“Invece di presentare proposte irrealizzabili come quella di un partito unico della sinistra, la Cgil dovrebbe mettere tra loro in relazione tutte le realtà a sinistra del Pd, collegandosi alla crisi sociale del Paese con iniziative che parlino ai precari e a quanti non hanno lavoro”. Lo evidenzia Lanfranco Turci, ex deputato del Pds, senatore dei Ds e presidente della Regione Emilia-Romagna dal 1978 al 1987. In un’intervista al Corriere della Sera, il segretario della Cgil Susanna Camussso aveva detto: “Io credo che sia il momento di pensare a un grande partito unico della sinistra che abbia come blocco sociale di riferimento il lavoro, al di là della distinzione tra ceto operaio e ceti medi che non ha più ragione di esistere”.
Che cosa ne pensa della proposta della Camusso di un partito unico della sinistra?
Non mi convince. Per quale motivo? Perché l’invito della Camusso è indirizzato a un interlocutore come Renzi il quale ha tutt’altro per la testa. Quindi quella espressa nell’intervista è una pura fantasia personale del segretario della Cgil. Il segretario del Pd non ha in mente nulla di paragonabile a quanto proposto dalla Camusso, il suo modello sono casomai i Democratici americani, e non invece i vari partiti della sinistra che raccolgono diverse tradizioni. Finché c’è Renzi la proposta della Camusso è irrealizzabile.
In questo momento stanno tutti saltando sul carro del vincitore Renzi, incluso De Magistris. L’idea della Camusso è davvero così fuori luogo?
L’unificazione della sinistra nell’idea della Camusso ha come presupposto fondamentale un Pd più a sinistra di quello attuale. Il Pd di Renzi non può essere il perno costitutivo di questo partito unitario della sinistra. Le proposte di Renzi e della Camusso si basano su due linguaggi del tutto incapaci di comunicare tra loro.
Quanto spazio c’è a sinistra del Pd di Renzi?
Nel breve periodo gli spazi che si possono aprire non sono enormi. Il problema è che Renzi dovrebbe spiegare meglio che cosa sia tutta questa sua agitazione del fare, perché al momento vedo tanti spot ma non un disegno organico. Occorre una valutazione sulla probabilità di un successo consolidato del progetto di Renzi. D’altra va considerato che nonostante la vittoria del Pd alle elezioni europee, secondo molte analisi dei flussi elettorali, oltre un milione di voti del suo bacino sono andati in astensioni. E poi bisogna considerare quanto malessere c’è nella stessa astensione e in una parte dell’elettorato dell’M5S. Se quindi mi domanda quanto spazio c’è a sinistra di Renzi in questo momento, le rispondo che ce n’è ben poco. Ma se la domanda è quale sia il potenziale di una sinistra nuova, di governo, popolare e basata sul lavoro, credo che sia ancora molto elevato.
Perché non sfruttare questo potenziale, anche tenuto conto del fatto che il Pd sta allontanandosi sempre di più dalla Cgil?
Se qualcuno lanciasse un nuovo partito per unire la sinistra del Pd, anche alla luce della scarsa popolarità dei partiti, non otterrebbe molto. Ciò che va fatto è un’operazione completamente differente. Occorre mettere tra loro in relazione tutte le realtà più o meno piccole che si trovano alla sinistra del Pd, a cominciare da ciò che è confluito nella Lista Tsipras e da tutti i gruppi informali e associativi esistenti. Occorre collegarsi alla crisi sociale del Paese, con iniziative che parlino ai precari e a quanti non hanno lavoro, o che non hanno un reddito sufficiente. In questo senso la Cgil dovrebbe occuparsi di più di queste cose, anziché avanzare proposte come quella della Camusso.
Quali sono le analogie e le differenze tra quest’ultima proposta e l’unificazione della sinistra suggerita nel 1963 da Giorgio Amendola?
Le differenze sono enormi, perché Amendola parlava dall’interno di un partito che era ancora comunista a tutti gli effetti e aveva fortissimi legami con l’Unione Sovietica. Amendola con uno sforzo molto volontaristico immaginava una confluenza tra il Pci il quale aveva tollerato che nell’Europa occidentale il comunismo non avesse sfondato, e un Psi che aveva tollerato l’inadeguatezza delle risposte dei socialdemocratici europei. Oggi ci troviamo in un contesto totalmente diverso, nel quale non esistono più partiti comunisti e gli stessi partiti socialisti sono dispersi in mille rivoli. Il Pd rappresenta effettivamente una realtà differente dal passato, in quanto teoricamente dovrebbe raccogliere l’eredità del Pci, della sinistra Dc e in parte anche di forze socialiste. Soprattutto con la direzione di Renzi il Pd ha assunto le dimensioni di un partito non ideologico, non espressamente di sinistra e tendenzialmente centrista.
(Pietro Vernizzi)