Per il 67% degli italiani, il premier Renzi fa tanti annunci ma alla fine realizzerà ben poche delle riforme promesse. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto da Ispo di Renato Mannheimer, secondo cui lo scetticismo nei confronti delle riforme è particolarmente accentuato al Nord Est e tra disoccupati e giovani in cerca della prima occupazione. Il 54% delle persone sono convinte che Renzi vorrebbe fare di più ma è frenato dal Parlamento, mentre per il 51% il vero ostacolo è la burocrazia. Soltanto il 31% invece ritiene che il presidente del Consiglio stia attuando progressivamente le riforme promesse. Renzi resta comunque molto popolare, anche se numerosi intervistati, soprattutto di centrodestra o di centro, spiegano di gradire Renzi per “mancanza di alternative”. Abbiamo chiesto un commento a Renato Mannheimer, sondaggista alla guida di Ispo.
Le difficoltà economiche dell’Italia continuano ad aumentare. Quali sono le conseguenze per la popolarità di Renzi?
La popolarità di Renzi è misurata dagli ultimi dati di Diamanti pubblicati su Repubblica, in base a cui risulta che il premier ha perso il 15% in tre mesi. Queste statistiche mostrano comunque una popolarità ancora molto alta, ma un po’ in diminuzione, e quindi influenzata dalle difficoltà dell’economia.
Questa popolarità è destinata a scendere ulteriormente?
Questo non lo sa nessuno, molto dipende da quanto riuscirà a fare Renzi. C’è una grande attesa verso quello che farà, e se per vari motivi non riuscisse ad attuare quantomeno le prime riforme che ha promesso, è destinato a scendere.
A che cosa è più legata la fiducia degli italiani?
Al lavoro. Il tema su cui gli italiani desiderano maggiori interventi da parte del governo sono il lavoro e l’occupazione, molto di più delle tasse. La percentuale di quanti ritengono che il lavoro sia la cosa più importante che il governo deve fare è pari al 60%. Mentre la percentuale di quanti ritengono che a contare siano riforma del Senato e legge elettorale è bassa.
Com’è lo stato di salute di Forza Italia?
Forza Italia si trova in uno stato di debolezza. In generale comunque non ci sono grandi movimenti tra i partiti, perché siamo lontani dalle elezioni e tutti questi dati cambiano in vista del voto. Almeno metà della popolazione fa mente locale su chi votare poco prima delle elezioni, mentre nel resto del tempo se intervistata dai sondaggisti risponde a caso.
La situazione politica in questo momento è stabile?
No, c’è un margine di imprevedibilità molto elevato perché tutto dipende dalla campagna elettorale.
I principali partiti hanno un nocciolo duro di elettori che conservano?
Tutti i partiti hanno un nocciolo duro di elettori. Lo stesso Berlusconi ha un 10-15% di “fedelissimi” che conserva sempre, così come il Pd. Grossomodo metà della popolazione ha un “partito del cuore”, finendo per costituire il nocciolo duro dei diversi partiti. L’altra metà cambia idea di volta in volta sulla base del risultato elettorale.
Gli italiani vogliono andare al voto o vogliono andare avanti fino al 2018?
Gli italiani vogliono soprattutto le riforme, non vogliono andare al voto, a meno che la strada delle riforme risulti bloccata.
C’è ancora un elettorato di sinistra in Italia e quanto conta?
Sì, gli elettori più a sinistra del Pd sono almeno il 15%.
Quanto prenderebbero Lega nord e Fratelli d’Italia qualora decidessero di unirsi in un unico partito?
Difficile da dire, anche se di solito le fusioni tra i partiti portano meno elettori della somma dei partiti originali.
(Pietro Vernizzi)