“Il governo ha scelto di investire tempo ed energie sulla riforma del Parlamento anziché sulle questioni fondamentali dell’economia”. Lo afferma sul suo sito web il senatore del Pd, Massimo Mucchetti, il quale aggiunge: “Al mondo interessa la politica che il governo fa. Le riforme sono tante e non si riassumono in quella del Senato se non nella comunicazione velinara. Le Renzinomics restano ancora tutte da scoprire. In loro assenza, mentre l’ economia vacilla e il rapporto debito/Pil rischia di arrivare al 140%, si profila all’orizzonte l’ombra della troika”. Abbiamo intervistato il senatore Mucchetti per chiedergli di approfondire le ragioni di queste sue osservazioni.



Senatore Mucchetti, qual è il rapporto tra le riforme istituzionali e quelle economiche?

Constato che nel mondo dell’economia delle imprese si allarga la preoccupazione per la focalizzazione dell’attività legislativa su una riforma certamente importante come quella del Parlamento, ma altrettanto certamente lontana dalle esigenze del rilancio dell’economia. All’economia servirebbe molto di più un governo capace di rendere esecutive le proprie decisioni. Soltanto il 3-4% delle leggi ha fatto navetta tra le due Camere, mentre ben 800 leggi e decreti attendono ancora i regolamenti di attuazione da parte del governo.



Questo non documenta appunto che il bicameralismo perfetto non funziona?

Se vogliamo parlare di una democrazia capace di decidere e di operare, di una democrazia governante, la questione non è il parlamento bensì il governo e la sua capacità di fare funzionare i suoi ministeri. Per fare questo ci vuole una qualità professionale dei ministri e una capacità politica del consiglio dei ministri nel suo complesso, in grado di far funzionar a sua voltae l’alta burocrazia.

Le regole Ue offrono al nostro governo lo spazio per intervenire in modo efficace?

Le regole Ue danno dei margini di flessibilità relativi, che possono essere allargati con la credibilità che il governo si conquista attraverso scelte anche difficili e impopolari. Constato che da quando si è insediato ai giorni nostri il governo ha varato ben poco di realmente effettivo.



Una riforma istituzionale produrrebbe benefici sul piano dell’immagine a livello europeo?

Con l’immagine non si sono mai pagati i conti della spesa. I conti della spesa si pagano avendo i soldi per farlo, e l’immagine non genera soldi bensì chiacchiere. La politica è fatta anche di immagine, ma se si riduce soltanto a questo abbiamo già dato con Berlusconi.

 

Quali sono le scelte impopolari che dovrebbe compiere il governo?

La prima necessità è una riforma del mercato del lavoro, che va fatta superando le vecchie incrostazioni. Per essere credibili da questo punto di vista bisogna anche sapere fare una politica industriale che dia uno sbocco alle imprese italiane di ogni dimensione. A ciò va aggiunta una politica energetica e una politica della giustizia che dia certezza del diritto nelle relazioni commerciali. Occorre certezza sui tempi di pagamento e sulla loro esecutività. E poi la riforma delle riforme sarebbe quella del Testo Unico Bancario del 1993 che ormai è diventato una camicia di forza per le banche. Sono materie complicate e difficili su cui c’è una totale latitanza del governo.

 

Di quale tipo di riforma del lavoro abbiamo bisogno secondo lei?

Condivido l’impostazione del senatore Ichino in materia, e il governo farebbe bene a farne tesoro. Confido nella saggezza del ministro Poletti, ma tengo anche presente che il nuovo lavoro non si crea soltanto riformando il mercato del lavoro. Si crea facendo una politica economica e industriale nuove e all’altezza dei tempi.

 

Renzi enfatizza la riforma del Senato per mascherare la sua incapacità nell’affrontare i problemi dell’economia?

Mi auguro che lei non abbia ragione.

 

Davvero all’orizzonte dell’Italia c’è la Troika?

Se il governo non riesce a fornire le risposte che deve, con l’economia sull’orlo della recessione, poi la Troika arriva.

 

(Pietro Vernizzi)