Oggi, dopo tre mesi di lavoro in Commissione Affari costituzionali, l’aula di Palazzo Madama inizierà a votare il ddl di riforma del nuovo senato. Intanto Partito democratico e Movimento 5 Stelle fanno prove di intesa in vista del nuovo incontro in streaming che si terrà giovedì. Molti sono i punti in comune, anche se il vero nodo sarà, più del senato, la nuova legge elettorale, che Renzi vuole approvare entro l’anno. Berlusconi ieri ha riunito i suoi e ha dato la linea: non sono esattamente le rifrome che volevamo, ma siamo in minoranza e a Renzi non c’è alternativa. Intanto, i dissidenti continuano la loro battaglia. Come osserva il costituzionalista Stelio Mangiameli, “il renzismo ha un credito – ingiustificato – che il berlusconismo non ha mai avuto”. E il premier lo sta sfruttando fino in fondo.
Professore, come le sembra il nuovo senato? Renzi ha detto che “stiamo andando verso il modello tedesco”. E’ così?
Bisogna distinguere tra il testo presentato dal Governo Renzi e quello proposto dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato (Finocchiaro-Calderoli). Il modello del Governo somigliava vagamente, ma molto vagamente, al Bundesrat tedesco e aveva una pletora di gente al suo interno (sindaci e nominati dal presidente della Repubblica) che nulla hanno a che fare con le Regioni.
E adesso?
Nel modello uscito dalla Commissione, i sindaci e i nominati del presidente della Repubblica sono diminuiti anche sensibilmente, non vi sono più i presidenti delle Regioni, ma solo i consiglieri regionali, anche se i presidenti delle Regioni sono sempre membri dei rispettivi consigli. Tuttavia, pure in questa nuova formazione non si avverte il senso della rappresentanza territoriale/regionale, in quanto è prevalente l’appartenenza politica ai partiti, e saranno loro a decidere chi andrà in Senato.
Cosa può dire allora dei suoi compiti?
In realtà, il Senato resta debole, oltre che nella rappresentanza, anche nel ruolo, dal momento che non appare capace di negoziare effettivamente a favore delle Regioni, per via dei procedimenti legislativi previsti che marginalizzano la posizione del Senato e sono alquanto contraddittori, in quanto gli danno potere deliberativo per le leggi costituzionali e in poche altre materie, mentre per la legislazione che impatta sulle politiche pubbliche da realizzare nel territorio si limitano a conferire al Senato la possibilità di esprimere dei pareri.
La pattuglia trasversale che lotta per il senato elettivo propone qualcosa di realistico? O la situazione è ormai compromessa?
Il Senato elettivo è presente negli Stati Uniti, dove si pratica nel procedimento legislativo un bicameralismo perfetto. Si tratta di una scelta politica, quella del Senato elettivo, compiuta con il XVII emendamento che andava nella direzione di aumentare il grado di democrazia degli Stati Uniti che sono il modello federale per eccellenza. Basterebbe questo per considerare come ammissibile l’idea di un Senato elettivo e di un buon regionalismo.
Ma non è il caso italiano.
Infatti. Da noi si vuole ridurre la democrazia e si vogliono indebolire i governi regionali e locali. In Italia la democrazia territoriale sembra passata di moda e anche la democrazia politica, quella della comunità nazionale, appare in crisi profonda.
Sulla base di quali elementi fa un’affermazione così grave?
Non vede? Il Parlamento nazionale è tanto pletorico quanto inutile: le leggi le fa il Governo con i decreti-legge e con i decreti legislativi e quella che siede in Parlamento nei diversi partiti si fa fatica a considerarla una vera classe politica: è un insieme di nominati, in genere impreparati e ossequiosi del principe di turno. Basti vedere quanti bersaniani e lettiani si sono scoperti improvvisamente un’anima renziana.
Renzi e Grillo ora si parlano. Sembrano convenire sulla non immunità per i futuri senatori e sul sistema elettorale, a proposito del quale discutono di soglie e premi (alla coalizione o alla lista). Che ne pensa?
L’immunità i futuri senatori la dovrebbero avere non in quanto senatori, ma in quanto consiglieri regionali, ma comprendere questo sarebbe troppo per la classe politica italiana e portare esempi di diritto costituzionale comparato è anche inutile. Come si possono spiegare certe cose ai geni della politica italiana? Quanto all’accordo tra Grillo e Renzi sulla legge elettorale mi sembra disvelare pienamente ciò che c’è dietro ad un movimento come il M5S, e cioè che si è trattato di un movimento buono per congelare i voti di protesta.
E adesso?
E adesso il regista sta organizzando il travaso sul “nuovo attore”; una prima parte del travaso è stata effettuata con le elezioni europee; forse una seconda parte di voti sarà travasata nelle prossime elezioni politiche, quelle nelle quali si misurerà realmente il consenso e il successo di Renzi. Un leader politico vero (l’Italia sembra al momento non averne) non dichiara di prendere il Maalox il giorno dopo le elezioni europee, dà un commento politico serio del risultato e dice esattamente cosa pensa di fare.
Lei aveva già detto su queste pagine che l’Italicum è incostituzionale. Secondo lei, alla luce delle modifiche di cui si sta parlando, è emendabile?
Certamente è emendabile. Il disegno di legge si può riportare a criteri corretti e soprattutto che inducano alla responsabilità i partiti politici. Basterebbe prevedere che, se non si raggiunge la soglia, non si distribuisce il premio e che per essere eletti deputati occorre raccogliere consensi con il voto di preferenza. Ma non mi sembra questo il caso e la circostanza che l’Italicum abbia oggi di fatto l’adesione del M5S è grave soprattutto per i cittadini che avevano votato Grillo, sperando di alimentare un circuito democratico.
Renzi continua a ripetere che il sistema elettorale deve restituire un chiaro vincitore, sul resto si può discutere.
La teoria che si deve sapere chi vince, usata da Renzi, è una distorsione del principio democratico (vince chi ha la maggioranza dei voti, sic!) e sarà fonte di gravi irresponsabilità. Chiunque comprende che una cosa è governare con il 37/40 per cento dei voti e un premio del 15 per cento; un’altra avere la maggioranza assoluta dei seggi e più alla Camera dei deputati con qualsiasi percentuale anche del 20 per cento dei voti. Poco importa se ottenuta in una votazione di ballottaggio. Neppure il fascismo con la legge Acerbo osò tanto.
La Consulta boccerà di nuovo l’Italicum?
Dubito che la nuova legge elettorale verrà giudicata dalla Consulta, almeno nel breve periodo, e dubito persino che la Corte la sanzionerebbe. Il renzismo ha un credito sociale (ingiustificato) che il berlusconismo non ha mai avuto.
Renato Brunetta: “un Berlusconi riformatore è anche un Berlusconi innocente, le due cose vanno insieme”.
Niente affatto. Non vanno insieme e se ne accorgerà Berlusconi per primo a sue spese. Dopo Milano, c’è Bari e poi ancora Napoli. Del resto, Berlusconi ha giocato male le sue carte quando era potente e adesso sembra che sia troppo tardi.
Troppo tardi per cosa?
Chi sta giocando la vera partita in Italia, la cui posta è ben altra, aveva sperato in Berlusconi, ma ha cambiato opinione e l’appoggio che Berlusconi dà ora a Renzi non appare sufficiente a renderlo immune. Solo il popolo potrebbe salvare Berlusconi, ma anche quello sembra averlo abbandonato, né i suoi legionari sono in grado di tenere le truppe, anzi…
È per questo che ora Renzi ha ammesso al gioco M5S? Per fare a meno di Berlusconi?
Secondo me non c’è nessun rientro in scena di Grillo; se proprio devo essere sincero, vedo un Grillo che si prepara a lasciare la politica (ampiamente ricompensato dei sacrifici fatti) e un M5S totalmente nel caos; alcuni deputati e senatori del M5S forse continueranno a fare politica, ma la maggior parte dei deputati e dei senatori del Movimento, così come sono arrivati alle cariche, le perderanno, e amen.
Addirittura. E Renzi?
Anche per Renzi vale lo stesso e i voti che gli sono stati elargiti, possono essergli tolti; non è lui che include gli altri e le sue riforme sembrano non servire al Paese: il debito sale, l’economia ristagna e i poveri aumentano.
Cosa pensa delle critiche di “autoritarismo” di varia provenienza che piovono su Renzi?
Questo può essere il merito storico di Renzi: avere diminuito la democrazia e le garanzie, già di per sé poste a un livello molto basso. L’Italia è sempre stato problematicamente un paese democratico: i partiti-chiesa, la mancanza del senso civico, i servizi segreti deviati, le mafie, il terrorismo, la corruzione politica, la magistratura politicizzata, eccetera. Non siamo da tempo un modello di democrazia o di Stato di diritto.
Lei appare sempre più pessimista. Dove stiamo andando?
Non sono un veggente; da scienziato sociale mi limito a constatare quello che accade, avendo come parametri di giudizio alcuni principi (pochi per il vero) del moderno costituzionalismo. In ogni caso, la fine non è vicina, ma l’agonia del declino potrebbe essere ancora lunga. Mi dispiace, ma per essere ottimisti, fino in fondo, la volontà da sola non basta.