Nuovo giorno e nuovo capitolo dell’odissea delle riforme: Senato, Titolo V e legge elettorale navigano in mare aperto alla ricerca di un porto, che l’esecutivo di Matteo Renzi, nonostante la tabella di marcia annunciata all’inizio dell’esperienza di governo, ancora non trova. Nuove Senato e Italicum non hanno convinto fin dagli esordi e in queste settimane la questione non si è ancora sbloccata. Con l’aggravante del nodo immunità, che ha ulteriormente paralizzato il tutto. A Palazzo Madama, poi, dove la maggioranza è già risicata, si è formato un gruppo di circa trentacinque senatori ostili al senato alla francese. Il patto tra Renzi e Berlusconi c’è davvero? E se anche c’è, reggerà? E ancora, a cosa è servito il confronto – pacato e in streaming – tra il premier e la delegazione 5 Stelle in tema di legge elettorale? Piero Sansonetti cerca di fare il punto nella confusione delle riforme.



Il calendario scorre e le riforme non arrivano. A Palazzo Madama il fronte dei dissidenti al testo Boschi si è ingrossato: senatori dem, forzisti e leghisti fanno squadra insieme.

È un asse trasversale e francamente non irragionevole: chiedere che le Camere siano elette dal popolo sembrerebbe una richiesta minima nel funzionamento della democrazia. Insomma, non si capisce bene perché non dovrebbe essere eletto il Senato: qual è – sempre che ci sia – il vantaggio della sua non elettività?



Meglio la proposta di Chiti dunque?

Sì, ci si guadagna da tutti i punti di vista: non vedo perché opporsi. Non prevede spesa dal momento che i senatori verrebbero eletti contestualmente ai consiglieri regionali in un’unica tornata elettorale.

Però è tutto fermo.

È del tutto evidente come ci sia in ballo una partita politica che congela tutto: non è che Renzi di per sé sia contrario ideologicamente all’elezione diretta dei senatori, ma preme sulle tempistiche; la sua parola d’ordine è “subito” e non vuole perdere tempo. In più…

In più?

C’è il timore da parte della maggioranza di perdere l’appoggio di Forza Italia, anche se paradossalmente in questo asse bipartisan che osteggia la riforma governativa del senato ci sono diversi forzisti. Sia in casa Pd che FI ci sono ribelli al Patto del Nazareno: la situazione è molto confusa e Renzi sventola – come al solito – la minaccia delle elezioni, suo punto di forza. E a proposito, gli ultimi sondaggi dicono che sia Renzi che Berlusconi stanno guadagnando voti: entrambi non hanno paura delle urne, a differenza dei dissidenti dem e azzurri.



Quindi?

La partita è apertissima e io onestamente non capisco come si possa concludere. Devo dire che dal punto di vista del salvataggio, seppur dei cocci, della democrazia (calpestata in questi ultimi anni), se passasse l’ipotesi Chiti non mi parrebbe certo un male.

Venendo invece al nodo immunità, come giudica il caos dello scaricabarile sulla norma?

È una storia che si rovescia da tutte le parti. Chi vuole il Senato elettivo (e difende la democrazia rappresentativa) poi vuole togliere l’immunità, e chi lo vuole non elettivo la vuole mantenere. L’immunità – che, ricordiamocelo, è stata cancellata stupidamente nel 1993 – è un elemento di forza politica di una Camera, in quanto le garantisce l’indipendenza. Per quanto oggi Grillo e i suoi siano in difficoltà, temo che sulla spinta del grillismo che dilaga all’interno di tutti i partiti si finisca per bruciare anche l’immunità, creando in Italia una situazione di spaventoso squilibrio dei poteri a favore della magistratura.

 

Passiamo dunque all’Italicum. Paolo Romani dice che si farà, ma la stessa Forza Italia non è coesa. È davvero così, la legge andrà in porto?

A parte il mio giudizio negativo sulla legge – che considero praticamente peggiore del Porcellum (visto che, oltre ad abolire il Senato, mantiene i tre difetti del premio di maggioranza, della soglia di sbarramento e dell’assenza di preferenze) penso che se passerà sarà perché Renzi la imporrà con la forza del 40,8% preso alle Europee.

 

E in tema di legge elettorale, comè da inquadrare il confronto di Renzi con i 5 Stelle? È servito davvero a qualcosa?

No, mi pare che il premier abbia incontrato la delegazione del Movimento 5 Stelle per gentilezza; gli ha detto, in sostanza, che farà quello che vorrà. I pentastellati, in questo momento, sono in grande affanno: da quando hanno cambiato linea con Grillo a Porta a Porta, ospitata che ha sancito il loro ingresso nel palazzo, ritengo che stiano commettendo un enorme numero di errori e in questo Renzi è bravissimo a braccarli e a portargli via consensi.

 

Tirando le somme, quando si arriverà a un dunque su Senato e legge elettorale?

Renzi vuole portare tutto a casa prima della fine dell’estate.

 

Ma è realmente fattibile?

Beh, se non ci riuscisse sarebbe il primo duro colpo per il renzismo. Renzi ne uscirebbe non poco indebolito.

 

(Fabio Franchini)