La simpatia per Renzi è sotto gli occhi di tutti: “Parla bene”, dice la nonna nel tinello che ha finalmente ritrovato l’icona del bravo ragazzo. In realtà questo devono averlo pensato in molti, persino chi ha qualche anno in meno della nonna. Il voto di maggio lo ha dunque consacrato come premier e nuovo leader, che finalmente ha messo in atto quello che mancava da diverso tempo: la capacità di decidere. Non è un “signor tentenna” Renzi, e persino quegli 80 euro in busta paga sono stati digeriti come un segnale di fiducia e di rilancio dei microconsumi.



Tutto bene allora? No! Anzi malissimo, visto che alcune scelte assai recenti stanno svuotando il territorio italiano in modo irreversibile, mostrando un volto quantomeno statalista di questo governo, che non gli fa certo onore. E se De Gaulle si chiedeva com’è possibile governare un paese che ha 246 varietà di formaggi, riferito alla sua Francia, vien da chiedersi come si può fare con un Paese, il nostro, che ha oltre 8mila campanili, e soprattutto che viene privato dei suoi livelli intermedi: passino le Province, ma perché anche le Camera di Commercio?



La proposta di Renzi, o meglio del governo (ma davvero sono d’accordo anche quelli del “nuovo” centrodestra?) sarebbe di decurtare del 50% i diritti camerali che le aziende pagano ogni anno. Con quale risultato? Imbalsamare le Camere di Commercio rispetto a ogni tipo di attività, salvo vivacchiare per pagare il personale e gli altri costi fissi. Insomma peggio di quel risparmio di poco più di un miliardo che ha provocato il taglio delle Province, il cui costo personale, ma anche della manutenzione dei palazzi in qualche modo rimane. Ma ridicolo è il fatto che il tanto contestato diritto camerale, per intenderci, è qualcosa come 100 euro ad azienda in media. E le Camere di Commercio, dopo l’uscita di scena della Province, rimangono gli unici registi di un territorio, gli unici che possono ancora fare sintesi a livello intermedio fra cento campanili. Ma che senso ha tagliare un superfluo di 50 euro per consegnare un paese di tante anime a un nuovo statalismo, che a questo punto prenderà decisioni sempre più lente sui cosiddetti livelli intermedi dei territori che sono appunto i perimetri provinciali (e sulla burocrazia e sulla lentezza dei ministeri della Capitale non si dice nulla?).



La verità è che stiamo parlando di una realtà, quella camerale, che non pesa sul conto dello Stato un solo euro – ha ribadito Mario Sacco, presidente di Asti, che non si capacità di quella che gli sembra una faciloneria all’italiana. E nel frattempo la sua Camera, come quella di Parma, di Grosseto, per fare alcuni esempi, sono andate avanti con progetti di innovazione, soprattutto nel campo informatico, di aiuto alla commercializzazione, fino a favorire la partecipazione alle fiere delle aziende e o a fare promozione per il territorio (sì, anche dei prodotti tipici, che quando si tratta di parlare dei punti di forza dell’Italia sono un mito; quando c’entra la politica sono un folklore deprecabile, uno spreco di denaro).

Tuttavia il problema del governo non sembrano i risultati, ma il tesoretto che invoglia a far dispetto. All’ultimo Vinitaly, Matteo Renzi, davanti a una platea di giornalisti e opinion leader del vino ha parlato dell’obiettivo di +50% dell’export enologico. Ottimo, ma su quale base, se in questo modo si tagliano le gambe alle aziende, impossibilitate anche a partecipare a una fiera dove incontrano buyer di tutto il mondo e si mettono in mostra pur essendo piccoli?

Anche sull’Expo si sta facendo a gara per creare una regia nei cosiddetti territori, con le Camere di Commercio in prima fila, mentre la Coca Cola ha annunciato il suo ingresso come sponsor con tanto di padiglione dedicato ai suoi obiettivi. E proprio nel momento in cui si cerca di rappresentare l’Italia con le sue particolarità, che succede? Si tagliano le gambe al regista, si lasciano sulla strada le aziende che potevano partecipare a un progetto territoriale e si plaude all’ennesima multinazionale che ci dirà come Nutrire il Pianeta.

È questo vogliamo? È proprio questo ciò che vuole Renzi, eliminando piano piano la rete intermedia che tiene unita l’Italia? Mi sorprende persino che quella della mortificazione delle Camere di Commercio sia vista come una cosa di sinistra. Se ancora ci fossero Quelli della notte, davanti al quel taglio di 50 euro per azienda, avrebbero risposto con un sonoro “Ammè, me pare nà strunzata”. Ma che è successo all’Italia? È diventato un paese di tonti che va in brodo di giuggiole davanti a uno che decide, mentre gli si sfila sotto al naso, a poco a poco, nella pratica di più Stato e meno società, ciò che era la sussidiarietà?