“Renzi potrebbe effettivamente approvare la riforma del Senato con Forza Italia e la legge elettorale con il M5S, anche se è tutto da vedere che Berlusconi sia così allocco da cascarci”. E’ l’osservazione di Mattia Feltri, giornalista de La Stampa, dopo l’incontro di Renzi con il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, e con gli altri esponenti del Movimento 5 Stelle. “L’incontro è andato bene, abbiamo avuto aperture su molti punti, per esempio sul ballottaggio”, è stato il commento a caldo del premier Renzi, che poi ha aggiunto riferendosi ai Cinque Stelle: “Sulla riforma del Senato riconoscono che non c’è deriva autoritaria. Il problema è se Di Maio li porta tutti. Vediamo che succede al loro interno”.



Renzi e M5S riusciranno a stringere un accordo sulle preferenze?

Un accordo sulle preferenze è difficile perché Berlusconi non le vuole. Anche se la legge elettorale proposta dal M5S è molto efficace. Prevede il proporzionale al primo turno e il ballottaggio al secondo, con un modello molto simile alla legge elettorale dei sindaci e che potrebbe preludere a un presidenzialismo alla francese. La difficoltà però sta nel trovare una sintesi anche con le altre forze politiche.



Anche il Nuovo Centro Destra appoggia le preferenze. Un cambio di cavallo è ancora possibile?

Renzi può cambiare cavallo, abbandonare Berlusconi alla sua sorte e fare la riforma della legge elettorale con il M5S. A quel punto però il grande interrogativo è con chi potrebbe fare la riforma del Senato. Non è un caso che ieri Renzi abbia detto furbescamente: “Adesso portiamo a casa la riforma del Senato e poi ci rivediamo per fare la legge elettorale”. Una riforma del Senato con Forza Italia e una legge elettorale Grillo è quindi effettivamente possibile.

Oggi è attesa la sentenza sul caso Ruby. L’incontro Pd-M5s si inserisce anche in questo contesto?



Ritengo che si tratti di una coincidenza e che non ci siano dei collegamenti specifici. Il vero dato politico è un altro, e cioè che il M5S è sceso dal tetto politico di Montecitorio. Un anno fa i Cinque Stelle avevano risposto all’invito di Bersani dicendo “Non possiamo perché siamo a Ballarò”. Con Letta non si era neanche ipotizzato un incontro, mentre lo scorso febbraio era stata addirittura una pagliacciata. Grillo si era recato in auto da Viareggio a Roma solo per dire a Renzi: “Non voglio parlare con te perché sei un burattino delle banche”. Fino a poco tempo fa il M5S occupava il tetto di Montecitorio, adesso con il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, il movimento si presenta alla discussione e addirittura ha un atteggiamento più istituzionale di Renzi che invece arriva scamiciato, guarda Twitter e fa delle battute non proprio riuscite. Il tipo di opposizione inseguito in precedenza dal M5S non serviva al Parlamento e non serviva neanche a loro, perché poi alle Europee hanno perso dei voti. Ora se ne sono resi conto e hanno cambiato atteggiamento.

Un M5S che fa delle proposte costruttive è un’utopia?

No, non è un’utopia, è quanto è avvenuto ieri. I Cinque Stelle non hanno fatto delle proposte fuori dal mondo, hanno chiesto un proporzionale, hanno discusso di sanità, si sono impuntati sulla questione dell’immunità. In questo modo gli esponenti dell’M5S vanno da Renzi e facendogli delle proposte concrete riconoscono una leadership che dall’inizio della legislatura non avevano mai riconosciuto a nessun altro capo del governo.

 

Insomma è una vera svolta?

Sì, anche durante il dibattito degli ultimi giorni i senatori dell’M5S avevano ricordato che Renzi non è legittimato perché non è stato votato da nessuno. Il fatto che ci sia stato questo incontro fa registrare uno smarcamento dei Cinque Stelle rispetto ai precedenti comportamenti propagandistici, in favore di nuovi e più interessanti comportamenti pragmatici.

 

(Pietro Vernizzi)