“Il dialogo tra Grillo e Renzi non è mai incominciato, e il leader del Movimento 5 Stelle sta solo facendo il gioco del cerino per far vedere che non è lui bensì il Pd a spegnere la candela”. E’ il commento di Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, sul mancato incontro tra Beppe Grillo e Matteo Renzi. Grillo ha prima attaccato pesantemente il Pd, chiamandoli “sbruffoni”, poi ha fatto retromarcia. Alla fine in serata il M5S ha pubblicato sul blog di Grillo le risposte alle dieci domande del Pd sulle riforme. Da un punto di vista formale si tratta di dieci sì, pur con varie riserve al loro interno.
Polito, che cosa ne pensa della polemica di Grillo con successivo dietrofront?
E’ il classico gioco del cerino visto mille volte in politica. Grillo all’inizio ha proposto il dialogo per mostrare che non era lui ad autoescludersi, e Renzi glielo ha concesso per fare vedere che non era lui a escludere il M5S. Il premier quindi ha colto la prima occasione per chiudere il dialogo perché sostiene che la posizione del M5S è strumentale. A questo punto Grillo dopo una prima reazione ha trovato più intelligente continuare questo gioco del cerino per mostrare che non è lui a spegnere la candela, bensì il Pd. La sostanza di questa vicenda è che il dialogo tra Pd e M5S sulla legge elettorale non c’è mai stato, perché in realtà è andato troppo avanti il dialogo tra Berlusconi e Renzi. Oltretutto il premier tiene di più a un’intesa con il Cavaliere, piuttosto che al rapporto con Grillo, perché l’intesa con il primo è più ampia e riguarda anche il Senato e altri temi. Fin dall’inizio il dialogo tra Renzi e Grillo è apparso come una reciproca finzione.
Che cosa ha da guadagnare Grillo dal fatto di fare il gioco del cerino?
Quell’atteggiamento di chiusura a ogni proposta concreta e a ogni possibile accordo su qualsiasi argomento è all’origine del risultato deludente alle Europee. Nel M5S sta prevalendo l’idea che il calo dei consensi nasca dal fatto di avere dimostrato che i voti dei suoi elettori sono stati tenuti nel freezer, e non sono serviti a nessun cambiamento né hanno pesato in vista degli interessi collettivi. Il M5S ha dunque tentato questa sortita del dialogo, che non ha però nessuna prospettiva reale. Renzi ha già deciso di stringere un accordo con Berlusconi, soprattutto perché il rapporto con quest’ultimo gli consente una legge elettorale che gli piace di più rispetto a quella su cui Grillo vorrebbe trattare.
Perché allora Renzi lascia uno spiraglio aperto con Grillo?
Dopo il primo incontro Renzi ha chiesto a Grillo una definizione scritta dei punti di accordo e avendola avuta solo ieri in serata gli ha sbattuto la porta in faccia. In effetti Renzi ha fatto il minimo sindacale, ha incontrato una volta il M5S, ha fatto vedere che discuteva, poi ha preso atto del fatto che la proposta dei grillini era generica e quindi ha deciso di procedere. Poiché nel frattempo il premier ha incontrato nuovamente Berlusconi e ha stretto l’accordo sul Senato, non vuole dare adito a Berlusconi a sfilarsi da quell’accordo. Renzi ha usato il M5S come un’arma di pressione nei confronti di Berlusconi, poi una volta che si è riaperto il dialogo con il Cavaliere ha detto addio ai pentastellati.
Berlusconi porterà l’accordo con Grillo fino in fondo?
Berlusconi è molto determinato a stringere l’accordo con Renzi, e pur di riuscire a farlo sta spaccando il suo partito. Il Cavaliere si è già preparato all’idea che non vincerà le prossime elezioni, e che la sua principale preoccupazione oggi sia quella di mantenere il controllo sul suo partito e sul centrosinistra. Per Berlusconi è essenziale che non ci siano deputati scelti dall’elettorato né attraverso i collegi uninominali né con le preferenze, e che ci siano delle soglie che costringano i piccoli partiti del centrodestra ad allearsi con Forza Italia.
(Pietro Vernizzi)