La riforma del Senato approda in aula con una giornata segnata dai dibattiti fiume. Il Movimento 5 Stelle ha tentato il blitz presentando le questioni pregiudiziali di costituzionalità, ma i partiti che sostengono la riforma (quelli di governo più Lega nord e Forza Italia) le hanno respinte. “Non sfugge a nessuno di noi il rilievo e la portata modificativa di questa riforma. Senza dubbio la più significativa dall’inizio della storia repubblicana per quello che riguarda il Parlamento”, ha osservato Anna Finocchiaro, relatrice del disegno di legge e presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato. Per Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera, “la vera incognita per l’approvazione della riforma del Senato è la sentenza sul caso Ruby attesa per il 18 luglio”.
Quali sono le chance che la riforma del Senato arrivi in porto così come è entrata?
La riforma del Senato ha notevoli chance di essere approvata da Palazzo Madama così com’è entrata, in tempi molto brevi e nella sua sostanziale integrità. Non dimentichiamoci però che il meccanismo della riforma costituzionale prevede l’approvazione in seconda lettura. C’è una sola possibilità che i senatori non approvino la riforma, e cioè che ci siano sorprese con il voto segreto sull’articolo 57 relativo alla nuova elettività di Palazzo Madama. A parte questa eventualità, i malpancisti di Pd e Forza Italia sommati al M5S non saranno in grado di bloccare questa legge.
Se non si ottenessero i due terzi dei voti che cosa accadrà?
La Costituzione prevede che si vada al referendum, ma non credo che ciò sarà un problema per Renzi. L’opinione pubblica non è favorevole a una conservazione del Senato così com’è, e oltretutto questo si trasformerebbe in una consacrazione popolare delle scelte del presidente del Consiglio.
L’accordo con Forza Italia terrà?
Sì, perché Berlusconi controlla ancora la maggioranza di Forza Italia. Nel suo partito c’è un manipolo di dissidenti, il cui numero però stando all’attuale conta non è sufficiente a fare prevalere i no neanche se sommati a grillini e ai senatori del Pd che appoggiano la posizione espressa da Vannino Chiti.
Un’eventuale condanna di Berlusconi sul Caso Ruby bloccherebbe la riforma del Senato?
Questo può essere. La reazione di Berlusconi in questo caso sarebbe imprevedibile. Un’altra condanna sarebbe una rivoluzione, perché se la Cassazione confermasse la sentenza d’appello a quel punto per Berlusconi scatterebbero gli arresti domiciliari. E’ difficile dire a quel punto quali meccanismi di autodifesa o di ribellione potrebbero scattare. Per il momento Berlusconi può ancora dire: “Sono stato condannato, ma io mi intesto le riforme costituzionali e faccio il padre della patria”.
E se dovesse essere condannato anche per il caso Ruby?
Tutto diventerebbe molto più problematico. I domiciliari sono pur sempre arresti e l’agibilità politica di Berlusconi sarebbe ridotta a zero. A quel punto il Cavaliere potrebbe ripartire con gran forza sulla questione della grazia, e se Napolitano dovesse dire no potrebbe anche essere tentato di fare saltare tutto. Attenzione quindi, perché il 18 luglio potrebbe cambiare il clima.
Infine una valutazione anche sull’incontro tra Renzi e l’M5S. E’ politica reale o sono solo schermaglie?
Non sono schermaglie ma un incontro con una sua logica, e che può avere un significato non indifferente. Grillo è stato molto abile e intelligente, perché la questione delle preferenze è molto delicata. Il leader del M5S in questo modo riesce ad avere un grande favore all’interno dell’opinione pubblica, e anche tra i parlamentari del Pd c’è molta sensibilità su questo tema sul quale peraltro è intervenuto anche Alfano. Per Berlusconi l’incontro tra Renzi e l’M5S potrebbe essere una complicazione, perché rappresenta l’apertura di un secondo forno. Renzi può sempre dire al leader di Forza Italia che sulle riforme può cambiare cavallo. Finora senza Berlusconi non si potevano fare le riforme, ora quantomeno a livello teorico si potrebbero fare anche con Grillo.
(Pietro Vernizzi)