“Vorrei dire a Renzi che noi con i terroristi non abbiamo mai avuto niente a che fare. E non accettiamo lezioni da un Presidente del Consiglio condannato per danno erariale dalla Corte dei Conti che sta facendo le riforme con il condannato in via definitiva per frode fiscale Berlusconi, quello delle ‘cene eleganti’ con le minorenni, quello che negli ultimi 20 anni ha messo mano alla giustizia esclusivamente per salvare gli affari suoi”. Luigi Di Maio, onorevole del M5S e vicepresidente della Camera dei Deputati, ha spiegato così la decisione del movimento di Grillo di non partecipare all’incontro di ieri con il ministro Andrea Orlando sulla riforma della Giustizia. Il premier Renzi aveva re-twittato la frase polemica del presidente del Pd, Matteo Orfini: “E i grillini rifiutano il confronto sulla riforma della Giustizia… Coi terroristi bisogna interloquire ma guai farlo col governo…”. Ne abbiamo parlato con Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Il Garantista.



Come vede questo scontro tra M5S e Renzi sulla riforma della giustizia?

Il M5S non ha nessun motivo per volere una riforma della giustizia. Qualora si dovesse fare, e non si farà, una riforma della giustizia ridurrebbe il potere dei magistrati.

Il M5S è il nuovo partito dei giudici come era l’Italia dei Valori?

C’è una differenza radicale tra Grillo e Di Pietro. L’Italia dei Valori era un partito legato a magistratura e legalità in modo molto organico. Il M5S invece è contemporaneamente un movimento legalitario, ma anche anarchico e a volte fascista. E’ difficile definirlo come il partito dei giudici, perché la sua ideologia non si caratterizza in questo modo. Mentre il Fatto Quotidiano è il giornale “Law and Order”, “Legge ed Ordine”, reazionario e legalitario, nel M5S è difficile trovare tutto ciò. Il movimento di Grillo è legalitario ma anche sovversivo.



Tra i partiti d’opposizione, solo Forza Italia sta collaborando con il governo sulla riforma della giustizia. Era una cosa prevista dall’accordo del Nazareno?

Non era una cosa prevista dal Nazareno, che non è un protocollo. Sicuramente l’accordo del Nazareno ha aperto una collaborazione tra Forza Italia e il Pd che poi è continuata. L’incontro tra Renzi e Berlusconi ha messo in moto un processo, cioè una collaborazione tra la principale forza di governo e una delle due forze di opposizione. Me lo lasci dire, vedere patti segreti ovunque è una boiata, altrimenti si arriva a dire, come ha fatto Davide Bono del M5S, che il giornalista americano James Foley è stato ucciso per fare un piacere a Renzi che doveva visitare l’Iraq.



Perché prima ha detto che la riforma della giustizia non si farà?

Perché vi si oppone la forza politica più influente presente nel nostro Paese, cioè l’Associazione Nazionale Magistrati. Sul fatto che non si farà nessuna riforma della giustizia sono pronto a scommettere anche cifre molto alte.

 

Processi civili più rapidi toglierebbero potere ai magistrati?

Sì, e del resto una riforma della giustizia non si può fare senza togliere potere alla magistratura. I giudici hanno in mano tutto, possono fare i processi a chi vogliono, farli o non farli, farli durare tanto o poco. Quando la magistratura ha deciso che avrebbe condannato Berlusconi in due anni ci è riuscita tranquillamente. I processi in Italia non sono lunghi o brevi, ma come i giudici vogliono che siano, e questo è un potere enorme.

 

Che cosa accadrà a Renzi se insisterà sulla riforma della giustizia?

Renzi non è uno sprovveduto, e non insisterà affatto sulla riforma della giustizia.

 

Perché allora il premier ha detto che è la nuova priorità, tanto da dire che se ne parlerà nel consiglio dei ministri del 29 agosto?

Se ne parlerà anche molto a lungo, ma alla fine non si farà nulla. Renzi ha un problema di rapporti con Berlusconi. Il Cavaliere vuole la riforma e gliela chiede, e il premier deve in qualche modo traccheggiare. Renzi deve trovare il modo per liberarsi della riforma, per allontanarla, per spostarla senza rompere con Berlusconi.

 

(Pietro Vernizzi)