Ancora un dietrofront del governo, stavolta sulla cosiddetta Quota 96 che avrebbe sbloccato quattromila pensionamenti nella scuola. La commissione Affari costituzionali ha dato il via libera ai quattro “emendamenti soppressivi” presentati dall’esecutivo, modifiche annunciate ieri mattina dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia. Non ci sono le coperture, né per la Quota 96 né per portare a 68 anni il tetto dei limiti d’età per il pensionamento d’ufficio di professori universitari e medici primari. Mancano i soldi, ma non era una novità. Lo aveva detto qualche giorno fa il commissario alla spending review Carlo Cottarelli, lamentando l’impossibilità di tagliare le tasse se la politica avesse continuato a gettare via risorse. Il governo aveva però tirato dritto, di fatto scaricando Cottarelli (“la spending review si fa anche senza di lui”), ma ha dovuto presto fare i conti anche con i pesanti rilievi della Ragioneria generale dello Stato: per i tecnici di via XX Settembre, infatti, la Quota 96 risultava “scoperta in termini di fabbisogno e indebitamento netto ai sensi delle norme sulla contabilità”. Come se non bastasse, il primo giorno d’agosto il premier ha fatto sapere di non essere in grado di garantire l’estensione del bonus di 80 euro anche a pensionati e partite Iva. E adesso qualcuno si chiede se la forza innovatrice del governo, brillante e convincente prima e dopo il voto, non si stia già esaurendo. IlSussidiario.net ha fatto il punto della situazione con il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti.



Iniziamo a parlare degli 80 euro e del parziale passo indietro dell’esecutivo su eventuali estensioni.

Stabilizzare il bonus di 80 euro per coloro che già ne beneficiano è un impegno preciso che il governo ha assunto, ma ampliare ulteriormente la platea è complicato e ha fatto bene Renzi a dire le cose come stanno. Alla luce di una situazione economica meno positiva di quello che si sperava, è possibile confermare l’impegno per l’attuale platea puntando anche a una maggiore equità, ma i numeri parlano chiaro: garantire un’estensione è effettivamente complicato.



Eppure il 23 maggio scorso, a due giorni dalle elezioni europee, Renzi ha annunciato che dal 2015 anche i pensionati sarebbero stati inclusi nel decreto Irpef e avrebbero avuto il diritto di ricevere il bonus di 80 euro. Cosa è cambiato?

Le coperture per allargare questa platea richiedono un quadro di finanza pubblica generale che veda confermate le previsioni di crescita iniziale. Di fronte a dati assai meno positivi, non solo per l’Italia ma per l’Europa intera, è evidente che lo sforzo ulteriore di allargamento diventa difficile.

Cosa può dirci invece della Quota 96 e gli altri provvedimenti annunciati e poi saltati?



Questo è un altro discorso che si trascina dalla riforma Fornero. In un contesto di oggettiva difficoltà, con tantissime persone che non hanno né un lavoro né una pensione, investire 400 milioni di euro per venire incontro ad esigenze legittime di circa 4mila italiani che però hanno lavoro, francamente mi sembra una misura priva di senso di realtà e di priorità.

Questo lo diceva anche Cottarelli, ma in pochi lo hanno ascoltato.

Guardi, io lo dicevo già molto prima e credo che lo pensiamo un po’ tutti.

 

Scusi, ma quindi il governo ha annunciato che avrebbe risolto questo problema già sapendo che non ce l’avrebbe fatta?

Personalmente non avrei portato avanti questa partita, infatti ho trovato le osservazioni della Ragioneria di Stato assolutamente comprensibili. Le coperture annunciate per far fronte a questi 400 milioni erano generiche, sostanzialmente assenti, e avrebbero contribuito ad allontanarci dall’obiettivo principale, cioè la riduzione della tassazione sul lavoro e sulle imprese. Insomma, quei 400 milioni di euro hanno trasmesso fin dall’inizio un senso di priorità assolutamente sballato rispetto alle priorità che sono in campo in questo momento.

 

Cosa dobbiamo aspettarci dopo l’estate?

Per quest’anno non dobbiamo sicuramente aspettarci nuove manovre correttive. Nel 2015 ci sarà invece la necessità di una legge di Stabilità, come avviene ogni anno, nella quale dovranno essere fatte delle scelte. Noi come Scelta Civica ci aspettiamo che vengano confermate le impressioni di forte innovazione date all’inizio di questo governo, quindi che si possa agire dal taglio della spesa non per fare nuove spese ma per ridurre le tasse su lavoro e imprese. E’ una fase complessa, ma gli strumenti e i mezzi per proseguire sulla via delle riforme ci sono: bisogna però chiudere alcune partite decisive che confermeranno il successo o l’insuccesso di questa prima fase dell’esperienza di governo.

 

(Claudio Perlini)