Una riforma della giustizia articolata in dodici punti. E’ quanto ha annunciato Matteo Renzi, capo del governo italiano, a conclusione del Consiglio dei ministri di ieri. Il presidente del consiglio ha spiegato che “per due mesi vogliamo discutere della giustizia in modo non ideologico”, a partire dalla proposta di un “Csm dove si avanzi per meriti e non per correnti”. E ha aggiunto Renzi: “Sono 20 anni che sulla giustizia si litiga senza discutere. Noi vogliamo cambiare metodo e discutere nel merito e possibilmente senza litigare”. Ne abbiamo parlato con Gaetano Pecorella, avvocato penalista ed ex deputato per quattro legislature.



Renzi ha detto che d’ora in poi i magistrati faranno carriera in base ai meriti e non alle correnti. Che cosa ne pensa di questo invito?

Anche oggi da un punto di vista normativo gli avanzamenti di carriera dovrebbero avvenire in base ai meriti e non all’appartenenza alle correnti. Non vedo in che modo il governo possa trovare dei meccanismi per evitare che si formino determinate maggioranze che sono basate su valutazioni di merito, ma che poi hanno dietro un retroterra politico. Quello di Renzi mi sembra un libro dei sogni, cioè uno di quei messaggi rivolti all’opinione pubblica ma che poi concretamente non possono trovare una realizzazione attraverso regole.



Il governo vuole puntare al processo civile entro un anno. Come valuta questa promessa?

Sicuramente tutto è possibile. Finché non si vedono le soluzioni dal punto di vista della riforma legislativa, sono solo annunci ovvi. Con tutto il rispetto della buona volontà del premier, tutti vorrebbero che il processo civile durasse solo un anno. Non è che qualcuno possa presentarsi e dire “Noi vogliamo farlo durare dieci anni”. Quella di una significativa velocizzazione è una speranza che tutti i civilisti hanno da diverso tempo, bisogna però vedere come fare sì che il processo duri soltanto un anno.



La riforma della giustizia di Renzi tocca i veri nodi da sciogliere?

La riforma della giustizia di Renzi è un libro dei sogni. Chiunque vorrebbe che i processi civili durassero solo un anno, che la privacy fosse tutelata, che il Csm fosse diversamente organizzato. Al di là delle buone intenzioni, quelle di Renzi sono però proposte sulle quali da anni si stanno scontrando Berlusconi e la sinistra. Mancano però proposte semplici e concrete in base a cui si possa capire che cosa vuole fare il governo.

Secondo lei che cosa andrebbe fatto?

Nel campo della giustizia penale ci sono moltissime cose che si possono fare senza stravolgere il sistema, a partire dal fatto di allargare il patteggiamento così da consentirlo per tutti i reati e per tutte le pene come negli Stati Uniti. Un’altra proposta per ridurre il carcere è la cauzione di buona condotta, che può essere concessa a discrezione del giudice. Tra l’altro la cauzione garantisce non solo che l’imputato non fugga, ma anche che poi pagherà le spese di giustizia. Vanno inoltre ridotte le ipotesi di ricorso in Cassazione.

 

Una riforma della giustizia porterà Renzi a uno scontro con la magistratura?

Inevitabilmente come ogni potere la magistratura cerca di salvare le sue prerogative. Attaccare le correnti certamente non fa piacere a una magistratura così fortemente politicizzata, cioè divisa in fazioni. Introdurre la responsabilità diretta del giudice è un altro aspetto di possibile conflitto, perché nessuno vuole essere oggetto di possibili sanzioni. Non è però questo il terreno su cui cambiare la giustizia, si può benissimo introdurre una riforma senza per questo arrivare a uno scontro con la magistratura.

 

(Pietro Vernizzi)