“C’è un gruppo di persone che dice no da sempre. E noi, senza urlare, diciamo sì. Piaccia o non piaccia, le riforme le faremo”. Sono le parole del presidente del consiglio, Matteo Renzi, intervistato dal giornalista americano Alan Friedman. Nel momento in cui Banca d’Italia, Confindustria e Fmi hanno rivisto al ribasso le stime sulla crescita del Pil italiano nel 2014, il premier Renzi minaccia di indire elezioni anticipate se il Senato non approverà in prima lettura la riforma prima della pausa estiva. In molti si chiedono se sia un caso che il capo del governo parli di elezioni anticipate proprio adesso. Ne abbiamo parlato con il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze ed editorialista di testate nazionali.
Partiamo dall’Fmi che ha rivisto al ribasso le stime sul Pil italiano. Come valuta questo dato?
L’attuale scenario dell’economia italiana è stato voluto dalla Germania e subito dopo dalla Bce. L’Italia non ha fatto né la riforma del mercato del lavoro né nessuna altra riforma, ed è stata punita con il rinvio a ottobre dell’espansione economica, quando converrà a Berlino. E perché? Ma perché l’Italia non ha fatto i compiti a casa. L’anno prossimo, con o senza riforma del mercato del lavoro, l’Italia subirà o gestirà una ripresa che naturalmente potrà essere più o meno buona, ma che riguarderà l’Europa nel suo complesso. A guidarla saranno la Germania e la Spagna, in quanto quest’ultimo è il Paese che ha introdotto maggiori riforme.
Alla luce di questo scenario generale, a Renzi conviene andare alle elezioni anticipate a settembre?
Elezioni anticipate a settembre per Renzi sarebbero una tragedia. C’è una difficoltà a mettere a posto i conti pubblici del 2014, in un momento in cui l’economia italiana non è in espansione. Quando il premier minaccia di andare subito al voto, la sua è un’arma spuntata.
E allora perché minaccia di mandare tutti a casa?
Se Renzi non si rende conto del fatto che con un voto a settembre le elezioni gli andrebbero male, è un problema suo. Il governo in carica dovrebbe prorogare gli 80 euro, ma non avrà la crescita prevista su quest’anno. Quindi è difficile che compia adesso una previsione sulla crescita dell’anno prossimo che per il momento ancora non c’è. Finora si prevedeva una crescita dello 0,5-0,7% nel 2014 e dell’1,5% nel 2015. Se si rivedono al ribasso le stime per quest’anno, è difficile per Renzi sostenere in sede Ue che quelle dell’anno prossimo resteranno invariate.
Lei si aspetta che sarà necessaria una manovra aggiuntiva?
Se il nostro governo non dimostra che l’anno prossimo sarà in grado di fare le riforme, si troverà nelle condizioni di doverla fare. Anche se la ripresa dell’anno prossimo è uguale a quella che si era stimata, non si somma allo 0,5% bensì allo 0,3% di quest’anno. Non vedo quindi come in settembre si potrà evitare una manovra aggiuntiva o rinunciare agli 80 euro in busta paga.
Quali sono le conseguenze politiche di questa situazione?
L’andamento non favorevole delle previsioni economiche e il fatto che la ripresa europea si sposti sull’anno prossimo, ma non sia guidata dall’Italia bensì da Germania e Spagna, mette Renzi in una grande difficoltà qualora le elezioni si tenessero in settembre. Non dico che il Pd non possa vincere le elezioni, ma la sua leadership si rivelerà molto precaria. Non dimentichiamoci che Renzi indirebbe le elezioni per punire i parlamentari del Pd, e questo renderebbe la sua posizione ancora più incerta. Con un voto a settembre anche Forza Italia, artefice del patto con Renzi, andrebbe male mentre a guadagnare voti sarebbero il M5S, la Lega nord e Fratelli d’Italia. Nel frattempo Renzi non avrebbe i tempi tecnici per fare passare la riforma del Senato, e quindi andrebbe al voto senza nessun risultato concreto da presentare agli elettori.
(Pietro Vernizzi)