I giornalisti scrivono cavolate. Così Matteo Salvini che reagisce alla notizia riportata oggi da alcuni media secondo la quale Umberto Bossi e lo stesso Salvini sarebbero finiti in tribunale per la questione del vitalizio dell’ex segretario della Lega. Matteo Salvini se la prende soprattutto con il quotidiano Repubblica minacciando di querelarlo: “Mentre la Lega si batte contro la follia di Mare Nostrum (2.000 sbarchi nel week end), contro gli studi di settore e per cambiare la legge Fornero, alcuni giornali scrivono di »litigi interni alla Lega«: in una parola, scrivono CAVOLATE! Abbiamo querelato più volte La Repubblica, quereleremo ancora”,



Bossi contro Salvini, Salvini contro Bossi. Una querelle che si consuma in casa alla Lega Nord e finisce in Tribunale. Il motivo? Una scrittura privata fatta lo scorso febbraio ma non rispettata da Salvini e adesso il Senatur lo denuncia, stando a quanto riportato oggi da La Repubblica. «La Lega Nord si è resa inadempiente alla scrittura privata del 26 febbraio 2014. Si tenga conto che è notoria la malattia dell’onorevole Bossi e, per usare una parola di moda, l’agibilità politica gli era stata assicurata con il pagamento di 400 mila euro », così si legge nella citazione. Ma andiamo con ordine. Bossi percepisce dalla Lega un vitalizio di 900mila euro per sostenere le sue spese mediche e per finanziare il suo staff politico, il “cerchio magico”. A questo si è aggiunto la parcella dell’avvocato del Senatur, l’avvocato Matteo Briganti, che aveva presentato alla Lega una parcella milionaria e per assicurarsi la liquidazione aveva chiesto e ottenuto dal Tribunale il sequestro cautelativo di sei milioni di euro sui conti della Lega. Il segretario del Carroccio, Salvini, quando si è insediato, aveva detto di non voler più pagare nessuna somma al fondatore della Lega, Bossi, non voleva pagare la parcella dell’avvocato e aveva in più manifestato la volontà di costituirsi parte lesa, come Lega, nei processi contro Bossi e i suoi figli, Renzo e Riccardo. Tra i due, tuttavia, grazie alla mediazione di Stefano Stefani, tesoriere del partito, è stato raggiunto un accordo: il 26 febbraio del 2014 Bossi, Stefani, Briganti e Salvini hanno firmato una scrittura privata. Ecco l’accordo: Bossi avrebbe dovuto imporre al suo legale di rinunciare alla parcella e di svincolare i sei milioni di euro. In cambio Salvini si impegnava a garantire a Bossi un vitalizio di 400mila euro annui, e a non costituirsi parte lesa nei processi contro la famiglia bossi. Ma le cose sono andate diversamente. Solo Bossi ha mantenuto ciò che sanciva la scrittura privata. In più i sei milioni di euro sono stati utilizzati tutti per la campagna elettorale delle europee e il bilancio del partito è andato in rosso. Inoltre il segretario Salvini ha detto a Bossi che non poteva più pagargli il vitalizio per intero, ma la metà. E non solo: c’è stato pure l’annuncio che la Lega alla prima udienza del 10 ottobre contro la famiglia Bossi, si sarebbe costituita parte lesa. La conseguenza è questa: in pratica Salvini chiederà i danni al fondatore della Lega. Il Senatur ha perso 200 mila euro, il suo legale 6 milioni di euro e adesso Bossi rischia il risarcimento. Da qui la denuncia di Bossi nei confronti di Salvini, che ha citato in giudizio per danni. In più Bossi si è riservato di procedere penalmente per truffa. In pratica il Senatur chiede ai giudici il rispetto della scrittura privata o il suo annullamento, ripristinando il credito del suo legale.



(Serena Marotta)  

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