Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per discutere insieme dei problemi economici dell’Italia, dell’agenda con le prossime riforme e dei grandi temi internazionali. Il faccia a faccia è avvenuto a Castelporziano, alle porte di Roma, dopo che il premier era ritornato nella capitale per salutare Papa Francesco in partenza per la Corea del Sud. In una girandola di incontri di tutto rispetto soprattutto considerato che ci troviamo nella settimana di Ferragosto, martedì Renzi si era visto anche con il presidente della Bce, Mario Draghi, nella sua residenza di campagna a Città di Pieve, in Umbria. Ne abbiamo parlato con Lanfranco Turci, ex presidente della Regione Emilia-Romagna ed ex deputato dei Ds, molto vicino in passato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Qual è il vero significato politico dell’incontro di ieri tra Renzi e il presidente della Repubblica?
Pur avendo portato a casa il primo sì alla riforma del Senato, Renzi in questo momento è sotto tiro. Nel suo incontro di ieri ha chiesto a Napolitano un consiglio su come muoversi e un sostegno al tono con cui ha risposto a Draghi sul Financial Times. Al di là di queste piccole manovre, che si consumano nello spazio di pochi giorni o settimane, il problema vero è che non vedo sbocco alla crisi economica nel contesto in cui ci stiamo trovando. Renzi può anche accelerare sulle politiche liberiste in qualche modo annunciate, tra cui il Jobs Act, ma finora non ha ottenuto nulla dall’Europa.
Nel momento in cui ci troviamo nel semestre italiano di presidenza europea, che cosa si saranno detti Renzi e Napolitano su questi temi?
Il presidente Napolitano nell’ultima sua visita al Parlamento Ue aveva posto molta enfasi sul fatto che l’Europa doveva cambiare ritmo, e che il semestre italiano avrebbe dovuto essere l’occasione per questo. E’ innegabile però che il semestre italiano da questo punto di vista non stia dando nessun risultato. In queste settimane Renzi dovrebbe parlare per l’Europa, mentre nella realtà sta difendendosi dall’Europa. Lo segnalo come un fatto di debolezza per il fallimento dell’enfasi posta sul semestre italiano.
Eppure il premier ha detto di trovarsi completamente in sintonia con Mario Draghi…
Renzi ha sottolineato di essere d’accordo con quanto affermato da Draghi, ma di essere intenzionato a compiere le riforme da solo senza interferenze esterne. Non ci troviamo quindi di fronte a due linee diverse, quanto piuttosto al fatto che il nostro presidente del Consiglio vuole fare da sé.
Quale aiuto concreto può dare Napolitano al nostro governo?
In questo contesto è molto difficile dire che cosa possa fare concretamente Napolitano. Finora sulla flessibilità, su cui anche Napolitano si era speso in sintonia con Renzi, Europa e Germania non hanno fatto pervenire alcun segnale.
Napolitano è ancora il garante del governo italiano nei confronti dell’Europa, come fino a poco tempo fa?
Quando nel 2011 la Commissione Ue scrisse a Berlusconi, fu evidente che Napolitano era schierato con l’Europa, al punto da contribuire alla caduta del governo di centrodestra. In questo momento però la situazione è completamente diversa, in quanto pur nell’intervista così dura nei toni al Financial Times, Renzi ha ribadito che non derogherà dal 3%. Il nostro premier ha confermato in sostanza l’adesione alla linea europea, che evidentemente però non paga sul piano economico. Il presidente del Consiglio si trova così incastrato in una situazione da cui non riesce a uscire.
Perché Renzi non riesce a farsi ascoltare dai partner Ue?
Renzi non ha neppure tentato di farsi valere nei confronti dei partner Ue su quanto va cambiato in Europa. Doveva nascere un asse tra Italia e Francia, ma di fatto non se ne è vista traccia. Juncker non sta segnalando il possibile inizio di una svolta nella politica della Commissione Ue. La situazione è quindi abbastanza ferma, anche se bisogna considerare il fatto che l’economia non sta andando male soltanto per l’Italia. Le stesse aspettative per la Germania rendono necessaria una consapevolezza più ampia sul fatto che non si può continuare sulla linea dell’austerità. Renzi dovrebbe avere il coraggio di sottolineare che non si riconosce in questa linea politica, eppure in cinque mesi di governo non è riuscito a dirlo una sola volta.
(Pietro Vernizzi)