“Dalla vostra capacità di tenuta dipende molto del futuro dell’Italia. Siamo chiamati a una grande responsabilità: non la sprecheremo”. Lo scrive il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in una lettera ai senatori della maggioranza. Questa settimana sarà decisiva per la riforma di Palazzo Madama, e per il premier “stiamo realizzando un’impresa. Una legislatura nata con le difficoltà che ricordiamo può segnare una svolta nella storia repubblicana. La modifica costituzionale di cui state discutendo supera il bicameralismo perfetto, semplifica il processo legislativo, riequilibra il rapporto Stato Regioni, abolisce il Cnel, disegna uno Stato più efficace e semplice”. Ne abbiamo parlato con Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera.
Qual è il significato della lettera di Renzi ai senatori del Pd?
E’ giusto che il capo del governo si rivolga alla sua maggioranza parlamentare per sostenere un progetto di legge. Già è una stranezza che questo disegno di legge costituzionale sia governativo, perché generalmente i governi non si occupano delle riforme costituzionali. E’ pur vero che Renzi è anche il capo di una maggioranza parlamentare, e quindi è giusto che la richiami ad appoggiare un suo progetto. Renzi sta dando un’enorme importanza a questa riforma costituzionale, anche perché è l’unica grande riforma che può arrivare in porto in tempi compatibili con il suo crono-programma.
Questa è la settimana decisiva per la riforma del Senato. Lei che cosa si aspetta?
Mi aspetto l’avvio di una trattativa politica, o quantomeno la auspico. Al Senato c’è un problema politico, e non soltanto un gruppetto di sabotatori. L’opposizione al disegno di legge costituzionale è vasta e trasversale. Se c’è un problema politico va risolto con mezzi politici, e non regolamentari. Questi ultimi da soli non riusciranno mai a mettere fine al braccio di ferro, perché questo contingentamento è fatto solo per creare maggiore tensione nella maggioranza.
In che senso?
Se l’opposizione rimane compatta e combattiva, riuscirà a ottenere tempi più lunghi. Solo mantenere il numero legale al Senato comporta l’impegno quotidiano di almeno 150 parlamentari, e se è questo l’obiettivo risulta difficile andare avanti con questo braccio di ferro.
Che cosa intende dire affermando che questo problema va risolto con mezzi politici?
Occorre una duplice iniziativa. Una riguarda alcune modifiche alla riforma del Senato, sulle quali sono d’accordo anche i relatori. A ciò va aggiunto un collegamento con la riforma elettorale, sia per interesse di alcuni partiti come Sel, sia anche per una realtà di fatto.
In che modo le due riforme vanno collegate?
Non è la stessa cosa un Senato non elettivo, sapendo che c’è poi una Camera effettivamente elettiva. C’è quindi un nesso tra riforma elettorale e riforma del Senato. Ha ragione Chiti il quale all’inizio della discussione ha chiesto al governo di fare sapere fin dall’inizio che cosa cambierà della legge elettorale.
Nel frattempo Renzi e Berlusconi stanno pensando anche a elezioni anticipate come una via di fuga?
E’ un’ipotesi molto corrente nel dibattito politico. Sono d’accordo sul fatto che la situazione economica si sta aggravando, perché tutte le previsioni del governo non sono più valide. Anche i numeri dei conti pubblici potrebbero di conseguenza saltare. La crescita attesa non è arrivata, la ripresa non è ancora cominciata, e quindi la situazione è molto pesante. Non è escluso che a un certo punto Renzi possa dire che la situazione si è fatta così grave che ci vuole un altro Parlamento, più rispondente alla nuova realtà politica.
Quali sarebbero le conseguenze sul piano della politica economica?
Elezioni anticipate potrebbero rinviare una resa dei conti con l’Europa. Se in autunno si pone il problema di una manovra, si può anche rinviarla a primavera e nel frattempo fare le elezioni. Elezioni anticipate vorrebbero dire andare a votare con la legge elettorale uscita dalla sentenza della Consulta, e non penso che Renzi sia così felice di questa eventualità. Berlusconi può pensare che tutto sommato il Consultellum gli consegna il diritto di partecipare a una maggioranza di grande coalizione, ma non credo che Renzi abbia interesse a questa soluzione in quanto aspira a essere il protagonista unico della fase politica futura.
(Pietro Vernizzi)