Il complotto, la congiura, chiamiamola come vogliamo, anche nella sua doppiezza e nella sua crudeltà, richiede non solo cinismo, ma anche grande competenza e professionalità. Insomma non si improvvisa un quattro e quattrotto in un sorta di bar sport, anche se l’ambiente è un’ambasciata di un grande Paese.



In questi giorni è apparso su Il Fatto quotidiano una chilometrica intervista di Marco Travaglio al “guru” del Movimento 5 Stelle, Gianroberto Casaleggio, e si è tornati a parlare della strana visita, contemporanea, all’ambasciata inglese di Roma, da parte sia di Beppe Grillo e di Casaleggio, con due altri esponenti del M5S, sia da parte di quello che dopo pochi giorni sarebbe diventato il presidente del Consiglio italiano, Enrico Letta.



Il giorno è uno di quelli tra i più problematici della crisi italiana, esattamente il 10 aprile 2013, quando non si riusciva a formare un governo e il Parlamento non riusciva nemmeno a mettersi d’accordo sul nuovo Presidente della Repubblica. Nella chilometrica intervista, Travaglio pone questa domanda: la storia di quei giorni è stata tutta scritta? Casaleggio risponde in modo problematico e allusivo: “Chissà… c’è quell’invito all’ambasciata inglese a Roma. Era il 10 aprile 2013, una settimana prima delle presidenziali. Eravamo Grillo, io e due nostri collaboratori. L’ambasciatore ci chiese di informare Enrico Letta, allora vicesegretario Pd, che aspettava in un’altra stanza. Rifiutammo. Allora ci fecero salire al piano di sopra da una scala di servizio per pranzare con alcuni addetti dell’ambasciata, mentre l’ambasciatore pranzava al piano di sotto con Letta. A un certo punto l’ambasciatore o il suo braccio destro ci domandò: voi che ne pensate della rielezione di Napolitano?”.



C’è da notare che in quel putiferio politico, la domanda se la ponevano anche tra Vimodrone e Pozzolo Predabissi, tra biliardi e bocciofile. Ma che cosa scatta invece nei ricordi e nella testa del “guru” pentastellato, oggi dipinto anche come un grande manager?

Continua Casaleggio: “Poi, quando due settimane dopo ci ritrovammo Napolitano rieletto e Letta presidente del Consiglio, ci dicemmo che forse qualche cosa non quadrava”. Il “guru” e manager (professione non più popolare come negli anni “eroici” della “finanza innanzitutto”) tira subito una conclusione: “E’ una prova della forte influenza che i governi stranieri hanno sulle scelte politiche italiane… E’ una delle tante facce della nostra perdita di sovranità”.

Ora, che la dietrologia sia uno degli sport più praticati, soprattutto in Italia, è un fatto abbastanza noto, ma che assurga addirittura a notizia-bomba la domanda di un ambasciatore o del suo braccio destro sulla possibile rielezione del vecchio Presidente della Repubblica è abbastanza sbalorditivo.

Può darsi che, cresciuti all’ombra del vecchio sillogismo aristotelico, siamo svantaggiati rispetto al guru-manager Casaleggio. Può anche darsi che lui sappia cose che non sono note. Allora se ha elementi in più, dovrebbe fornirli con tutta la chiarezza necessaria. Ma la rapidità del passaggio dalla domanda inglese alla perdita di sovranità, ci permetterà Casaleggio, appare un poco forzata.

Quali interessi può avere la Gran Bretagna sull’assetto politico italiano? Cameron si è trasformato nel vecchio Palmerston? Al momento, da un mese a questa parte, si nota un raffreddamento degli investitori della City verso l’Italia per una accentuata polemica verso l’euro. Ma è una questione tutta finanziaria, come precisa un attento osservatore di cose finanziarie e italiane come il giornalista dell’agenzia Reuter, Jewkes Stephen. Per il resto quale sarebbe l’interesse inglese a una limitazione della nostra sovranità o a una scelta particolare degli uomini politici italiani da sostenere? Tenendo anche conto che la Gran Bretagna non sembra affatto in linea con la politica monetaria (quella che veramente limita la nostra sovranità) dell’Eurozona.

Anche un attento osservatore della politica europea come Marco Varvello, della Rai, non riesce a trovare una risposta: “Sono a Londra da due mesi, non so rispondere a una domanda legata a quel 10 aprile 2013 e non so quali ripercussioni possa avare avuto. Penso che in tutti i casi ci sia una sorta di florilegio di complotti, in questi giorni, che servono soprattutto a far scrivere, scrivere, scrivere. Ma non mi pare di vedere molta sostanza”.

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