Le vacanze sono un periodo fantastico, capace di rigenerare corpo e mente e persino di aiutare a mettere a fuoco meglio la realtà che si ha di fronte normalmente. Quest’anno ho avuto la fortuna di trascorrerle fuori dall’Italia e pare non sia stata una scelta sbagliata visto il maltempo. Ma al di là di condizioni meteo più favorevoli, ho avuto occasione di raccogliere delle informazioni molto utili proprio sul Bel Paese. Non so se ciò fosse dovuto alla lontananza geografica, ma più che le dichiarazioni del premier Renzi ho potuto notare quelle di un esponente politico del suo stesso partito che sembra volergli fare le scarpe.
Una vera e propria pena del contrappasso per un presidente del Consiglio che tra l’altro ama citare spesso Dante: dopo aver fatto cadere il Governo Letta a circa 10 mesi dal suo insediamento, ora si trova con un nemico in casa quando lui è a palazzo Chigi da poco più di 6 mesi. Ma tant’è, certe parole sono inequivocabili e a quanto pare sarebbe state causate dall’ennesimo “cambio in corsa” del premier sul fronte delle riforme.
Se a fine giugno aveva infatti detto che il 1° luglio sarebbe partito un ampio programma di “ristrutturazione” del Paese (fisco, Pa, agricoltura, welfare, ecc.) che avrebbe richiesto 1000 giorni per la sua attuazione (nonostante a marzo l’agenda del Premier parlasse di 100 giorni), dopo circa due mesi Renzi ha fatto sapere che il “calcio d’inizio dei mille giorni che cambieranno il Paese” è avvenuto appena ieri.
E cosa avrebbe detto questo “avversario interno” di Renzi che sembra essere sconosciuto in patria? Vediamo subito. “Se il presidente del Consiglio dei ministri ritiene che le cose stanno andando bene come stanno andando, che vada avanti”. Il problema è che questo membro del Pd crede che il suo partito si sia dato un compito preciso, specialmente dopo la vittoria dell’ex sindaco di Firenze alle primarie: “Che avremmo tentato di far di tutto per accelerare la questione delle riforme, per impostare un ragionamento sul lavoro e sulla scuola”.
E su questi temi, in realtà, non si è andati al di là del decreto Poletti e a qualche dichiarazione del ministro Giannini o alla promessa di assumere i precari della scuola. Tutto rimandato a dopo l’estate, durante la quale si è trovato solo il tempo di parlare di articolo 18 e di riscrittura dello Statuto dei lavoratori. “Io non credo – ha spiegato il nuovo anti-Renzi – che il problema del lavoro in Italia siano semplicemente le regole dei contratti o l’articolo 18. Ma la burocrazia, il fisco, le infrastrutture tradizionali e digitali e anche la mancanza di una prospettiva, di una visione capace di dare serenità alle famiglie e alle imprese”.
Non è difficile dargli torto nemmeno su un altro punto: “In questo periodo, in questi ultimi due mesi (che poi sono quelli trascorsi da quando l’Italia è presidente di turno dell’Ue, ndr), è apparso evidente ai più, a partire dalle forze politiche che stanno in Parlamento, ma proseguendo con le forze sociali, economiche e civili, che l’attività del governo ha vissuto una fase di difficoltà”. E in effetti le critiche all’operato dell’esecutivo stanno crescendo, anche nei settori sociali. Basti pensare alle recenti dichiarazioni di Bonanni (“A Renzi dico: non puoi fare da te. Il ‘ghe pensi mi’ ha portato già tanti guai alla economia italiana oltre che alla politica”) o al fatto che la Cgil ha presentato ricorso alla Corte di giustizia europea contro il decreto Poletti.
Certo, la riforma del Senato sembra cosa fatta, l’Italicum presto diventerà legge, ma il commento lapidario al riguardo di questo “gufo” non può che essere condivisibile: “La prima priorità è il lavoro, non la riforma costituzionale. La gente non mangia pane e riforma elettorale”.
Ecco quindi la richiesta di un forte cambiamento, soprattutto di fronte alle parole di Renzi sulla flessibilità europea riguardo i conti pubblici che ancora non si vede: “C’è un’ambizione smisurata che noi dobbiamo avere oggi. Che è quella di pensare che l’Italia non può vivere per i prossimi mesi o per i prossimi anni in una situazione di incertezza”. Cosa che certamente comporta dei rischi, ma del resto la situazione economica del Paese, come hanno mostrato i dati sul Pil, non è florida: “Non rischia oggi un artigiano che alla fine del mese ha la preoccupazione di avere di fronte a sé un fisco o semplicemente una Pubblica amministrazione che sembra nascere apposta per creare problemi? Non rischia una mamma che la mattina si sveglia presto e che prova a vivere le difficoltà della quotidianità, nella logica dell’incertezza perché magari è precaria o perché vive una fase di difficoltà perché magari il marito è cassaintegrato?”.
Quindi, pur riconoscendo che il tempo trascorso dal suo insediamento non è poi così tanto, il giudizio netto e tranciante. “Il governo in questi mesi ha fatto poco. E uso un eufemismo”, con una sfida chiara a Renzi, nonostante appartenga allo stesso partito: “Non è un derby caratteriale quello che chiede di cambiare strada, è semplicemente la buona regola della politica”.
Sono certo che, dato che in Italia non ne avete saputo nulla, vogliate ora conoscere il nome di questo piddino che sfida il suo segretario. Beh, devo confessarvi che in realtà non esiste. Ma attenzione, le sue parole non me le sono inventate.
Vedete, semplicemente mi sono fatto un giro nel Paese della memoria, quella cosa che in Italia è merce sempre più rara. E mi sono imbattuto nelle frasi che Renzi ha pronunciato all’inizio dell’anno (tra gennaio e febbraio), quando “chiedeva strada” visto che il Paese era nella palude e il Governo Letta non faceva nulla. E ve le ho riportate. Pensate che siano inadatte rispetto alla situazione italiana attuale?
A voi il giudizio, nel frattempo vorrei rassicurare Renzi: #matteostaisereno, il tuo vecchio te avrebbe quasi sicuramente cercato di rottamarti, ma ormai si trova chiuso nelle cantine di palazzo Chigi a “cambiare verso” ad alcune vecchie slides.