“Le proposte del M5S sulla legge elettorale contengono gli stessi difetti dell’Italicum. Non posso però evitare di esprimere alcune perplessità sul modo in cui i portavoce del M5S hanno aperto la trattativa e poi l’hanno continuata”. Il professor Paolo Becchi, filosofo del diritto vicino al Movimento 5 Stelle, non lesina le critiche sui contenuti dell’incontro tra i parlamentari grillini e il premier Matteo Renzi. Un incontro commentato così da Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd: “Non bisogna rallentare il cammino delle riforme. Su questo punto abbiamo ascoltato, nel corso dell’incontro, buoni propositi dal M5S che mal si conciliano, ad esempio, con la richiesta fatta oggi al Senato di rimandare a settembre l’esame della riforma costituzionale. Se il tema è scrivere le regole insieme noi ci siamo, se l’obiettivo è rallentare il cambiamento, il Pd andrà avanti sulla sua strada”. “Sono in un ristorante con degli amici di fronte a un’anguilla meravigliosa, ma non posso esimermi dal dire la mia su un tema così delicato”, esordisce il professor Becchi.



Professore, come valuta i contenuti dell’incontro tra Renzi e il M5S?

Ritengo un fatto positivo che la trattativa vada avanti, bisogna però stare attenti a non perdere i valori fondamentali del movimento. Sarà poi la rete a dover ratificare qualsiasi decisione. Le esprimo però quella che è un’obiezione a titolo del tutto personale.



Che cosa non la convince?

La proposta avanzata dal M5S di un proporzionale puro al primo turno e poi di un ballottaggio al secondo turno con l’attribuzione del 52% alla lista che vince, e non alla prima coalizione, rischia di essere incostituzionale non meno dell’Italicum. Se abbiamo un sistema proporzionale puro e si presentano tutte le forze politiche, questa è una cosa più che democratica. Se però arrivano al secondo turno liste con il 15-16% dei voti, non possono balzare al 52% dei seggi.

Lei ritiene che questo premio senza stabilire una soglia risulti eccessivo?

Il criterio della stabilità è confermato, ma quello della rappresentatività no. La risposta del M5S a Renzi non risolve dunque i problemi posti dalla Corte costituzionale in relazione al fatto che il voto deve essere comunque rappresentativo.



E quindi?

Non posso evitare di esprimere alcune perplessità sul modo in cui i portavoce del M5S hanno aperto la trattativa e poi l’hanno continuata. Una legge elettorale oggi dovrebbe rispettare i due criteri stabiliti dalla Corte costituzionale, che ha detto no alle liste bloccate e ha invitato a stabilire una soglia per il premio di maggioranza. Questi criteri non sono rispettati né dall’Italicum né dalla proposta del M5S.

Lei che cosa ne pensa delle preferenze?

Le preferenze sono necessarie, la Consulta ha detto chiaramente che le liste bloccate non sono ammissibili perché creano un vuoto di rappresentatività. Su questo il M5S ha ragione.

 

Che cosa cambia dal punto di vista politico con l’assoluzione di Berlusconi per il caso Ruby?

Dopo questa sentenza Berlusconi si darà ancora più da fare per autodistruggersi politicamente. Darà cioè un’adesione totale al programma di Renzi, e avremo un renzismo che dominerà dopo 20 anni di berlusconismo. L’unica opposizione e l’unica forza di resistenza può essere soltanto il M5S. Al momento l’assoluzione sul caso Ruby, per quanto paradossale possa sembrare, è la fine del berlusconismo e l’affermazione del renzismo. A questo punto Berlusconi non potrà che confermare quella linea delle riforme che è già stata inaugurata.

 

Quali saranno le conseguenze?

Passerà questa riforma demenziale del Senato, e vedremo poi che cosa accadrà per quanto riguarda la legge elettorale anche in base alle trattative con il M5S. Non sono d’accordo con quanti dicono che ci stiamo avvicinando a una dittatura; stiamo entrando in un periodo post-democratico, questo sì.

 

(Pietro Vernizzi)

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