Il programma dei “mille giorni” sono “l’ultima chance per recuperare il tempo perduto, per pareggiare i conti, è il cartellone di recupero che si espone a fine partita. Se perdiamo non perde il governo, perde l’Italia”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervenendo ieri mattina alla Camera dei deputati. Quindi rivolgendosi alla Commissione Ue ha aggiunto: “I 300 miliardi di investimenti dove sono? Su questo la mia proposta è che i nostri europarlamentari ingaggino non un corpo a corpo ma una sana discussione”. Ne abbiamo parlato con Stefano Folli, notista politico de Il Sole-24 Ore.
Per Renzi i “mille giorni” sono l’ultima chance per fare le riforme. Come vede la situazione?
In un certo senso è così. Il nostro Paese si trova in enormi difficoltà, e ciò richiede uno sforzo impegnativo che non può essere cadenzato sulle settimane. L’Europa vuole sentirsi dire ciò che le sta dicendo Renzi. Vuole cioè un programma di governo serio, credibile, sviluppato nel tempo, possibilmente unito a una promessa di stabilità. Mille giorni sono quindi un arco temporale che dà il tempo della stabilità. Come premessa generale ritengo che il discorso di Renzi sia dunque accettabile, come pure i toni sulla giustizia e sul lavoro che sono piuttosto fermi.
Renzi non è ancora riuscito a fare le riforme economiche. Perché dovrebbe riuscirci ora?
Il vero problema è un altro, e cioè che non sono sicuro del fatto che l’attuale maggioranza riuscirà a reggere mille giorni. L’instabilità politica resa drammatica dalla recessione economica richiede probabilmente una maggioranza più ampia di quella attuale. L’ambiguità del governo è che si fanno i patti con Berlusconi per quanto riguarda il Senato e la legge elettorale, e poi si governa con una maggioranza più ristretta. Se si entra nella logica di un grande impegno nazionale per venire incontro all’Europa ed evitare un commissariamento brutale, occorrerebbe una base più ampia per l’attuale governo. Renzi dovrebbe cioè ricorrere ad accordi con Forza Italia anche per quanto riguarda la politica economica.
Renzi ha detto: “Se il Parlamento non fa le riforme andiamo alle elezioni”. Come valuta questa affermazione?
Questo è un discorso che andrà approfondito, perché non è detto che l’unica alternativa alle difficoltà politiche siano le elezioni. La ritengo una forzatura in contraddizione con lo spirito dei “mille giorni”.
L’Italicum non c’è ancora. Renzi sta agitando una pistola scarica?
Non solo non c’è l’Italicum, ma soprattutto mi domando come si faccia a votare adesso quando la riforma del Senato che non è ancora stata approvata definitivamente. Per fare la riforma del Senato ci vorrà un anno, e se si va a elezioni anticipate entro questo arco temporale poi bisognerà ricominciare tutto da capo.
I veri problemi di Renzi sono in Italia o in Europa?
Le difficoltà di Renzi da un lato sono in l’Italia. La popolarità del premier, che in questo momento è ancora molto alta, rischia di incrinarsi, soprattutto rispetto a determinati ambienti economici. Un certo establishment è molto spaventato di fronte a questa recessione che continua drammaticamente. E’ venuta quindi meno la magia dei primi tempi. Il problema di Renzi d’altra parte è soprattutto l’Europa, che sta iniziando a tenerci sotto la lente rispetto alla praticabilità delle riforme, al debito pubblico in crescita e alla recessione che continua. Il grande problema di Renzi oggi è evitare il commissariamento, che può voler dire semplicemente che Commissione Ue e Bce verifichino passo passo quello che sta succedendo in Italia, quali sono i progressi effettivi delle riforme e qual è la realtà dei conti pubblici.
(Pietro Vernizzi)