“Non ho sentito polemiche da esponenti politici. Se poi parliamo di quanto detto da qualche banchiere, rispondo che la Bundesbank deve perseguire il suo obiettivo statutario, non entrare nel dibattito politico”. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, secondo cui “l’Europa è dei cittadini europei, non dei banchieri”. Dopo l’esordio del nostro premier al semestre di presidenza europeo, con lo scontro con il capogruppo del Ppe, Manfred Weber, che aveva bacchettato Renzi sottolineando come il rigore non si tocchi, Renzi è tornato sulla diatriba che ha segnato il suo discorso. Ne abbiamo parlato con Ugo Finetti, condirettore di Critica sociale.



Come valuta la polemica sul rigore con cui Renzi ha esordito a Strasburgo?

Renzi si è indebolito e il semestre italiano è partito male. Ma soprattutto c’è il rischio di un indebolimento di Renzi nel senso che la situazione economica potrebbe non migliorare. Gli 80 euro sono stati utili sul piano elettorale, ma il loro vero obiettivo era quello di rilanciare i consumi. In realtà questa misura sta soltanto portando a un incremento del debito pubblico, e non a un’inversione di tendenza sia per quanto riguarda i consumi sia per quanto riguarda la situazione economica. Da quest’ultimo punto di vista i dati sono tutti molto negativi.



Quali sono le conseguenze politiche?

Il problema di Renzi è quello di crearsi una via d’uscita attraverso una nuova legge elettorale da approvare il più presto possibile. Se la situazione dovesse risultargli sfavorevole, può sempre dire che sono gli altri che non gli hanno fatto fare le riforme e che bisogna cambiare il Parlamento.

Circola l’idea che Berlusconi stia negoziando con Renzi solo per sé, cercando un salvacondotto e garanzie su Mediaset. Lei che cosa ne pensa?

E’ evidente che a premere a Berlusconi sono soprattutto i suoi problemi giudiziari e gli interessi di Mediaset, e che la politica sia una merce di scambio. Questo è emerso in modo clamoroso non da indiscrezioni, ma con le dichiarazioni di Pier Silvio Berlusconi che ha esaltato Renzi e usato toni sprezzanti verso i dirigenti di Forza Italia durante una conferenza stampa in cui presentava i palinsesti di Mediaset. Ciò documenta il fatto che ormai quello di Forza Italia è un vertice aziendale-familiare. Che Renzi possa dare delle garanzie a Mediaset lo ritengo un fatto possibile. Non vedo quali garanzie possa dare sul piano giudiziario.



Potrebbe esserci un accordo per eleggere Berlusconi al Quirinale qualora Napolitano dovesse decidere di lasciare dopo il semestre di presidenza italiana dell’Ue?

La ritengo un’ipotesi assolutamente delirante. Berlusconi farebbe la fine che ha fatto Marini, e Renzi quella che ha fatto Bersani. In questo parlamento, non vedo quale maggioranza riesca ad avere nel voto segreto un presidente della Repubblica candidato per svolgere un intervento in sede giudiziaria a favore di Berlusconi.

 

I giochi per eleggere il successore di Napolitano sono già iniziati?

Eleggere il presidente della Repubblica in questo Parlamento è un grande azzardo. Questo Parlamento ha espresso quattro maggioranze diverse per i quattro vertici dello Stato. Il Pd ha eletto il presidente della Camera con Sel, il presidente del Senato con il M5S, il presidente della Repubblica con Forza Italia e il presidente del consiglio con Ncd e Scelta civica.

 

Che cosa vuole davvero Renzi?

Credo che Renzi giochi un’altra partita. Il suo obiettivo è portare a casa una legge elettorale tale che gli consenta una via di fuga qualora le cose gli sfuggissero di mano. A quel punto dopo le elezioni il Pd potrebbe eleggere il presidente della Repubblica soltanto con i suoi voti nel nuovo Parlamento.

 

Come valuta da questo punto di vista l’atteggiamento di Berlusconi?

L’errore di Berlusconi è il fatto di non avere compreso che l’unico che può salvarlo in questo momento è Giorgio Napolitano. Solo un presidente della Repubblica completamente libero da preoccupazioni di rielezione o di fine mandato potrebbe eventualmente compiere un atto di clemenza. E’ stato questo il disastro del Cavaliere. Se fosse rimasto nella maggioranza di governo poteva infatti ottenere dei vantaggi anche sul piano personale.

 

(Pietro Vernizzi)