Aveva annunciato che non si sarebbe dimesso, dopo aver patteggiato e aver ottenuto la revoca dei domiciliari, e che era intenzionato a tornare a fare il sindaco di Venezia. Invece Giorgio Orsoni si è appena dimesso. Cosa  successo? E’ successo che è arrivata la “scomunica” del suo partito nelle parole del governatore del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, che stamane aveva commentato come non ci fossero più le condizioni per continuare il suo mandato. Questo nonostante lui si fosse proclamato del tutto innocente delle accuse nei suoi confronti, l’ormai noto scandalo tangenti per il Mose. Orsoni ha appena fatto una conferenza stampa in cui ha annunciato, “con amarezza” la sua decisione: “Ho sempre operato nell’interesse della città. Ci sono state reazioni opportunistiche ed ipocrite, anche da parte di elementi della giunta”. Il suo, ha detto, è un gesto politico con cui prende le distanze definitivamente dalla politica. Debora Serracchiani e il segretario regionale del Pd Roger De Menech avevano dunque rilasciato un commento alla vicenda: invitiamo, avevano detto, Orsoni a riflettere sull’opportunità nell’interesse dei veneziani di offrire le sue dimissioni. Da subito Orsoni era stato messo alla berlina dal suo partito: Luca Lotti aveva dichiarato che il sindaco non faceva più parte del Pd. Di Renzi Orsono aveva invece detto che si era comportato come un fariseo. “L’unico a mostrare solidarietà è stato Piero Fassino. Qualcuno è stato troppo frettoloso a giudicarmi. Sono innocente, il patteggiamento è solo una goccia di sangue che ho dovuto versare” ha detto l’ormai ex sindaco.



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