“E’ evidente che non potrà essere Silvio Berlusconi il nuovo candidato alle prossime elezioni”. Lo ha affermato Giovanni Toti, parlando durante la rassegna culturale “Ponza d’Autore”. “Come verrà scelto il nuovo candidato premier? Probabilmente con lo strumento delle primarie – ha aggiunto Toti -, che non per forza però sono lo strumento migliore. Solo in Italia, dove i partiti sono pericolosamente delegittimati, per colpa loro, perché hanno dato pessimi esempi, le primarie sono viste come la panacea”. Ne abbiamo parlato con Mattia Feltri, giornalista de La Stampa.
Come valuta l’ipotesi di primarie del centrodestra per il nuovo candidato premier?
Primarie o non primarie, finché c’è Berlusconi il centrodestra è bloccato, e lo si potrà ricostruire soltanto quando non ci sarà più il Cavaliere. E’ vero che lui continua a essere quello che ha i voti, ma non ha più la capacità di fare vincere Forza Italia.
Che cosa accadrebbe al centrodestra senza Berlusconi?
A breve termine il centrodestra non ha comunque, chance di vincere, però sarebbe obbligata a uscire da questa eterna pubertà e decidere che cosa vuole fare da grande. All’inizio dovrebbe affrontare delle difficoltà, ma poi succederebbe qualcosa di più strutturale, con una prospettiva che attualmente non c’è. Il tentativo di creare una federazione è particolarmente complicato, perché per qualcuno e in particolare per Ncd la federazione si può fare solo se Berlusconi si ritira dal ruolo di grande capo della coalizione. Per il resto non c’era bisogno di Toti per dire che Berlusconi non sarà il candidato premier, bastava la legge Severino.
Qual è il progetto di Berlusconi per ridisegnare l’area dei moderati?
Berlusconi non ha nessun progetto innovativo, ciò che ha in mente è soltanto qualcosa di già visto. La lettera che ha inviato a tutti sperando di lanciare la federazione del centrodestra è l’emblema del nulla. Il Cavaliere è stato assolto per il caso Ruby, ma anche lui non può durare in eterno. Ora punta a riproporre lo stesso schema che, per sua stessa ammissione, dal 1994 gli ha permesso di vincere e che gli ha impedito di governare. Berlusconi ha spiegato innumerevoli volte che non è riuscito a fare le riforme che voleva perché era sempre ostaggio dei suoi alleati.
Allora perché Berlusconi ha voluto l’Italicum che lo costringe a riproporre questo schema?
Con l’Italicum Berlusconi si mangia i voti di eventuali alleati, perché con la soglia di sbarramento all’8% se arriva secondo va al ballottaggio con i voti di altri partiti. E’ probabile infatti che Ncd, Lega nord e Fratelli d’Italia si fermeranno tutti al 4-5%.
E quindi?
Quindi è chiaro perché a Berlusconi piace l’Italicum, ma su questi presupposti è altamente improbabile che si possa fare la federazione. Non vedo perché Alfano se ne debba andare da Forza Italia per poi regalare i voti a Berlusconi. Questo è dunque uno dei molti nodi che impediscono la riunificazione dell’area dei moderati. Altro sarebbe se Berlusconi si facesse effettivamente da parte, e allora il centrodestra potrebbe rimettersi insieme con delle primarie e vedere poi che cosa porterà a casa. Dovrebbe essere un ragionamento a lungo termine, che però non viene fatto perché si resta legati a quello schema ventennale.
Con l’accordo del Nazareno Berlusconi potrebbe anche avere in mente una via d’uscita onorevole?
Berlusconi si è sempre sentito l’uomo della Provvidenza, e finire la sua carriera politica come evasore fiscale e corruttore di minorenni sarebbe stato disastroso. Ha partecipato a queste riforme perché era un modo per mettere la sua firma sulla vita politica italiana della Terza Repubblica. Ora che è stato assolto nel processo Ruby, è incentivato ad andare avanti su questa strada. L’obiettivo è questo, anche se Berlusconi ha già fatto il suo tempo e non so quanto lui stesso abbia presente questo passaggio.
(Pietro Vernizzi)