“L’emendamento approvato a voto segreto in base a cui il nuovo Senato si occuperà di temi etici è un ritorno al bicameralismo perfetto. Tutte le materie di legge, dai trasporti alla legge di bilancio, hanno infatti a che vedere con i diritti civili”. Ad affermarlo è Annamaria Poggi, professoressa di Istituzioni di diritto pubblico all’Università degli Studi di Torino. Giovedì il governo è stato battuto in quello che si preannuncia un agosto torrido per le riforme costituzionali.
Professoressa, come valuta l’emendamento approvato giovedì soto il profilo del diritto?
Con il ddl presentato dal governo, al Senato sarebbero sottratti tutti quei compiti di legislazione che non riguardano direttamente i rapporti Stato-Regione. Con questo emendamento si vorrebbe introdurre il fatto che il Senato possa richiamare o comunque deliberare o votare anche disegni di legge sui temi dei diritti. Il paradosso è però che il Senato possa esprimersi su questi temi pur non essendo elettivo. L’emendamento quindi rimette indirettamente a tema la questione dell’elettività.
Qual è la logica sottesa a questo rimettere tutto in discussione?
Come diceva Bismarck, di due cose non bisogna mai chiedersi come sono state fatte: le salsicce e le leggi. Quanto è in corso in Senato attraverso gli emendamenti è una mediazione per portare a casa qualcosa. E’ però un controsenso avere un Senato di cento persone, di cui alcuni sono consiglieri regionali, altri sindaci, mentre una parte è nominata dal presidente della Repubblica. Il fatto che questa seconda “Camera” si debbano occupare nello stesso tempo del rapporto Stato-Regioni e dei diritti riporta di fatto i suoi compiti a quelli dell’attuale Senato.
Il fatto che su un tema delicato come i diritti civili votino due camere anziché una non è una garanzia in più?
Comunque la si pensi ciò rappresenta un ritorno al bicameralismo perfetto che vogliamo superare. Il problema dunque è sempre quello. Se lo vogliamo superare ne traiamo tutte le conseguenze, questa compresa, se non è così riduciamo solo il numero dei parlamentari ma manteniamo le competenze delle due camere su tutte le materie. Consentire al nuovo Senato di votare sui diritti civili significa fare in modo che voti su tutto. Non c’è nulla che non abbia un’implicazione sui diritti, anche una legge finanziaria.
Vuole dire che i nuovi diritti sono un tema che non può essere circoscrivibile in modo netto?
Esattamente. E’ un tema che non si può circoscrivere in termini così netti, perché per fare un esempio anche nelle leggi in tema di trasporto pubblico locale sono implicati i diritti alla mobilità dei disabili. In questo modo avremo nuovamente un Senato che può votare su tutto, ed è quindi un controsenso fare una riforma.
Quindi è un modo per fare rientrare dalla porta quello che è uscito dalla finestra?
Sì, ma il punto vero è che si cercano dei pretesti per ostacolare la riforma in quanto non si accetta che il nuovo Senato non sia elettivo. E allora è evidente che si cerca in tutti i modi di fare rientrare dalla finestra quello che è stato fatto uscire dalla porta. Fare questo però è molto pericoloso sulle leggi, figuriamoci sulla Costituzione.
In che senso è pericoloso?
Già è pericolosa una legge fatta male, a maggior ragione è così per una legge di revisione costituzionale. Ogni volta che non è rispettata si può fare ricorso alla Corte costituzionale.
(Pietro Vernizzi)