Senatore Mauro, che significato politico si può dare a questa sua sostituzione, a freddo, improvvisa, senza alcun reale preannuncio, in Commissione Affari costituzionali? “Seguire una logica politica in una vicenda come questa, che non chiamerei sostituzione, è veramente difficile. Questo governo non ha una logica politica. Questo governo appare come una ‘corte’, che fa una serie di annunci, che si regge su questi annunci e sulle promesse. E tuti devono stare in riga”.

La notizia è arrivata ieri nel primo pomeriggio, l’Ansa l’ha battuta alle 14.33. Il gruppo “Per l’Italia” al Senato ha deciso di sostituire l’ex ministro della Difesa Mario Mauro in Commissione Affari costituzionali al Senato. Al suo posto, a seguire le riforme costituzionali, sarà Lucio Romano. Laconico, più che professionale, il testo. Ma una “bomba” politica il contenuto.

Proviamo a ricostruire la vicenda, senatore Mauro.

È molto semplice. Mi hanno rimosso da rappresentante dei Popolari in Commissione Affari costituzionali dopo una riunione del gruppo convocata all’improvviso, senza tutti i membri, e senza indicare il punto all’ordine del giorno: una manina precisa, o una manona, la si chiami come si vuole, è intervenuta dopo le elezioni europee in modo che nessuno si frapponesse ai diktat di Matteo Renzi.

La questione non quindi è solo interna al suo gruppo di appartenenza.

Mi scusi, ma già in mattinata il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, aveva comunicato a un senatore il contenuto e l’esito della riunione di un gruppo al quale egli non appartiene. Ma che evidentemente gli appartiene.

Lei aveva sollevato obiezioni, perplessità sulla riforma, ma si era dichiarato totalmente favorevole a scelte riformatrici e comunque si era impegnato a votare in Commissione secondo le indicazioni del gruppo stesso.

Qualcuno più realista del re si è reso disponibile all’operazione, che è stata poi condotta da alcuni sprovveduti bravi. Il ruolo di Torquemada lo ha assunto Pier Ferdinando Casini, con un intervento accorato con cui ha chiesto la mia sostituzione, nonostante io avessi ribadito che non solo sono favorevole alle riforme in generale, ma voglio questa riforma del Senato e del Titolo V. Ma evidentemente se non ci si concepisce come il Dudù di Renzi, difficilmente si parteciperà a questo processo.

Il problema è che in questo modo si arriva addirittura alle epurazioni preventive.

Certamente questo non è un metodo democratico, non appartiene a una tradizione democratica. Sono manovre e diktat che arrivano da altre esperienze. Quando ho lasciato l’Europa per tornare in Italia a fare politica ero preoccupato dello stato della democrazia nel nostro Paese. E mi sono reso conto di avere ragione. Constatando quello che sta accadendo, sono ancora più preoccupato.

Lei parla del governo Renzi in termini pesanti. Dice che gestisce anche altri gruppi, se intendo bene le sue dichiarazioni.

Ho citato le affermazioni fatte da Delrio in mattinata. Ora vorrei dire che i capitoli del Governo Renzi sono tutti interessanti, da valutare, da ascoltare, da discutere, aspettando che il premier mantenga le promesse fatte. Ma discutere è il fatto principale. Invece si va avanti come se nulla dovesse essere messo in discussione. E si esportano i problemi fuori dal Pd. La mia sostituzione è avvenuta in modo tale che così il Pd potrà risparmiarsi la sostituzione di Corradino Mineo.

 

A proposito di questo, c’è una dichiarazione di Vannino Chiti del Pd: “La rimozione del senatore Mauro dalla Commissione Affari costituzionali lascia sconcertati. Sono messe in discussione autonomia e responsabilità del ruolo dei parlamentari sancite dalla Costituzione”. Chiti aggiunge anche: “Quello che serve è un confronto e un dialogo reali, non ricercare scorciatoie di tipo autoritario, che poi non portano a nulla”. Scusi, senatore Mauro, lei ha dato già un giudizio sull’operato di Casini, vuole aggiungere altro? C’è un senso politico in tutto questo?

Lasciamo perdere la politica per la carità. Lasciamo perdere altri commenti. Qui si parla di mia sostituzione. Sostituzione? Io userei altri termini: rimozione, purga staliniana, imboscata fascista. La verità che viene a galla sul governo Renzi è che quello che doveva essere un governo della speranza in realtà è un soviet da quattro soldi. Non è il governo della speranza, ma degli agguati carogneschi sullo stile dell’eliminazione politica di Enrico Letta. È il governo del pugnale fiorentino, un governo che vive di intrighi e che ha potuto realizzare quest’ultimo fatto che mi riguarda con la collaborazione e la complicità di Pier Ferdinando Casini.

 

Un’ultima domanda, senatore. Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ha dichiarato: “Restano alcuni punti aperti, ma non è in discussione l’elettività di secondo livello del Senato”. Che ne pensa?

Appunto, non discutiamo. Questo è il messaggio che arriva.

(Gianluigi Da Rold)