Il professor Aldo Giannuli risponde con molta schiettezza alle domande sulla proposta di sistema elettorale del Movimento 5 Stelle. Dice: “Sì, ho fatto da consulente”. Giannuli è un ricercatore di Storia contemporanea all’Università Statale di Milano e uno studioso appassionato di sistemi politici e istituzionali.



Nella discussione che i rappresentanti del Movimento 5 Stelle hanno avuto con lei avrete anche analizzato i difetti del cosiddetto Italicum.

Certamente. Guardi, l’Italicum, a parte una impressionante serie di difetti tecnici che potrebbero portare a risultati assolutamente irrazionali, è alla fine meno rappresentativo del Porcellum, già bocciato per questa ragione dalla Corte costituzionale e non risolve affatto il nodo del voto di preferenza, che è stato il secondo motivo di incostituzionalità. Ci sono ragioni per pensare che questa legge andrebbe incontro a una nuova bocciatura da parte della Corte e in tempi probabilmente più rapidi. A chi conviene un fatto del genere in una situazione come quella in cui stiamo vivendo?



In che modo si sono presentati gli esponenti del Movimento 5 Stelle?

Contrariamente a quello che molti pensano, il M5S non appare affatto una formazione politica dogmatica e priva di capacità di riflettere. Dopo il voto alle europee hanno preso atto che si è entrati in una fase politica nuova, diversa, nella quale l’attuale presidente del Consiglio ha ottenuto una legittimazione che prima non aveva.

Quali sono i punti che ispirano la proposta di legge elettorale del M5S? Si vede innanzitutto un recupero del sistema proporzionale.

Diciamo che ripristina il meccanismo proporzionale per quanto corretto. La filosofia di fondo è quella di consentire il diritto di tribuna a tutte le forze politiche e dunque il ricambio tra le forze politiche che è totalmente mancato in questi ultimi venti anni, causa non ultima della degenerazione del sistema.



In questi ultimi venti anni si è cambiata tre volte la legge elettorale.

Appunto! Come si può fare una continua catena di errori in questo modo e oltre a tutto venire anche bocciati dalla Corte costituzionale?

Lei dice che la proposta del M5S è un proporzionale corretto. Che significa?

Questa proposta corregge l’impostazione proporzionale attraverso due accorgimenti: circoscrizioni con un limitato numero di seggi (salvo le tre maggiori, Milano, Roma, Napoli) senza un collegio unico nazionale per il recupero dei resti e adozione di un limitato divisore a intervalli leggermente inferiori all’unità. In questo modo, le forze maggiori ottengono un implicito premio di maggioranza, mentre quelle minori ottengono la rappresentanza nelle tre circoscrizioni maggiori e possono incrementare il proprio bottino di seggi con accordi circoscrizione per circoscrizione.

Poi c’è la reintroduzione del voto di preferenza.

Si reintroduce il voto di preferenza, ma per evitare che un eventuale voto clientelare si rifletta meccanicamente sul voto di lista alterando la distribuzione dei seggi si prevede il voto disgiunto o panachage.

 

Il sistema che era usato in Francia all’inizio degli anni Cinquanta.

Esattamente. Con una particolarità. In questo caso l’elettore riceve due schede, mentre in Francia se ne usava una sola. Qui due schede, una per il voto al partito e quella per il voto di preferenza e, in questo modo, può votare per una lista diversa da quella cui appartiene il candidato preferito. Tutto questo avrebbe l’effetto di “sterilizzare” in gran parte il voto clientelare.

 

Scusi professor Giannuli, c’è la sorpresa del cosiddetto “voto negativo”.

E’ una novità. Nella lista per il voto di partito, l’elettore potrà indicare una “preferenza negativa”, cioè indicare un candidato (due nelle circoscrizioni con almeno 15 candidati) che ritiene moralmente e politicamente indegno. Questo meccanismo (con penalizzazioni della lista) dovrebbe arginare il fenomeno degli “impresentabili” che spesso compaiono nelle liste elettorali”.

 

Insomma, secondo lei, con questa proposta c’è una possibilità di discussione e di accordo? Da quanto si è visto in questi anni, si è pensato sempre a una legge elettorale che poi garantisca la governabilità.

Come ho detto non è che anche il M5S non pensi alla governabilità. Siamo di fronte infatti a una proporzionale corretta. Ma il problema del governo non dipende dal sistema elettorale. Questo è l’errore che si è fatto in tutti questi anni. In un sistema presidenziale c’è il governo di legislatura, in un sistema parlamentare il governo può cambiare. Ma il problema del sistema elettorale è che sia innanzitutto chiaro e che garantisca tutti e che alla fine non venga sistematicamente bocciato dalla Corte costituzionale.

 

(Gianluigi Da Rold)

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