La regola del canguro è legittima e vale anche per le leggi costituzionali. Lo ha annunciato il presidente Pietro Grasso questa mattina, quando alla ripresa del dibattito le minoranze hanno ottenuto la sospensione dei lavori per permettere alla giunta di riunirsi e fare chiarezza e per dare un’interpretazione autentica sul metodo. Da qui l’annuncio di Grasso. Un’interpretazione diversa da quella prevista dalla Camera, che in una modifica del ’97, ha spiegato che la procedura non può essere utilizzata per i progetti di legge costituzionale. Così, quando il ddl di riforma del Senato arriverà a Montecitorio, il “canguro” non sarà applicato. Intanto nel pomeriggio l’aula di Palazzo Madama ha ripreso l’esame del ddl di riforma costituzionale, bocciando un emendamento di Augusto Minzolini (Fi), che riproponeva il bicameralismo e l’elezione del Senato a suffragio universale, come avviene oggi. È stato bocciato anche un altro emendamento, che proponeva l’abolizione del Senato dalla Costituzione, introducendo il monocameralismo. È stato presentato da Ncd.



Dopo la tagliola e la ghigliottina ecco il canguro. Tale regola prevede che tutti gli emendamenti di analogo contenuto vengano raggruppati: una volta approvato o bocciato il primo decadono tutti gli altri. In questo modo si eliminerebbe il 40% degli 8mila emendamenti sul ddl Boschi circa la riforma del Senato (solo ieri ne sono stati cancellati 1400 con sole cinque votazioni). Le opposizioni contestano l’applicazione di questo metodo su una questione di sommo rilievo quale la materia costituzionale. L’ondata di protesta per l’applicazione della regola del canguro ha portato alla sospensione dei lavori a Palazzo Madama così da consentire alla giunta per il regolamento di confrontarsi e fare chiarezza sulla norma stessa, ritenuta comunque legittima: con 10 voti a favore e 4 contrari la giunta ha stabilito il diritto di cittadinanza del “cangurro” come tecnica di accorpamento delle votazioni. I no sono di Sel, M5S e Lega Nord. I lavori dovrebbero riprendere alle 15.00.



Leggi anche

AUTONOMIA/ Parlamento al bivio tra Stato-Arlecchino e Stato-Pantalone