“L’Europa è una scelta, direi quasi una vocazione, per l’Italia. Oggi si festeggia il celebre discorso di Robert Schumann che è un po’ la sintesi delle aspirazioni che spingevano all’unificazione un continente da poco uscito dalla più tragica delle guerre”. Le parole – riportate dall’Agenzia Dire (www.dire.it) – sono di Goffredo Bettini, candidato nelle fila del Partito Democratico alle elezioni europee che si terranno domenica 25 maggio in occasione della Festa dell’Europa celebrata venerdì 9 maggio. L’esponente dem ha proseguito: “Oggi l’Europa è davanti a grandi scelte: per la prima volta votiamo anche per decidere chi guiderà la Commissione nel prossimo quinquennio. Si misurano scelte diverse, a sinistra il Pse che pensa a una Europa della crescita e della solidarietà, dall’altra il Ppe che insiste sul motto rigore, rigore, rigore. È qui il cuore della scelta che si compie. Io non credo che si possano vere dubbi. Bettini ha dunque indicato la ricetta da seguire: “Un’Europa più democratica e aperta, al servizio dei cittadini, meno dominata dai rapporti tra governi, diversa da quella che c’è attualmente, un’Europa non solo di rigore ma anche di crescita e solidarietà. Infine, ecco la frecciatine a Beppe Grillo: “Grillo interviene nella fragile solitudine degli uomini, costruendo con gli elettori un rapporto basato sull’empatia: è questa la sua unica forza. Penso che dove non arrivi la politica la gente si senta molto sola. E allora è proprio lì, in quella solitudine, che Grillo opera presentandosi come ‘l’amico fraudolento’, cercando di lavorare sulla fragilità e la solitudine delle persone e di raccogliere in questo senso la loro fiducia”.
Grillo? Cresce più nelle redazioni che nel Paese. Così Massimo D’Alema smorza (per utilizzare un eufemismo) la rimonta del Movimento 5 stelle ai danni del Partito Democratico. L’ex presidente del consiglio, a margine di un suo intervento a Torino in occasione del tradizionale Salone del libro, non crede al boom dei pentastellati alle elezioni europee di domenica 25 maggio. Ecco le sue parole (riportate dall’agenzia Asca): “Mi pare che sia in grande crescita più nelle redazioni dei giornali che nella realtà”, per poi aggiungere: “Certamente il fatto che raccolga significativamente il voto dei giovani è un fatto preoccupante. Ma non è una novità: il declino di Berlusconi mette in campo una sorta di erede di Berlusconi. Purtroppo Berlusconi aveva anche lui la maggioranza del voto dei giovani”. Infine, D’Alema ha parlato della particolarità italiana, questa volta positiva, visto che “il nostro è uno dei pochi Paesi europei dove c’è un grande partito di governo che viene dato in forte crescita”.
Il Tribunale di Venezia ha rinviato alla Corte Costituzionale la legge elettorale per le elezioni europee. I giudici, accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato Felice Besostri, dovranno pronunciarsi in particolare sulla legittimità della soglia di sbarramento fissata al 4% che, secondo i ricorrenti, sarebbe in contrasto con l’articolo 48 della Carta fondamentale (clicca qui per leggere la notizia). Ma non solo: come ha spiegato lo stesso Besostri, oltre alla soglia di sbarramento è in discussione anche la disparità di trattamento delle minoranze linguistiche, la deroga alla raccolta di firme di presentazione delle liste e il mancato riequilibrio di genere. Altri ricorsi sono stati presentati a Roma, Milano, Napoli, Trieste e Cagliari. “La decisione assunta oggi dal Tribunale di Venezia è un prima parziale vittoria dei ricorsi promossi”, ha commentato Besostri (clicca qui per vedere chi è), che aveva già impugnato il Porcellum poi bocciato dalla Corte costituzionale.
Martin Schultz e Jean Claude Juncker uniti contro i populismi. I due candidati (il primo per i socialisti, il secondo per i popolari) alla presidenza della Commissione Europea (posto da conquistare col voto fissato dal 22 al 25 maggio, a seconda dei Paesi) hanno in comune un profondo europeismo, ma dissentono sul tema del rigore, anche se entrambi consigliano ricette a base di flessibilità. Nel corso di una lunga intervista per l’inserto Europa – prodotto curato da Le Monde, Süddeutsche Zeitung, The Guardian, El Pais e La Stampa – Schulz e Juncker palrano degli errori commessi dalla tessa Ue nella gestione della congiuntura economica, invocando entrambi un cambio di rotta: “La crisi si è amplificata perché il Consiglio ha agito prima sui bilanci per riconquistare la fiducia degli investitori e poi della crescita”, dice il tedesco, mentre il lussemburghese sostiene che la colpa è “del fatto che abbiamo parlato molto della crisi, senza prendere sempre le buone iniziative” e punta il dito contro quei Paesi “che non si sono davvero impegnati nel consolidamento”, in riferimento soprattutto a Francia e Spagna. Ciò che gli unisce saldamente è la lotta al populismo: “Chi vota per i populisti, o per la destra, vota per delle parole vuote”, chiosa Juncker.
L’Europa dice no all’euroscetticismo. L’ondata di diffidenza (per utilizzare un eufemismo) contro l’Euro sta divampando in tutti e 28 Paesi dell’Unione, chiamati a esprimere a fine mese circa il rinnovo del Parlamento europeo. Nel nome di ‘The State of the Union’ il nocciolo duro dell’Europa sarà presente a Firenze, a Palazzo Vecchio, per un’ora e mezza di dibattito in diretta Tv. Timbreranno il cartellino il presidente uscente della Commissione Josè Manuel Barroso e i candidati alla sua successione: Jean-Claude Juncker (Ppe), Martin Schulz (Pse), Guy Verhofstadt (Alde), Josè Bovè, oltre a George Soros, al Commissario al Commercio Karel De Gucht, a centinaia di relatori ed esperti. Per l’Italia immancabili Giorgio Napolitano, Matteo Renzi e il ministro degli Esteri Federica Mogherini. Queste, invece, le parole (all’Ansa) di Pasquale Ferrara, segretario generale dell’Istituto Universitario Europea: “Vogliamo fare insieme ai protagonisti lo Stato dell’unione, il che non significa necessariamente essere euroentusiasti nè euro demolitori”. Ferrara ha poi aggiunto: “L’idea è di creare un contesto in cui si possa dibattere dell’Europa che funziona e dell’Europa che non funziona per cambiare. Credo che sia un momento di democrazia per i cittadini assistere in diretta a un dibattito tra i candidati alla presidenza della Commissione”. Si tratta, insomma, (sempre per bocca di Ferrara) di una novità “che non c’era nelle precedenti tornate elettorali del Parlamento europeo e crediamo che sia una buona opportunità anche per gli italiani di farsi un’idea dei programmi alternativi dei candidati”.