Perussuomalaiset significa “veri finlandesi”. È il nome del partito euroscettico che in Finlandia, secondo gli ultimi exit poll, è accreditato del 13,2% dei voti, ovvero +3,4 punti rispetto al 2009. Una campagna elettorale a base di xenofobia e antieuropeismo aveva fruttato alle politiche del 2011 ai Veri Finlandesi il 19% dei voti (contro il 4% del 2007). Il programma del partito raccoglie un’ampia protesta sociale contro il centralismo e la burocrazia europee, è contrario alle unioni omosessuali, alla fecondazione in vitro e all’immigrazione. Il successo dei Verdi Finlandesi si insinua nella battaglia elettorale in atto tra i conservatori del primo ministro Jyrki Katainen e il partito di centro all’opposizione, entrambi al 21%. Giù i socialdemocratici, attualmente al governo di coalizione, che scendono al 12,6%. Gli exit poll stanno disegnando l’esito del voto di queste elezioni europee anche in Portogallo. Sono primi i socialisti del Ps (30-34%), seguiti dai popolari della coalizione Ap con il 25-29%, la quale si colloca davanti alla sinistra radicale di Cdu (12-15%). I popolari perdono così lo “scettro” del primo partito che avevano alle europee del 2009, con il 31,7%, quando i socialisti erano il secondo partito con il 26%. In Portogallo una delle sorprese di queste elezioni europee sono gli ecologisti del Partito della Terra (fuori dai Verdi) a cui, stando agli exit poll, andrebbe il 7-8%.
Diminuisce il distacco tra il Front National di Marine Le Pen e la destra UMP. Secondo il recente aggiornamento degli exit poll in Francia, lo schieramento di estrema destra è al momento al 24,7%, mentre l’UMP al 20,70%, ben al di sotto di quanto previsto alla vigilia del voto. Disastro del partito socialista che in queste elezioni ha fatto registrare il suo peggior risultato di sempre, pari al 14,3%. Di fronte a questi dati, il presidente Francois Hollande ha convocato per le 8.30 di domani una riunione di crisi all’Eliseo con il premier Manuel Valls e alcuni ministri.
Alle ore 12 era di poco superiore al 16%, ma alle 19 è salito fino a quota 42%. Il dato relativo all’affluenza proveniente dal Viminale viene definito “molto buono” dai sondaggisti Nicola Piepoli (Istituto Piepoli) e Alessandro Amadori (Coesis Research), i quali credono che “alla fine voterà oltre il 60%” degli avente diritto. Piepoli in particolare ha spiegato all’Ansa che il dato registrato alle 19 “è più alto di quello che ci si aspettava” e che “si esce da una situazione patologica e cioè sparisce il voto al Pd come contrasto al Movimento 5 Stelle”. Secondo Piepoli, quindi, “non ci saranno né sorprese né sorpassi”. In generale, il sondaggista dice ancora all’Ansa che “quello dell’Italia è un voto maturo, un voto europeo”, quindi “siamo rientrati in Europa dalla parte giusta, da leader”. Inoltre “il timore che aleggiava di un un voto irrazionale viene archiviato definitivamente”.
Sta ancora facendo parlare il netto successo elettorale in Francia del Front National, il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen che secondo i recenti exit poll sarebbe il primo schieramento del Paese con il 25% delle preferenze totali. Nel giorno della vittoria, proprio Le Pen, rispondendo a una domanda dell’Ansa, ha voluto inviare un messaggio a tutte le altre forze euroscettiche, come il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo: “Unitevi a noi”.
Il Front National di Marine Le Pen è il primo partito francese. Secondo i recenti exit polls effettuati dall’istituto di sondaggi CSA, lo schieramento di estrema destra sarebbe al momento in testa con il 25% delle preferenze totali, seguito dall’UMP al 20,3% e dai socialisti al 14,7%. Con una vittoria del genere, Le Pen potrebbe ottenere tra i 23 e i 25 seggi (nel 2009 ne conquistò solamente 3), mentre tra i 18 e i 21 seggi andrebbero all’UMP e 13 al Partito socialista. Novità anche dalla Danimarca, dove si registra il successo degli euroscettici: secondo gli exit poll, il primo partito è l’estrema destra del Danish People Party con il 23,1%, seguito dai socialisti con il 20,5% e dai liberali con il 17,2%.
Un seggio al Partito nazionaldemocratico tedesco? Un incubo che per la Germania potrebbe diventare realtà in queste elezioni europee. A confermare l’ipotesi è la televisione Ard, che accredita l’Npd (Nationaldemokratische Partei Deutschlands) di un seggio nell’assise di Strasburgo. Se infatti – come sembra – l’Npd avesse ottenuto lo 0,8% dei voti, entrerebbe nell’europarlamento. L’ulteriore paradosso sarebbe che a “promuoverlo” risulterebbe essere la Corte costituzionale di Karlsruhe, che aveva bocciato la soglia di sbarramento del 3% prevista per le elezioni europee perché in contrasto con il principio di uguaglianza. Npd, fondato nel 1964, è l’erede della disciolta Deutsche Reichspartei, ispirata al nazionalsocialismo. Il programma di Npd è anch’esso a base di protezionismo economico, razzismo e nazionalismo.
Dopo i primi dati delle ore 12, stanno arrivando in questi minuti le nuove rilevazioni riguardanti l’affluenza alle ore 19. Secondo quanto diffuso dal ministero dell’Interno, in Italia si è recato alle urne il 43,44% degli aventi diritto, ma tale percentuale riguarda dati provenienti da appena 847 comuni su 8.057 totali. Bisogna dunque aspettare ancora un po’ prima di scoprire il dato definitivo dell’affluenza delle ore 19. La terza e ultima rilevazione sarà alle ore 23, quando chiuderanno i seggi.
Calano le astensioni in Francia, seppur di poco. Nel 2009 infatti alle precedenti elezioni europee l’astensionismo aveva raggiunto il 59,37%. Adesso, secondo i primi dati provenienti dalle urne, si tocca il 57%. Lo comunica la rete televisiva BfmTv che ha elaborato una stima sui dati fino ad adesso a disposizione a cura dell’istituto di sondaggi Csa.
Tensioni pre-elettorali a Vicopisano, piccolo comune della provincia di Pisa, dove il sindaco uscente Juri Taglioli è stato sorpreso venerdì notte a distribuire volantini a mezzanotte ormai passata, quando era dunque già scattato il silenzio elettorale. A riferirlo è Giovanni Niccolai, candidato sindaco con la lista “Vicopisano ora cambia verso”, che la sera del 23 maggio è stato avvertito della presenza di due persone “incappucciate” che stavano mettendo volantini nelle cassette della posta. Si trattava proprio del sindaco uscente in compagnia di una donna che, secondo quanto raccontato, avrebbe anche tentato di nascondere il volto con i volantini: “Mi chiedo come sia possibile che un sindaco che usa nei suoi slogan parole come trasparenza e legalità possa comportarsi così. Lo trovo vergognoso”, ha detto Niccolai. Taglioli si è invece difeso, accusando anche il suo sfidante di aggressione: “Lui e suo fratello mi hanno aggredito. Non stavamo facendo niente di illecito. Ci siamo attenuti alle regole. Non erano volantini anonimi nè offensivi, semplicemente raccontavano questa campagna elettorale vista dal punto di vista del Pd”. Inoltre, ha aggiunto, “la legge consente di distribuire volantini elettorali anche oltre la mezzanotte del venerdì purchè a distanza di 200 metri dai seggi elettorali. È stato un bruttissimo episodio”.
La Merkel ancora vincitrice, stando ai primi exit poll relativi alle elezioni tedesche, La Cdu avrebbe infatti ottenuto il 36% dei voti contro il 27,5% dell’Spd, i socialdemocratici di Martin Schulze. Anche qui è andato comunque molto forte il partito degli euroscettici, Alternaive Fuer Deutschland, che ha portato a casa il 6,5% nella sua prima competizione elettorale superando così lo sbarramento del 5%. Il leader Luecke ha commentato con entusiasmo il risultato raggiunto dicendo che non è vero che il suo partito sia di estrema destra, ma di essere pronto ad allearsi con chi in Europa è critico in modo costruttivo sull’Unione europea. Continuando l’esame dei voti i Verdi hanno ottenuto il 10,5%, la Sinistra il 7,5%, i Liberali il 3.
Crescono Sinn Fein, indipendentisti e verdi, calano i laburisti. Sono queste le prime parziali indicazioni che vengono dal voto irlandese. Nel dettaglio il Sinn Fein, lo storico partito nazionalista irlandese, guadagna un 7% rispetto alle ultime elezioni politiche arrivando così al 17% dei voti. Al primo posto sono gli indipendenti con il 27%, al secondo il Fine Gael formazione di centrodestra con il 22% mentre i laburisti sono solo al 6% con un forte calo di consensi. Bene i verdi che raggiungono anche loro il 6%. Fine Gael e laburisti sono gli attuali partiti al governo, il che significa una parziale sconfitta dell’esecutivo in carica.
Nuovi dati provengono dalla Francia, dove l’affluenza è in continuo aumento. Secondo le cifre diffuse recentemente dal ministero dell’Interno, alle ore 17 si è recato alle urne il 35,07% degli aventi diritto, quasi due punti percentuali in più rispetto alle elezioni europee del 2009 quando a votare fu il 33,18%. Stessa situazione in Germania, dove fino alle 14 ha votato il 25,6 per cento degli aventi diritto (nel 2009 aveva votato il 20,2%).
Il partito Disy (Adunata Democratica, centro-destra al potere) risulta al primo posto negli exit poll per le elezioni europee 2014 nella piccola Cipro, dove da poco si sono chiusi i seggi. Secondo quanto riferito dalla Tv statale Rik-1, il Disy avrebbe ottenuto fra il 36.5% e il 39.5% delle preferenze., mentre sempre secondo gli exit poll per queste elezioni europee, al secondo posto ci sarebbe il partito comunista Akel con una percentuale che si attesta tra il 25.5% e il 28.5%, terzo il Diko (Partito Democratico, destra) con il 10-11.5%, quarta ed ultima la lista Edek (socialdemocratico) e Verdi Ecologisti con il 7.5-9.5%
In Austria dove i seggi hanno chiuso alle ore 17 vengono rese note le prime proiezioni relativamente al voto: conferma dei popolari che si aggiudicherebbero il 27,8% dei voti, con una perdita di circa il 2% rispetto alle precedenti elezioni. Stabili anche i socialdemocratici al 23,7%. Invece ottimo il risultato degli euroscettici di destra del Fpoe che diventano il terzo partito con il 19,9% che significa un 7,2% in più. Anche in Austri dunque crescita degli euro scettici.
Affluenza in aumento in tutta Europa, soprattutto in Francia e Germania: nel primo Paese si è recato alle urne il 15,70% (dato delle ore 12), in rialzo rispetto al 14,81% registrato durante le elezioni di cinque anni fa, mentre nel secondo gli elettori che hanno votato fino alle 14 sono stati il 25,6% degli aventi diritto (nel 2009 furono il 20,2%). Invariata l’affluenza alle urne in Spagna, 23,83% alle 14 di oggi contro il 24,1% del 2009, mentre risulta in rialzo anche in Portogallo, dove ha votato il 12,14% contro l’11,84% di 5 anni fa.
Stando ai dati sull’affluenza alle ore 12, dati che a livello nazionale si fermano al 16,66%, la regione dove si è registrato il maggior numero di votanti è l’Emilia Romagna, con il 23,56% degli aventi diritto al voto. Ultima invece è la Sicilia dove solo il 9,34% dei votanti si è recata alle urne. La media nazionale vede in testa come affluenza le regioni del nord; la percentuale si abbassa sempre di più man mano che si procede verso il su, con le isole maglia nera di questa classifica. Tornando all’Emilia, è Ferrara e provincia dove si è votato di più con il 24,99% degli elettori mentre la percentuale più bassa di votanti si è registrata a Ragusa con l’8,11%
“Nel suo complesso, contando anche Alfano, l’area del governo andrà sopra il 40 per cento. A quel punto nessuno può dirci nulla”. Lo ha detto Matteo Renzi, convinto di poter ottenere più consensi del Movimento 5 Stelle e di poter consolidare definitivamente la sua leadership nel caso in cui dovesse lasciare indietro Grillo. “Queste sono elezioni europee, in teoria quelle più propizie per Grillo: se stavolta portiamo a casa la pelle ci si apre davanti un’autostrada”, sono le parole del premier riportate da La Repubblica. Le considerazioni di Renzi non convincono però del tutto Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera: l’area di governo oltre il 40%? “In altri tempi si sarebbe detta una minoranza”, scrive su Twitter.
Morte ai politici: è quello che si è messo a gridare un giovane ventenne armato di due mazze da baseball. E’ successo a Torvajanica e ne hanno fatto le spese alcuni passanti che gli sono capitati a tiro, beccandosi qualche mazzata tanto che uno di loro, colpito alla testa, è stato ricoverato in ospedale di urgenza. Non è in pericolo di vita. In tutto sei le vittime del folle gesto, sembra che la persona fosse in stato di coscienza alterata per l’uso di stupefacenti. E’ stato arrestato dai carabinieri, nella sua abitazione è stata trovata marijuana e un testo che attacca i politici.
Sono finalmente giunti i dati definitivi sull’affluenza alle urne, dati che dovevano essere resi noti dal Viminale alle ore 12. Con un paio di ore di ritardo si ha adesso il dato definitivo dell’affluenza in questa prima metà della giornata elettorale, che si concluderà alle ore 23. Ha votato il 16,68% degli aventi diritto. Un dato che conferma la tendenza elettorale di cinque anni fa anche se lievemente al ribasso. Allora aveva votato il 17,8% degli aventi diritti, ma si trattava della rilevazione delle ore 22 perché nel 2009 si votava su due giornate, quindi il raffronto non è molto indicativo. Si tratta di un dato abbastanza positivo che conferma un astensionismo non da poco ma comunque nella norma a meno di clamorose smentite alla chiusura dei seggi.
Le cinque considerazioni di Claudio Cerasa, giornalista del Il Foglio, sulla giornata elettorale di oggi. Come prima cosa Cerasa si chiede se oggi invece di Renzi presidente del consiglio ci fosse stato ancora Enrico Letta sarebbe stato meglio o peggio per il Pd? Domanda cattiva, in quanto appare chiaro che il Pd stia vivendo una ondata positiva proprio grazie a Matteo Renzi. La seconda considerazione invece riguarda il partito di Berlusconi: Forza Italia arriverà dietro Pd e grillini, ma se si avvicinerà al risultato del 2013 e cioè il 21,5% sarebbe un successo incredibile. Vero, in quanto tutti i sondaggi davano FI al massimo al 18%. Terza considerazione: le elezioni europee sono un referendum per Grillo, ma Renzi vincerà solo se distanzierà Grillo e si avvicinerà al Veltroni del 2008, e cioè il 33% dei voti. La quarta considerazione: sommando tutti i partiti e i partitini del centrodestra, dice Cerasa, devono riuscire a superare il Pd. Ci riusciranno? Infine lo scontro interno a Forza Italia: chi prenderà più preferenze tra Fitto e Totti sarà la nuova guida operativa del partito.
Dopo il recente appello della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), contenuto nel messaggio inviato a conclusione dell’Assemblea generale di primavera, anche il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, ha rinnovato l’invito a recarsi oggi alle urne per votare in queste elezioni europee 2014. Molti elettori potranno infatti “fare fatica a dirigersi al seggio”, ma “invece partecipare e immischiarci è proprio quello che dobbiamo saper fare”. Il nostro voto, infatti, “non serve solo a confermare fiducia e mandato a coloro che con determinazione e chiarezza, ai diversi livelli, dai consigli comunali sino al Parlamento europeo, propongono e fanno le cose giuste, ma anche per stimolare chi esita, per scuotere chi dorme, per frenare gli incompetenti, per incalzare e correggere chi insiste a prendere cantonate, per bocciare chi si dimostra disonesto e in malafede”. E’ per questo motivo che disertare le urne non sarebbe un peccato capitale, ma “è uno spreco, un brutto spreco. Anche di dignità. La dico grossa – scrive ancora Tarquinio -: un simile atteggiamento finisce, oltre le intenzioni, per esser parte di quella (non) cultura ‘dello scarto’ e ‘dell’indifferenza’ che ci fa sentire sazi anche delle nostre insoddisfazioni, ci induce a considerare superflui i doveri di cittadinanza e ci sconsiglia di ‘immischiarci’ nelle cose di un mondo che va in modo letteralmente mortificante per il verso sbagliato”.
Iniziano ad arrivare, anche se a rilento, i primi dati relativi all’affluenza alle urne per queste elezioni europee 2014. Secondo quanto riportato sul sito del Ministero dell’Interno, l’affluenza delle ore 12 a livello nazionale è attualmente al 16,58% ma riguarda dati provenienti da appena 1.291 comuni su 8.057 totali. Ci vorrà quindi ancora un po’ di pazienza prima di scoprire il dato definitivo dell’affluenza delle ore 12. La seconda rilevazione è prevista alle ore 19, mentre la terza e ultima è quella delle ore 23.
Mtv, televisione dedicata ai giovani per eccellenza non solo per l’ampio contenuto musicale che la caratterizza da sempre ma anche per i programmi di approfondimento, si schiera apertamente per l’invito al voto. Come si sa i giovani sono sempre quelli che maggiormente disertano le urne per la scarsa affezione al mondo della politica. Mtv invece lancia l’hashtag #iovoto con una serie di slogan in continuo aggiornamento per invitare i giovani a non disertare le urne. Ad esempio: “Ricordati di andare a votare, perché se non ti occupi di politica, la politica non si occuperà di te”, oppure “Io voto perché voglio essere l’artefice del mio futuro e voglio un futuro che sia all’altezza delle mie aspettative”. Inoltre sul sito è stata aperta una pagina con tutte le indicazioni su come votare e i programmi die partiti per scegliere chi votare.
I primi dati sulle affluenze ai seggi saranno resi noti verso mezzogiorno. Lo fa sapere il Viminale chiarendo che non ci sarà un confronto con i dati della tornata elettorale precedente quella del 2009 in quanto allora i seggi rimasero aperti per due giorni. Il dato relativo alla affluenza complessivo fu comunque del 66,5%. Stessa cosa per le elezioni amministrative e comunali che si svolgono in alcune regioni: anche allora si votò in due giornate.
Per il Pd quella di oggi è una doppia sfida: vincere le elezioni europee infatti significa anche far vincere il governo Renzi, le sue promesse, le sue riforme. Per la prima volta il Pd non deve vedersela con l’avversario di sempre, quel Berlusconi e il suo partito ormai sul viale del tramonto dichiarato, ma con l’agguerritissimo Grillo. Renzi deve insomma portare il Pd a staccarsi di almeno cinque punti percentuali da un M5S che secondo certi sondaggi viaggia a testa a tesa con il Pd: il 30%, che sarebbe un ottimo risultato, non basterebbe a Renzi per dichiararsi vincitore. E metterebbe anche in crisi il governo.
Per Grillo la vittoria significa superare quel clamoroso 25% ottenuto alle elezioni nazionali del 2013. Il che significa automaticamente essere testa a testa o addirittura superare il Pd. Ottenere meno del 25% sarebbe per lui una sconfitta, superarlo una grande vittoria.
Berlusconi per quasi tutta la campagna elettorale ha detto che per Forza Italia arrivare a al 20% sarebbe un miracolo, ma gli ultimi sondaggi lo danno anche sotto, circa al 18%. Per Berlusconi dunque la vittoria significa essere riuscito a bloccare l’emorragia di voti, riuscire a mantenere il suo partito sulla soglia del 20% sperando poi di avviare, come ha fatto capire lui stesso, il recupero degli ex del Ncd.
E per il Ncd di Alfano è ovvio che l’unica vittoria al momento è quella di entrare al Parlamento europeo, superando cioè la soglia del 4% previsto. Molti sondaggi hanno dato il suo partito intorno al 5%, ma non è così automatico che si realizzi davvero, molti dei suoi sostenitori potrebbero oggi decidere di tornare a votare per il vecchio leader Silvio Berlusconi.
Anche per la Lega l’obbiettivo è superare la soglia di sbarramento del 4%, dovrebbe farcela perché il suo partito ha da tempo toccato i minimi storici e l’ingresso al parlamento europeo sarebbe la prova che la crisi inaugurata dagli scandali di Bossi e amici è stata superata. Stessa cosa per i partiti rimanenti, da Fratelli d’Italia e Sel agli ex montani, tutti alle prese con il superamento della soglia di sbarramento, cosa che per questi ultimi partiti sembra il vero discrimine tra vittoria e battaglia di testimonianza.
Siamo arrivati al giorno tanto atteso per le elezioni europee 2014. Il risultato che uscirà dalle urne italiane questa sera (oggi alle 23.00 si chiuderanno le operazioni di voto ) sarà forse decisivo per gli assetti politici del Belpaese, ancor più che non per quelli del Vecchio Continente. IlSussidiario.net seguirà in diretta i risultati di queste elezioni europee 2014, riportando dati in tempo reale, commenti, notizie, proiezioni, exit polls fino alla proclamazione degli eletti
Questa tornata di elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo è un test quanto mai determinante per Matteo Renzi, Beppe Grillo e Silvio Berlusconi. Il premier si trova per la prima volta all’esame del voto popolare e un’eventuale vittoria risicata sul movimento 5 stelle di Beppe Grillo potrebbe scatenare conseguenze negative a valanga per il suo esecutivo e per la sua stessa leadership nel Partito Democratico. Viceversa, i pentastellati, sull’onda del Vinciamo Noi Tour, credono nel colpaccio-sorpasso, che cambierebbe tutto, ma a loro modo hanno già vinto e l’astensione (che si preannuncia altissima) potrebbe amplificare ulteriormente il loro successo che sembra davvero annunciato. Sullo sfondo Forza Italia (e Berlusconi) ormai relegata a terzo partito italiano ben lontano dai fasti del passato e dalla dimensione elettorale dei dem e dei grillini. E che dovrà piuttosto guardarsi da un risultato troppo pesante, pena la perdita di peso politico di una pur folta compagine parlamentare
Ma facciamo un passo indietro e andiamo a vedere come andarono le cose 5 anni fa, seppur lo scenario odierno è completamente diverso. L’allora Popolo delle Libertà stravinse con il 35.26%, precedendo di oltre 9 punti percentuali il Pd, fermo al 26.13%. Terza la Lega Nord, che fece il botto: 10.02%. altro grande risultato fu quello raccolto dall’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, che convinse l’8% degli italiani. Molto solido anche l’Unione di Centro di Casini, che si attestò sul 6.51%. Male, invece, le liste di sinistra come Prc-Pdci e Sinistra e Libertà che presero, rispettivamente, il 3.38% e il 3.12% che non permise loro l’ingresso al Parlamento Europeo. Stessa sorte per i radicali Bonino-Pannella (2.42%), L’Autonomia (2.22%), Fiamma-Tricolore-Destra Sociale (0.79%), Svp (0.46%) e Ld-Maie (0.23%)
I 28 paesi dell’Unione Europea sono chiamati da giovedì 22 maggio a domenica 23 a rieleggere il Parlamento Europeo. Eletto nel 2009 era composto da 754 membri, a cui sono stati poi aggiunti 12 deputati in rappresentanza della Croazia, visto che il Paese adriatico fece il suo ingresso nell’Ue il 1° luglio del 2013. Il totale dei deputati è dunque 766, numero raggiunto con una ridistribuzione dei seggi tra gli Stati, ma in occasione di questa tornata gli scranni saranno ridotti a 751. Questa, dunque, la composizione dell’Europarlamento uscente: 274 deputati del Partito Popolare Europeo (EPP), 195 parlamentari del Partito Socialista Europeo (S&D), 84 seggi del gruppo liberare Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE), 58 seggi del gruppo dei Verdi-Alleanza Libera Europa, 57 deputati del gruppo Conservatori e riformisti europei (ECR), 35 rappresentanti del gruppo GUE-NGL della Sinistra Unitaria Europea, 31 membri del gruppo parlamentare euroscettico Europa della libertà e della democrazia (EFD) e 32 indipendenti-non iscritti