La riforma della giustizia partirà da un decreto legge “per il dimezzamento dell’arretrato del processo civile” e la riduzione dei tempi, con un limite di dodici mesi per il processo di primo grado. All’ordine del giorno, ha spiegato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri di ieri, ci sono “falso in bilancio, prescrizione, responsabilità civile, delega al Parlamento per le intercettazioni”. Ne abbiamo parlato con Gaetano Pecorella, penalista, avvocato ed ex deputato.



Incominciamo con il decreto legge sul processo civile per dimezzare l’arretrato. Può contribuire a risolvere i problemi della giustizia?

L’elefante ha partorito il topolino. Non mi pare che ancora emergano da questa riforma le soluzioni che consentiranno all’Europa di affermare che l’Italia si sta finalmente muovendo in modo rapido. Mancano le misure per consentire finalmente alle aziende di avere garanzie sul pagamento dei crediti e una soluzione rapida delle controversie. Qualche misura però aiuterà a velocizzare la giustizia, perché libereremo qualche magistrato che non si occuperà più dei divorzi e avremo inoltre dei giudici più specializzati sui problemi relativi alle imprese.



Sul tema della prescrizione è possibile un accordo tra Pd, Ncd e Forza Italia?

Il problema è che siamo partiti dalla coda anziché dalla testa, e allungare i tempi della prescrizione non risolve i problemi. Se l’obiettivo è un processo penale rapido, efficiente e veloce è possibile incidere sulla prescrizione. In questo caso invece siamo partiti dalla prescrizione anziché da una riduzione dei tempi del processo penale. I tempi troppo lunghi della prescrizione sono negativi in primo luogo perché i processi dureranno ancora di più, inoltre se qualcuno sarà condannato definitivamente andrà in carcere a una tale distanza di tempo dalla commissione del fatto che la pena non avrà più senso né sotto il profilo rieducativo né sotto quello sanzionatorio. Dubito però che ci possa essere un accordo con Forza Italia, perché dal momento che sono in corso i processi di Berlusconi è difficile che accetti di allungare i tempi.



La questione delle intercettazioni è un altro dei temi che dividono. Lei come lo vede?

Senza bisogno di cambiare la legge, se le procedure fossero rispettate avremmo già un’udienza apposita per eliminare le intercettazioni che non sono rilevanti sotto il profilo del processo penale. Oltretutto l’affermazione di Renzi secondo cui non bisogna pubblicare ciò che dovrebbe stare nel processo penale è ovvia. Il problema è come si potrà impedire che ciò accada.

Come si fa secondo lei?

Secondo me non sarà mai possibile, perché se il giornalista ha una notizia la pubblica. Il problema è trovare un modo per filtrare le intercettazioni, eliminando quelle che non hanno rilevanza per il processo e che potrebbero invece danneggiare la reputazione di qualcuno.

 

Sulla responsabilità civile dei magistrati, Renzi ha detto: “Chi sbaglia paga”. Su questo punto rischia di alienarsi la simpatia dei giudici?

Questo è un tema che può incidere effettivamente sull’efficienza dei magistrati, ma sono affermazioni talmente generiche che di per sé vogliono dire poco o nulla. E’ ovvio che “chi sbaglia paga” e che questa sia una regola che vale anche per i magistrati. Bisognerà vedere come li si farà pagare, se ci sarà una responsabilità diretta o indiretta e chi li giudicherà. Il vero problema è introdurre un giudice terzo, che non sia un altro magistrato bensì un’“alta corte di giustizia” composta non solo da magistrati. E’ infatti inevitabile che un magistrato che giudica un altro magistrato tenderà a ridurre il più possibile i casi di responsabilità.

 

(Pietro Vernizzi)