Il senatore del Partito democratico Miguel Gotor ritiene che sulla riforma del Senato alla fine si troverà una mediazione ragionevole. Sull’Unità di ieri, Gotor ha rilasciato un’intervista in cui riassume quella che viene definita la “mediazione alla francese”, dove emergono caratteristiche di innovazione e nello stesso tempo tengono conto di alcune richieste di miglioramento del ddl governativo. Spiega Gotor: “La direzione del Pd ha fissato tra i vari paletti quello dell’elezione indiretta. Questa opzione, per quanto riguarda i Senati delle autonomie, poggia su una prassi istituzionale e costituzionale diffusa nei vari paesi europei”. E’ la premessa, perché poi Gotor spiega in dettaglio il superamento della proposta del governo: “L’obiettivo era quello di qualificare e rafforzare il secondo grado rispetto a un ddl governativo che andava migliorato aumentando la platea di quanti votano i membri del nuovo Senato. Il mio emendamento prevede un collegio formato da tutti i consiglieri regionali, da tutti quelli comunali e dai deputati. Costoro eleggono i loro rappresentanti al Senato regione per regione”.
Ci scusi senatore Gotor, ma su questa vicenda della riforma del Senato sembra che si sia sviluppata, e continui a esserci, una polemica molto dura, che non riguarda solo l’opposizione di Forza Italia, ma anche l’opposizione di una parte minoritaria del Pd. Quello che ci si domanda è il perché di una simile impuntatura.
Io credo che sia una posizione pretestuosa. E sto parlando di una posizione pretestuosa di tutte le parti.
Anche poco comprensibile nel Pd, dopo il successo elettorale, dopo la voglia di prendere rapidamente il cammino delle riforme, anche quelle, certamente di peso, come quella del Senato.
Io capisco che in questo momento sembra che tutti quanti siano “impiccati” a questa discussione, a questo nodo. Posso anche comprendere che questa dura discussione sia quasi incomprensibile. Ma insomma, dobbiamo fare pace con l’idea che stiamo varando un Senato delle autonomie che in tutta Europa è di secondo grado, e non delle “garanzie” che sarebbe corretto – al contrario – eleggere direttamente. Ancora: se hai sia alla Camera che al Senato eletti con la stessa fonte di legittimità popolare diretta, non si capirebbe la differenziazione tra un deputato e un senatore e perché si vuole superare il bicameralismo.
Lei dice che c’è la possibilità di un accordo ragionevole e che alla fine si troverà. Ma vorrei farle presente che si è parlato persino della sostituzione del senatore Corradino Mineo, in Commissione Affari costituzionali, per avere la garanzia di una maggioranza.
La proposta di questa sostituzione è sbagliata, non si può agire in questo modo, parlare di proposte di questo tipo. E’ sbagliato perché si sta sviluppando invece un discorso e un confronto molto serrato tra tutte le forze politiche. E nel Pd vedo che la parte maggioritaria è a favore di un secondo grado rafforzato e qualificato. Questo è l’aspetto più interessante per quanto mi riguarda.
Alla fine quindi, lei crede che una soluzione si troverà, nonostante le polemiche e le pretestuosità, per usare le sue parole.
Sì, credo che alla fine un compromesso ragionevole sarà possibile. Il problema è che si affronti il vero nodo della questione, che, ripeto, è quello della creazione di un Senato delle autonomie. Se non si ha questo obiettivo, si confonde il problema.
(Gianluigi Da Rold)