Nel confronto e nel dialogo tra il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico c’è un primo punto non irrilevante da puntualizzare. Non sono presenti per i pentastellati Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, ma c’è il presidente del Consiglio e segretario del Pd, Matteo Renzi. Un particolare da non trascurare. Per il M5S c’è il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, accompagnato dal deputato Danilo Toninelli e dai capigruppo Maurizio Buccarella e Giuseppe Brescia. Per il Pd, oltre a Renzi ci sono Alessandra Moretti, Debora Serracchiani e Roberto Speranza. Il confronto è costruttivo, tranquillo, nulla a che vedere con il primo incontro tra Renzi e Grillo in streaming, che sembrava una rissa da bar. Alla fine il gruppo parlamentare del M5S fa sapere in una nota: “L’incontro con il Pd si è svolto all’insegna del sereno confronto per trovare un punto di contatto alla luce del sole, facendo tornare il Parlamento al centro delle scelte più importanti del Paese”. Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, uno dei più bravi analisti italiani di politica, commenta questo incontro.



Come le è sembrato, Polito?
Penso che questo dialogo, che si è aperto ed è stato preparato, e che a quanto sembra avrà un seguito, contenga qualche aspetto di finzione. Vorrei spiegare un attimo il senso di questa mia considerazione. Non è un fatto marginale che Matteo Renzi vi abbia direttamente partecipato, perché con tutta probabilità vuole far apparire che lui non è affatto subalterno a Silvio Berlusconi, e che non dipende dai voti di Forza Italia. Vuole apparire come aperto a tutti e questa presenza gli è servita.



E il Movimento 5 Stelle?
Anche in questo caso io vedo un poco di finzione. Nel senso che con questa mossa, dopo il risultato delle elezioni europee, il movimento di Grillo e Casaleggio dimostra di voler partecipare al gioco. I pemntastellati non vogliono auto-emarginarsi come hanno fatto fino al 25 maggio.

Sembra una partita a poker dove l’aspetto che maggiormente emerge è una sorta di bluff.
Sì, ma poi le carte bisogna pure giocarle e alla fine qualche cosa si è creato, è emerso durante il confronto. Non solo come distinzione di posizioni che già, in fondo conoscevamo.

Renzi in pratica ha sostenuto che il cosiddetto “Democratellum” (che lui chiama anche “Complicatellum”), così è stata ribattezza la proposta del M5S, sia molto interessante, ma gravemente deficitaria sotto il profilo della governabilità. Insomma, la “proporzionale corretta” non offre la garanzia del successo e della maggioranza parlamentare.
E questo è il punto irrinunciabile per Renzi. Ha sempre detto che la sera delle elezioni si deve sapere chi ha vinto ed eventualmente esser pronti al ballottaggio. Su questo punto, nonostante i riconoscimenti di rito al dialogo, alla opportunità di un confronto sulle regole con tutti, Renzi non credo che possa fare qualche passo indietro. Ma tuttavia, guardando a quanto è stato detto, una sorpresa la si può cogliere: è quella relativa alla questione delle preferenze.



L’apertura che Renzi ha fatto nell’incontro con i pentastellati è stata di questo tipo: siamo pronti a ragionare di preferenze se c’è la certezza della governabilità.

Io credo che Renzi si debba porre il problema delle preferenze, che alla fine sta saltando fuori da tutte le parti. Non c’è dubbio che nella finzione o nel bluff del dialogo, lo si mascheri come si voglia, è stato toccato un punto sensibile su cui Renzi, a mio avviso, dovrebbe concedere qualche cosa. Al limite si potrebbe ritornare al “Mattarellum”, ma è difficile formulare delle ipotesi.

La disponibilità mostrata da Renzi arriva anche all’invito di coinvolgere il M5S sulle riforme istituzionali, su quella del Senato.
Ma in questo caso è difficile trovare spazi di manovra. Le stesse scadenze e le risposte dei pentastellati fanno comprendere che c’è voglia di dialogo, ma poco tempo ormai per pensare a una riforma come quella del Senato.

Le faccio notare che nel pomeriggio, il capogruppo al Senato di Forza Italia, Paolo Romani, ha dichiarato: “L’accordo resta sull’Italicum e siamo pronti ad approvarlo nel tempo previsto”. Una dichiarazione che può apparire quanto meno tempestiva, anche per il fatto che tra qualche giorno il Pd e il M5S si ritroveranno per verificare quali punti della riforma elettorale possono essere condivisi.
Non saprei dare una spiegazione della tempestività o meno. Io credo che Renzi si è dimostrato disponibile a incontrare il movimento di Grillo, a discutere e sarà disponibile anche a un aggiornamento di questo incontro. Ma questa disponibilità, a mio avviso, non nasconde la vera scelta di Renzi, che è quella di convolare a nozze con Silvio Berlusconi.

(Gianluigi Da Rold)