“La scelta da parte di Renzi di privilegiare la riforma del Senato sulla legge elettorale e la riproposizione di diktat al posto di una trattativa aperta farà fallire qualsiasi dialogo con il Movimento 5 Stelle”. E’ la denuncia del professor Paolo Becchi, ideologo del M5S, dopo la lettera del presidente del consiglio, Matteo Renzi, con cui ha invitato i parlamentari grillini a collaborare per il bene dell’Italia. “Noi ci siamo. Senza la pretesa di aver ragione. Senza l’arroganza di fare da soli. Ma anche senza alibi e senza paura – le parole del premier -. Un mese fa, oltre il quaranta per cento degli italiani ci ha chiesto di cambiare l’Italia per cambiare l’Europa. Ci piacerebbe che potessimo farlo anche assieme a voi”.



Professor Becchi, su quali basi è possibile un accordo tra governo e M5S?

Il M5S si è reso conto che la cosa che era assolutamente da fare è la legge elettorale. Inizialmente sembrava una priorità anche per Renzi. Il M5S ha elaborato una proposta di legge attraverso la rete e i suoi portavoce, e ha invitato a discuterne insieme. La nostra proposta è una trattativa tra il principale partito di governo e il principale partito dell’ opposizione che non ha a che fare con accordi di governo. Si sa che alla fine può nascere anche un compromesso tra la proposta del M5S e quella del Pd.



Che cosa ne pensa della lettera di Renzi al M5S?

Quello che a mio avviso è grave è stata la scelta di Renzi di dirottare l’intera attenzione sul Senato. Questa decisione si è giustificata con il fatto che il premier è tutto preso dal voler portare a casa la riforma del Senato prima della pausa estiva dei lavori parlamentari. La conseguenza purtroppo è che una trattativa con il M5S mette sicuramente Renzi in difficoltà.

Come valuta il metodo seguito dal premier per rapportarsi al M5S?

Di fronte al M5S che aveva chiesto a Renzi un incontro, il premier ha risposto con una lettera in cui si chiede un sì o un no su determinati punti. Quando si pongono dei diktat non c’è più una trattativa. Perché ci sia una vera trattativa è necessario discutere singolarmente ciascuno dei punti in questione. Renzi ha condotto segretamente un dialogo con Forza Italia, e non si capisce perché si sia rifiutato di incontrarsi con il M5S. E’ legittima la risposta dei capigruppo del Movimento, che hanno rinnovato l’offerta di un incontro, rispetto a cui Renzi stesso aveva lasciato la porta aperta. Se ora, tutto preso com’è dalla riforma del Senato, Renzi vuole lasciare in secondo piano la legge elettorale se ne assumerà lui la responsabilità nei confronti del Paese.



Per Renzi la legge elettorale proposta dal M5S “istituzionalizza l’inciucio ex post”…

Non è assolutamente vero. Renzi non ha capito che il proporzionale proposto dal M5S utilizzando il metodo D’Hondt per la conta dei voti in realtà è già “maggioritario”. Proprio in questo modo è possibile evitare qualsiasi inciucio. Se Renzi otterrà il 41% alle prossime politiche, con la legge elettorale proposta dal M5S nella prossima legislatura il Pd potrà governare da solo. Si tratta infatti di un sistema proporzionale che non segue il modello tedesco bensì quello spagnolo.

 

Da dove nasce questa accusa alla vostra legge elettorale?

Quest’accusa rivolta al M5S significa semplicemente che Renzi non ha preso sul serio il modello scaturito dalle decisioni prese in rete. Il problema cui abbiamo cercato di dare una risposta è che volevamo trovare il modo di creare un sistema proporzionale che fosse in grado di garantire la governabilità. Se noi però insistiamo soltanto sulla governabilità, le conseguenze possono non essere positive. Avremo un capo del governo scelto attraverso le elezioni, un parlamento prono al presidente del consiglio, un Senato di nominati dal capo del governo. E questa la chiamiamo democrazia?

 

Quali saranno le conseguenze?

Di rappresentatività non avremo più niente, e andrà perso il ruolo di discussione che il parlamento dovrebbe sempre poter svolgere nei confronti delle decisioni del governo. Per non parlare del fatto che il Senato diventerà un luogo di corruzione. Se già oggi sindaci e presidenti delle Regioni sono in parte luoghi di corruzione, con la riforma del Senato questo sistema sarà garantito attraverso l’immunità.

 

(Pietro Vernizzi)