeo. Per ora non si conosce la stima esatta in percentuale, ma il fatto sarebbe abbastanza sorprendente. La destra sta andando forte anche in Grecia. “Alba Dorata” sarebbe valutata, secondo i primi exit poll, intorno all’8 o addirittura al 10 percento. In Grecia sta vincendo la lista Tsipras, che è davanti al centrodestra. Ma “Alba Dorata” si piazzarebbe appunto al terzo posto davanti ai “resri” del Pasok, il partito socialista che si fermerebbe tra il 7 e 9 percento. Indicazioni intressanti arrivano anche dall’Irlanda. Secondo un exit poll della televisione pubblica irlandese, dalle urne dovrebbe uscire un successo del Sinn Fein, che dovrebbe conquistare un seggio europeo a Dublino. In forte calo il partito laburista che si ferma, sempre secondo l’exit poll, al 6 percento (GdR) 

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