Silvio Berlusconi e Matteo Renzi a braccetto, anche fuori dalle stanze del Nazareno, come alleati di governo? Impossibile. Così Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, commenta l’uscita di ieri mattina del leader di Forza Italia, che ha lasciato aperta la porta a una futura, possibile entrata nell’esecutivo Renzi, rimpinguando le fila della maggioranza: “Berlusconi naviga a vista: sta conducendo una lotta per la sopravvivenza politica del movimento che rappresenta”, ma vederlo insieme al Pd in Parlamento è fantapolitica: “È una costruzione che non regge perché in primis non reggerebbe il Pd”. E su Renzi dice…



Partiamo dall’ennesima giravolta di Silvio Berlusconi, che a Radio Anch’io non ha escluso la possibilità che FI entri nella maggioranza. Semplice boutade o c’è un fondo di verità, dettato forse dalla paura in vista del voto del 25 maggio?

Berlusconi naviga a vista: sta conducendo una lotta per la sopravvivenza politica del movimento che rappresenta. Quindi, un giorno insegue il voto estremista – che si può indirizzare verso i 5 Stelle – e l’altro, invece, quello moderato, ipotizzando l’ingresso nella maggioranza di governo. C’è un po’ tutta la furbizia e la tattica che Berlusconi ha sempre avuto: per lui la cosa importante è richiamare la sua gente al voto affermando che esiste ancora ed è attivo.



È una mossa che paga secondo lei?

Questo non lo saprei valutare. È sempre difficile dirlo trattandosi di Silvio Berlusconi, che ha risorse inesplorate e incredibili: io, elettoralmente parlando, non lo darei mai per morto. Da qui al 25 maggio, comunque, la strada è ancora lunga: la gente decide nell’ultima settimana. E lui può sempre tirare fuori qualche coniglio dal cilindro, anche se allo stato attuale delle cose mi pare arduo che possa conquistare il secondo posto dietro il Partito democratico.

Ma questa ipotesi di FI in maggioranza insieme al Pd è uno scenario davvero possibile? A Renzi converrebbe?



No e no. È una costruzione che non regge perché in primis non reggerebbe il Pd. È impossibile.

Non pensa che quest’uscita del leader azzurro nasconda il desiderio di mandare per le lunghe le riforme, posticipando così il voto politico nazionale?

No, non credo. Penso che abbia semplicemente lo scopo di allargare l’appeal del proprio messaggio europeo, dimostrando senso di responsabilità, invece di fare soltanto lo sfasciacarrozze.

Torniamo al premier. Lei sul Corriere ha mosso una critica all’“incriticabile” Renzi, che in virtù del nuovo che rappresenta, si chiude a riccio rispedendo al mittente, etichettandole come frutto di quell’obsoleto da eliminare, gli appunti che gli vengono mossi. Qual è il fine di questo suo modo di fare?

Io penso che punti a un respiro elettorale corto. Molto spesso Renzi dà l’idea di non lavorare realmente per creare una coalizione tale da fare le cose che propone, bensì di convincere l’elettorato che lui le vuole fare, a differenza di altri che lo vogliono fermare. In questo momento, secondo me, il suo obbiettivo è quello di superare il grande scoglio del voto del 25 maggio, perché non trattandosi di un governo eletto, ha bisogno di un rapporto vivo e positivo con l’opinione pubblica. Sta sparando tutte le cartucce, in cerca di un’investitura. E questo suo atteggiamento polemico – rozzo e anche un po’ pericoloso – serve a creare una classica contrapposizione “noi contro di loro” per creare, appunto, questo rapporto diretto con i cittadini. 

 

Ci spieghi.

Il “noi” della gente comune, che vuole cambiare il Paese e che guadagna poco (a differenza dei milionari) contro il “loro” delle burocrazie, dei poteri forti, dei ricchi, dei professoroni. Questa sua polemica, poi, è anche frutto di una degradazione culturale che ormai l’Italia vive da tempo. È uno stile, infatti, già usato da Berlusconi e ripreso da Grillo. La creazione di questo dualismo è un’arma che usa per ottenere un risultato elettorale soddisfacente.

 

Parlava di cartucce. Renzi rischia di trovarsi il caricatore vuoto?

Dipende se la spinta propulsiva di cui gode si esaurirà o meno. Oggi le spara sull’onda di un atteggiamento favorevole dell’opinione pubblica, che lo aspetta – con curiosità e voglia di vederlo all’opera – alla prova dei fatti. Finché questa bolla dura lui si trova nella condizione di poter alzare sempre più il tiro, attaccando contemporaneamente i corpi medi come i sindacati, i burocrati e così via. Ma se per caso questa bolla si sgonfiasse, con la gente che inizia a credergli di meno, ecco che si ritroverebbe nel vuoto, con tanti nemici attorno.

 

Quali sono le conseguenze di un costume politico di questo tipo?

Dal punto di vista dell’opera di governo, può portare o a una fase nuova in cui finalmente c’è una maggioranza politica stabile che vince le elezioni e si attiene al suo programma…

 

Oppure?

Oppure, può portare a un insuccesso, facendoci ripiombare nel grande vuoto della politica italiana. Perché, rendiamocene conto, dopo Renzi c’è Grillo: è questa la realtà dei fatti attuale. Purtroppo siamo finiti in un pluralismo di stampo non europeo. Se il centrodestra sparisce come soggetto chissà cosa può succedere.

Intende dal punto di vista della qualità della democrazia?

Siamo in un sistema già di per sé penalizzante dal punto di vista democratico. Se si zittisce chiunque contesti sulla base dell’assunto che lo fa solamente perché ha qualche interesse personale ignobile da difendere, allora non c’è più dibattito pubblico. In questo quadro l’unico titolato a parlare è il rappresentante (auto-investitosi) della volontà generale: ma non è questa buona politica e non è questo il modo in cui funzionano le socialità aperte e liberali.

 

(Fabio Franchini)