“Così non va. Ci sono decine di miliardi di spesa che non possiamo coprire e manca completamente una visione strategica. Lo dobbiamo ripulire”. Il presidente del Consiglio Renzi ha fermato lo Sblocca Italia scritto dal ministro Lupi, aprendo un caso politico poco prima del consiglio del ministri che si è tenuto ieri. Le critiche del premier a uno dei leader del Nuovo Centro Destra sono la cartina di tornasole delle tensioni crescenti all’interno della maggioranza di governo. Abbiamo fatto il punto con Peppino Caldarola, ex deputato dei Ds ed ex direttore de L’Unità.



Quanto sono gravi gli attriti all’interno dell’esecutivo?

Certamente ci sono dei contrasti politici nella maggioranza, sia all’interno del Pd sia tra il Pd e altre formazioni come Ncd. Una parte di questi dissidi nasce dalla natura della leadership di Renzi. Quest’ultimo dà l’idea di essere un leader che non ama molto lavorare in equipe, tende a fare da solo e vuole che i ministri si adeguino alle sue intuizioni. Probabilmente alcuni ministri non seguono letteralmente le indicazioni del premier. L’altro dato abbastanza negativo è che Renzi procede contando troppo sull’affetto-annuncio dei provvedimenti, anziché illustrare un testo legislativo che già c’è. Nasce da qui il contrasto con i ministri, cioè con quanti dovrebbero tradurre in provvedimenti le idee del premier.



La situazione dell’economia italiana è tutt’altro che facile. Quali possono essere le conseguenze politiche?

Sono tanti in questo momento i governi che non riescono a incidere sull’economia, anche perché probabilmente c’è da aspettarsi una soluzione a livello europeo piuttosto che su scala nazionale. Lo Sblocca Italia deve essere utilizzato per semplificare determinate attività e la creazione di un’impresa e dare il via libera a grandi e piccole opere bloccate da tempo. A ciò si aggiunge la grande questione dei fondamentali dell’economia italiana. L’Italia si è sempre retta sulla grande industria manifatturiera, ma non è riuscita a stare al passo con le imprese tecnologicamente più avanzate. Se Renzi è realmente un riformista lo si vedrà dalla sua capacità di riformare scuola e mondo produttivo.



Una vignetta dell’Economist ritrae Renzi mentre mangia un gelato su una barca che affonda. Significa che il premier non gode più della fiducia dell’Europa?

Questa vignetta è una critica alla giovane età di Renzi, ma non mi pare che l’omologo francese Hollande stia dando una grande prova di sé. La Germania e la Merkel del resto incominciano ad avere problemi seri sul terreno persino dell’occupazione e il governo conservatore inglese non ha brillato. La critica a Renzi segnala in buona sostanza che la luna di miele con tutto quel mondo che lo guardava con ammirazione sta finendo. Proprio per questo è bene che il premier se ne renda conto e che per non fare fallire il “matrimonio” decida di rilanciarlo.

 

Il Patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi ha un futuro o è superato?

No, l’accordo tra Renzi e Berlusconi è positivo, e a maggior ragione lo sarà se porterà all’approvazione parlamentare di riforme vere. Per superarlo sarebbe necessario che Renzi avesse qualche altro appoggio parlamentare che in questo momento però non si vede. E’ impossibile che provenga dal M5S, non puoi venire dalla sinistra radicale che ormai si è frantumata, e quindi in questa legislatura la strada obbligata passa da un accordo tra Renzi e Berlusconi. Se del resto in passato la sinistra italiana avesse trovato un accordo con Berlusconi ci saremmo risparmiati un po’ di guai.

 

(Pietro Vernizzi)