“Se ci saranno dei dettagli da correggere siamo ancora in tempo, ma il compromesso raggiunto lo riteniamo già valido. Può reggere la prova dell’aula anche così com’è”. Angelino Alfano, ministro dell’Interno e leader del Nuovo Centro Destra, ha promosso così la riforma del Senato che in questi giorni sta affrontando il fuoco di fila dei dissidenti, capeggiati a sinistra da Vannino Chiti e a destra da Augusto Minzolini. Per Ncd però la linea del governo può tenere, mentre occorrerà una battaglia per far entrare le preferenze nella nuova legge elettorale. Ne abbiamo parlato con Maurizio Sacconi, senatore del Nuovo Centro Destra.
Per quali motivi Ncd ha dato il suo pieno sostegno alla riforma del Senato?
E’ una riforma che semplifica il processo decisionale della nostra democrazia, che è invocato da decenni, in quanto manifestamente lento nella capacità di regolare le tante complessità e novità del nostro tempo. Da almeno 30 anni parliamo di una grande riforma che deve avere la caratteristica di superare il nostro bicameralismo perfetto. Non possiamo quindi non auspicarne la più rapida approvazione.
Che cosa ne pensa invece della riforma del Titolo V?
Il nuovo testo corregge la sciagurata riforma costituzionale del 2001, che fu approvata con un ristretto margine di consenso parlamentare dal centrosinistra alla vigilia della vittoria elettorale del centrodestra. Essa ha determinato una confusione istituzionale e un indebolimento dello Stato unitario. Oggi la nuova riforma, sia pure bisognosa di ulteriori integrazioni oggetto dei nostri emendamenti, corregge l’albero storto del federalismo.
Qual è stato il contributo di Ncd a questa riforma?
Per quanto ci riguarda siamo orgogliosi di avere introdotto i costi e i fabbisogni standard, cioè quelli tendenzialmente più efficienti tra quelli praticati. In questo modo faremo sì che Regioni e Comuni non abbiano una sovranità illimitata, ma piuttosto limitata dall’equilibrio strutturale dei loro bilanci e dall’interesse nazionale. Il primato di quest’ultimo deve affermarsi ogni qualvolta sono messi in discussione principi fondamentali del nostro ordinamento, come la parità dei cittadini della Repubblica in termini di diritti e di accesso alle prestazioni.
Per il ministro Boschi, una volta approvata la riforma del Senato si inizierà a parlare di presidenzialismo. Lei che cosa ne pensa?
Il presidenzialismo è il naturale sviluppo di questa riforma. In particolare Ncd si è dato l’obiettivo di operare per ricostruire la coesione della nazione e l’unità dello Stato, superando i tanti processi di disgregazione che si sono determinati negli ultimi anni. Questo ci porta nel breve termine a proporre il trasferimento di alcune competenze dalle Regioni allo Stato, come l’ambiente, il lavoro e la protezione civile. E ci porta a chiedere nella Carta costituzionale il potere da parte dello Stato di commissariare Regioni e Comuni quando viene meno l’equilibrio strutturale dei loro bilanci. Allo stesso modo ci porta ad affermare il principio di sussidiarietà secondo il quale tutti i servizi pubblici locali devono essere affidati a privati sulla base di gare trasparenti in luogo della gestione pubblica qualora questa si riveli inefficiente.
Per Alfano Ncd non rinuncerà alle preferenze alla Camera. E’ un obiettivo realizzabile?
La legge elettorale ha il compito di riconciliare la società con le istituzioni. A questo scopo le preferenze rappresentano uno strumento importante, perché aumentano la capacità dei cittadini e ragionevolmente incoraggiano la partecipazione al voto. Non possono essere le temute patologie la ragione per cui si debba diffidare del popolo e non consegnare nelle sue mani il potere di scegliere gli eletti.
C’è ancora tempo per introdurre le preferenze nella legge elettorale?
Assolutamente sì, e sono anche ottimista.
Nel momento in cui Renzi dialoga con Berlusconi e con Grillo, quale peso contrattuale conserva Ncd?
Il peso contrattuale di Ncd è quello di una forza necessaria di maggioranza, alternativa al Pd ma utile allo stesso presidente del consiglio se vuole realizzare ciò che promette. Noi siamo una destra diversa in quanto l’altra destra si va caratterizzando per il suo scetticismo non solo nei confronti dell’Europa, ma anche nei confronti della nazione e dei suoi principi tradizionali. Noi siamo una destra che invece è saldamente ancorata ai principi della tradizione, una destra volitiva, che vuole il coraggioso ampliamento dell’Europa per farne veicolo di pace e sviluppo in una grande area del mondo, che difende con determinazione i valori della vita e della famiglia, che vuole uno Stato essenziale ma autorevole, che opera per una società libera e responsabile.
(Pietro Vernizzi)