Una scheda che anticipa i contenuti della riforma della giustizia è stata pubblicata sul sito web del ministero retto da Andrea Orlando. Tra i temi più importanti ci sono le corsie preferenziali per le imprese e le famiglie, interventi per la riduzione dei tempi e degli arretrati e l’informatizzazione integrale del processo civile. Nella definizione dei contenuti della riforma della giustizia, “ci confronteremo con tutti. Ma non ci sono né tavoli separati, né accordi sotto banco”, ha detto il ministro della Giustizia Orlando, che poi ha aggiunto che la vasta maggioranza del Partito Democratico “ritiene necessaria la riforma”. Nell’ultimo ventennio le tematiche sulla giustizia “sono state usate come un campo di battaglia dalla politica”. E ha concluso il ministro: “Sono un uomo del confronto, non della mediazione a prescindere”. Ne abbiamo parlato con Carlo Federico Grosso, professore di diritto penale, avvocato ed ex vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Ritiene che le soluzioni individuate per ridurre il carico di arretrati e velocizzare la giustizia civile siano adeguate ai problemi?
Dalle linee guida in materia di riforma della giustizia civile sono riuscito a capire molto chiaramente quali sono i suoi intenti, come la velocizzazione dei processi, ma sono riuscito a capire molto meno quali sono gli strumenti attraverso i quali il governo intende realizzare e raggiungere questi intenti. Ogni volta che si prospetta una riforma, bisognerebbe indicare non soltanto gli obiettivi ma anche quali sono concretamente gli strumenti attraverso i quali si intende raggiungerli.
A livello complessivo qual è il sapore di questa riforma?
Sugli obiettivi non si può non essere d’accordo. Condivido pienamente quando il ministro invita a velocizzare il processo civile, abbattere l’arretrato, potenziare la magistratura ordinaria per consentirle di ridurre i tempi di giudizio, creare delle corsie preferenziali per le imprese, istituire un tribunale della famiglia, sottrarre alla giurisdizione ordinaria una serie di questioni che possono essere risolte al di fuori di un ambito giudiziario, cioè con accordi tra le parti. Ad esempio un divorzio consensuale può consentire di non andare più dal giudice e sottoscrivere tra le due parti l’accordo davanti agli avvocati.
Insomma la sua valutazione della riforma è positiva?
Sono tutte misure buone ed opportune. Al di là però di questo aspetto di tentativo di risolvere i problemi al di fuori di un ambito giudiziario, bisogna riuscire a capire come concretamente si smaltisce l’arretrato e si velocizza il processo. Sono numerose le possibili soluzioni. Ci si può chiedere se si vogliono eliminare dei gradi di appello, ridurre le impugnazioni, restringere i termini entro i quali gli atti devono essere compiuti, individuare dei tempi prefissati per le fasi del processo. Sono tutti provvedimenti e misure che il ministro non indica.
C’è qualche aspetto della bozza di riforma che condivide particolarmente?
L’aspetto che ritengo assolutamente condivisibile è quello in cui il ministro afferma che bisogna informatizzare l’intera procedura civile. Sono anni che lo diciamo, perché in materia civile le necessità di informatizzare sono sempre più avanzate. Il ministro Orlando dovrebbe indicare anche i tempi in cui l’informatizzazione deve avvenire, per poter valutare se sono adeguati a raggiungere i risultati veramente encomiabili che si propone.
Infine, che cosa ne pensa del caso del sottosegretario Ferri, che ha mandato degli sms per supportare i suoi candidati al Csm?
Il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, evidentemente non ha ben chiaro quali sono le divisioni tra i poteri dello Stato. Pur essendo a sua volta un magistrato in aspettativa, in questo momento Ferri fa parte del governo. Facendo parte del governo evidentemente anche per una ragione d’immagine avrebbe dovuto evitare di interferire su una votazione che riguardava un altro potere dello Stato e cioè la magistratura. Dall’esterno qualcuno può leggerlo come un tentativo di condizionamento nei fatti del futuro organo di autogoverno da parte del sottosegretario del consiglio dei ministri. E’ l’ultima cosa che bisogna fare e soprattutto è l’ultima cosa che bisogna far credere che possa avvenire.
(Pietro Vernizzi)