Il Movimento 5 Stelle fa una mossa a sorpresa, rispetto alle scelte politiche di quest’ultimo anno, da quando è arrivato alla ribalta politica con le elezioni del 2013. In pratica i due leader del movimento, Grillo e Casaleggio, presentano una proposta di legge elettorale e allo stesso tempo aprono a un confronto con Matteo Renzi. Secondo Grillo e Casaleggio la proposta è frutto di un “laborioso lavoro” sulla rete cui hanno partecipato circa 220mila persone. Che cosa salta fuori da questa proposta? Un sistema proporzionale articolato su 42 collegi di media grandezza, poco più ampi delle province, con la possibilità di esprimere preferenze ma anche di “cancellare” candidati sgraditi.



Insomma, per le preferenze è previsto il panachage (voto disgiunto): si possono votare candidati di partiti diversi da quelli a cui si dà il voto di lista, mentre sono vietate le candidature plurime in più circoscrizioni o rami del Parlamento. All’elettore sarebbero consegnate due schede elettorali: una per il voto di lista e una per il voto di preferenza. Da questa seconda scheda il cittadino può scegliere uno o più candidati preferiti e anche cancellarne altrettanti, se li ritiene “impresentabili”. Il voto negativo dovrebbe spingere i partiti a non candidare personaggi discutibili. Il sistema prevedrebbe anche un meccanismo di soglie di sbarramento “naturale” frutto di calcoli complessi. Gianfranco Pasquino, politologo, esprime un giudizio a “caldo” su questa proposta.



Professore, cosa ne pensa?

Mi pare abbastanza complessa. E anche complicata. Come sia uscita poi dal lavoro di 220mila persone… non riesco a comprenderne il reale significato e non so che valore possa avere. Posso dire che, con questo tipo di sistema proporzionale, ci sono certamente garanzie maggiori per i cittadini, rispetto ad esempio al Porcellum e a quella che io chiamo la legge Renzi-Berlusconi. Ma ripeto: l’impianto mi sembra ancora abbastanza complicato e andrebbe chiarito. Ho dei dubbi anche sui 42 collegi di media grandezza.

Che significato attribuire a questo panachage?



C’era questo tipo di sistema in Francia, nel 1950 e 1951. Non è una novità assoluta. Ma io non riesco a comprendere perché per la riforma elettorale ci siano tante proposte complicate.

Lei che cosa suggerirebbe, professore, che strada batterebbe?

Guardi, ci sono due sistemi in Europa, quello francese e quello tedesco. Non capisco perché non si prenda riferimento da questi due sistemi e si vada invece a trovare soluzioni sempre complicate o di altro genere.

A parte la proposta, c’è una novità di carattere politico. Questa volta sono quelli del M5S che chiedono e sperano in un confronto con Renzi. In sostanza, dicono: invitiamo Renzi a “battere un colpo” per farne base comune di discussione. Un’apertura che in passato non si è mai verificata.

E questo è un fatto positivo. Evidentemente anche nel Movimento 5 Stelle si sono accorti che la politica non si fa da soli. Hanno individuato nel Pd un partito forse più vicino alle loro posizioni e in questo senso aprono un confronto. E’ un cambiamento notevole.

 

Hanno pure specificato che questa volta lo streaming di un eventuale incontro con Matteo Renzi non sarà essenziale. E’ stato il Pd a rispondere, al momento, che vuole lo streaming.

Ma insomma, streaming o non streaming, il problema reale è che questo confronto ci sia, che vada in porto. Possono anche andare a prendere una tazza di tè insieme alla Boschi e a Renzi. Non mi sembra proprio questo il nocciolo della questione. E poi perché non si discute di tutto questo direttamente in Parlamento?

 

(Gianluigi Da Rold)

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