Scontri in aula durante le votazioni sulla riforma del Senato e l’opposizione sull’Aventino. Ieri mattina M5S ha annunciato che non parteciperà più ai lavori a Palazzo Madama, mentre la Lega nord ha abbandonato l’aula. Sel ha diffuso una nota in cui si afferma: “Non parteciperemo mai più ai lavori sul ddl riforme: nel momento in cui oggi è stata annullata l’ipotesi di un Senato elettivo ci concentreremo sulle questioni sostanziali”. Ne abbiamo parlato con Marcello Sorgi, ex direttore di Tg1 e La Stampa.



Che cosa ne pensa della debacle di Renzi al Senato?

Non mi sembra che si possa parlare di una debacle di Renzi. C’è la necessità di uno sblocco politico, e Renzi sta cercando di arrivarci. Il premier ha incontrato i capigruppo di maggioranza, promettendo loro dei piccoli aggiustamenti sull’immunità e sulla platea elettiva del presidente della Repubblica. Una volta fatte alcune concessioni su questi due punti, secondo me Renzi riuscirà a portare a casa la riforma.



La sconfitta di giovedì di che cosa è segno?

La sconfitta di giovedì è più che altro uno sfogatoio, dal punto di vista dei contenuti non cambia quasi nulla. I franchi tiratori sono espressione della necessità del fronte dei dissidenti di affermare almeno per una volta che loro battevano il governo, e ci sono riusciti. Se avessero vinto sull’elettività dei senatori, sull’immunità parlamentare, su uno dei punti nodali della riforma, sarebbe stato ben diverso, ma hanno vinto su una questione tutto sommato secondaria.

Da dove nasce il malcontento emerso giovedì?

Ci sono due elementi, uno è più politico, cioè tutto il fronte trasversale a cui non va bene il patto del Nazareno. Questo fronte unisce anche dei deputati di Forza Italia come Minzolini, secondo i quali l’accordo con Renzi sarebbe una trappola nella quale Berlusconi sarebbe caduto. Ci sono poi dei senatori del Pd secondo i quali rimettere in gioco Berlusconi sarebbe stato un errore. In mezzo ci sono Sel e Movimento 5 Stelle, ma i due punti di resistenza più forte sono all’interno del Partito Democratico e di Forza Italia.



Che cosa unisce i frondisti di Pd e Forza Italia?

La contrarietà al patto del Nazareno all’interno di questi due partiti nasce da ragioni opposte. La fronda del Pd è convinta che sia un modo per rimettere in campo Berlusconi, quella di Forza Italia che sia un modo per farsi ingannare dalle lusinghe di Renzi. A ciò si aggiunge la preoccupazione dei piccoli partiti di trovarsi fuori rispetto a un sistema che torna a essere bipolare. Quindi da un lato ci sono i centristi che temono di dovere ritornare con Berlusconi. Dall’altra c’è Sel che è troppo piccola per superare lo sbarramento. E poi c’è il M5S che maschera molto bene una crisi che è incominciata con il voto alle Europee.

 

Le larghe intese Renzi-Berlusconi spaventano le frange più estremiste?

Non solo, spaventano anche le frange centriste. Ncd e Scelta civica sono a loro volta preoccupate perché temono di sparire.

 

I prossimi voti segreti si presteranno a nuove imboscate?

E’ possibile, ma io penso che ce ne saranno pochi. Una parte dei dissidenti vuole rientrare, quindi alla prima occasione cercheranno di farlo.

 

Renzi sta pensando a elezioni anticipate?

Renzi pensa una cosa alla volta. Imprevisti ce ne possono essere moltissimi, ma intanto bisogna fare i conti con l’attuale situazione.

 

(Pietro Vernizzi)