Non stupisce affatto che alcune personalità legate pur senza incarichi di partito a Forza Italia si schierino a favore di una legge che riconosca le unioni omosessuali. È la linea maggioritaria in quell’area politica che si richiama ai principi liberali, e in gran parte radicali. Se negli anni di governo del centrodestra su questi temi si è glissato, è stato per motivi opportunistici, ovvero ottenere una benevolenza da parte delle gerarchie ecclesiastiche, e relativa crescita di consensi nell’elettorato cattolico. Benevolenza e consensi che non ci sono stati, almeno secondo previsioni, checché se ne dica con generalizzazioni ingiuste e non vere. Poi, possiamo discutere di posizioni personali, anche di prelati o religiosi: alcuni non hanno nascosto la loro simpatia per una forza politica che sembrava rallentare la deriva zapaterista anche in Italia, alcuni hanno commendato e preso le distanze, affiancandosi ad altre aree culturali. 



Così come bisogna riflettere anche sulle posizioni sincere e scomode di alcuni parlamentari di Forza Italia, che sulla difesa della vita e della famiglia si sono spesi con decisione, come i loro colleghi di altri partiti: insomma, non solo complicità da una parte, non solo strumentalizzazioni dall’altra. È vero che per un decennio è sembrata alzarsi la voce forte di alcuni cattolici impegnati in politica, di tutto l’arco parlamentare o quasi, che hanno fatto muro, e battagliato perché certe leggi infauste non passassero. Ma appunto, si è trattato di battaglia, e non lo ritengo il termine più appropriato per chi appartiene alla Chiesa. Se lasciamo fuori la Chiesa, com’è giusto, le battaglie si fanno per vincerle,  e bisogna chiedersi perché non si sono vinte. 



Tante volte si è scesi sullo stesso campo dell’avversario, trasformato in nemico, contando i colpi nella cartuccera. In ogni caso sono battaglie che si perderanno sempre, se non si riparte dall’educazione, che può riabituare a ragionare, senza seguire i lustrini di una presunta libertà, che è solo fare quel che ci pare e piace. La sfida è anche più ardua, ed epocale: una famiglia è fondata su un uomo e una donna disposti a generare (disposti fisicamente, anzitutto), non perché lo dice la tradizione. C’è un diritto naturale che la ragione riconosce, se non rinnega se stessa.   



La questione dei diritti omosessuali è da sempre mal posta: i diritti li garantisce la Costituzione ad ogni persona, senza distinzione di sesso, nascita, colore della pelle, etnia, salute, condizione. Inclusi gli embrioni, i disabili gravissimi, i malati terminali, l’ultimo straniero sbarcato da un barcone sulle nostre coste.

Il matrimonio non è un diritto: è un dovere, laicamente inteso,  e una responsabilità. Per la fede è un sacramento, e Dio l’ha stabilito tra maschio e femmina. Avere un figlio non è un diritto. Adottarne uno nemmeno, è la stessa cosa. Poi, possiamo discutere, dobbiamo discutere, sull’estensione di alcuni diritti alle coppie non sposate, che siano gay oppure no, che riguardano questioni economiche, principalmente. Non è una questione di fede, né da appaltare a partiti pro e contro, buoni o cattivi.

È un tema prioritario? No, affatto, ma se ne parla tanto, istigati da modulatori di consenso, giornali, televisione, pubblicità. Quindi, tanto vale parlarne, serenamente, ben sapendo che l’onda trascina da una parte sola, e che chi cerca il consenso si lascerà trascinare facilmente, cavalcando l’onda.  

Berlusconi è un maestro in quest’arte: ha bisogno di consensi come l’aria, ha bisogno di contare al tavolo delle trattative e non può rompere con Renzi per quisquilie che non lo interessano, non l’hanno mai interessato. Scontato ricordare che è sempre stato libertino, oltre che liberale. 

Feltri è in linea con quel che ha sempre detto e scritto, fino al cinismo, semmai alla Pascale, con le chiacchiere su di lei, avrebbe giovato una posizione più defilata. Forza Italia discuterà al suo interno, decidano quel che vogliono. 

L’attuale presidente del Consiglio non ha mai fatto mistero di dire come si colloca, su queste questioni, e nessuno sembra preoccuparsene troppo: gode di buona stampa, e fervorosi applausi. Nessuno scandalo o sarcasmo moralista in una sinistra che su questi temi ha sempre piegato il capo alla disciplina di partito. Né in quel che resta di una destra moderata, che non ha l’appalto dei temi cosiddetti etici, perché innanzitutto etici non sono. Sono argomenti che devono muovere il singolo, in totale libertà di coscienza. 

Chi ritiene, per la concezione che ha della famiglia, che l’unanimismo si possa scalfire, ha da lavorare terra a terra, con i ragazzi, prima di tutto, nelle scuole, nelle università, insegnando filosofia o diritto, nelle parrocchie, se le frequenta, nei giornali, e sì, anche in politica, se fa politica. Senza amarezze, senza scandalo. Si vince comunque, con l’incontro, la testimonianza, la certezza ancorata alla ragionevolezza.