“Renzi è l’unico a essersi opposto alla manovra sovversiva di abbattimento della democrazia politica italiana portata avanti da Mario Draghi. Il fatto stesso che Scalfari abbia sostenuto questo progetto documenta quando questo attacco venga dalla stessa borghesia italiana, di cui l’ex direttore di Repubblica è uno dei massimi rappresentanti, e non soltanto da Bruxelles o Berlino”. Ad affermarlo è Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Il Garantista, cui abbiamo chiesto di fare il punto di questa mezza estate freddina per il clima ma rovente sul piano politico.



Partiamo dalla proposta di Alfano di abolire l’articolo 18. Che cosa ne pensa di questa uscita?

E’ propaganda un po’ vecchia, si trattava di un argomento di grande battaglia politica dieci anni fa quando ci fu il grande scontro tra Berlusconi e Cofferati, con l’ultima vera vittoria della sinistra in Italia. All’epoca era effettivamente uno scontro di visione tra destra e sinistra, oggi invece tutti sanno che è una battaglia insensata. Nessun economista direbbe che l’articolo 18 è la rovina dell’Italia.



La maggioranza terrà o Ncd potrebbe uscirne?

Alfano non può uscire dalla maggioranza perché se lo fa muore. L’Ncd esiste solo nella misura in cui garantisce la sopravvivenza del governo. Nel momento in cui non la garantisse più, smettendo di appoggiare il renzismo, non esisterebbe più il partito. Per questo Alfano sta cercando di garantirsi degli spazi, forse però dovrebbe inventarsi qualcosa di più fantasioso.

Berlusconi ha proposto a Renzi di dialogare anche sui temi economici. Per il Pd rischia di trasformarsi in un abbraccio mortale?

Sui temi economici Renzi e Berlusconi non sono poi così distanti. In ogni caso il governo andrà avanti anche con il sostegno di Forza Italia sull’economia, il vero problema è se questo appoggio sarà formale o meno. Probabilmente a entrambi conviene che non ci si limiti a una cooperazione formale, e quindi ciò cui stiamo assistendo è una sorta di schermaglia attraverso cui Renzi e Berlusconi fingono un po’ di amarsi e un po’ di odiarsi. In realtà però entrambi non possono fare a meno l’uno dell’altro.



Come andrà a finire secondo lei?

Se Forza Italia mettesse realmente in atto un’opposizione dura, le cose per il governo si farebbero complicate. Ma non ha ragione per farlo, perché la maggioranza non sta attuando una politica diversa da quella che farebbe Berlusconi.

Che cosa ne pensa della risposta di Renzi a Draghi sul Financial Times?

La risposta di Renzi mi è sembrata doverosa. Quello che mi ha colpito è che nessuno, prima che parlasse il premier, si era accorto della follia della dichiarazione di Draghi. Quest’ultimo è arrivato a sostenere che per le nazioni dell’Eurozona è giunto il momento di “cedere sovranità” all’Unione Europea sulle riforme strutturali.

 

Lei come valuta questa affermazione?

E’ una frase che avrebbe dovuto provocare una sollevazione, mentre al contrario ha riscosso l’appoggio di tutti i giornali di centro e l’esultanza dell’intellighenzia anti-renziana. Nessuno ha reagito, soltanto Fausto Bertinotti sul Garantista ha osservato che l’uscita di Draghi invitava al colpo di Stato. Lo stesso Scalfari ha firmato un editoriale con il quale si diceva d’accordo con il governatore della Bce, di fatto appoggiando una manovra sovversiva di abbattimento della democrazia politica italiana.

 

In che cosa consiste questo progetto?

Quello di Europa è un grande valore moderno che è contrapposto a quello di democrazia e con il quale si pensa almeno momentaneamente di sostituire la democrazia stessa. Draghi è completamente interno a questo modello, e dà voce al pensiero di ambienti intellettuali molto forti. Non è un caso che Scalfari, uno dei massimi rappresentanti della borghesia italiana, gli abbia risposto molto favorevolmente.

 

(Pietro Vernizzi)