“Ci sono mille giorni da qui a fine maggio 2017. In questi mille giorni le proposte che abbiamo fatto troveranno concretizzazione o meno”. E’ quanto affermato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante la conferenza stampa con cui ha presentato il sito web passodopopasso.italia.it , con l’obiettivo di verificare l’operato del governo nei prossimi mille giorni. E a chi lo ha criticato per essersi limitato finora a una politica degli annunci, Renzi ha risposto: “Se questa è la malattia degli annunci, sono felice di essere giudicabile voce per voce e il sito che inauguriamo oggi è lo strumento perché i cittadini possano verificare”. Nel frattempo la nomina di Federica Mogherini come Alto Rappresentante della politica estera dell’Unione Europea potrebbe determinare cambiamenti nell’intera fisionomia della squadra di governo. Abbiamo chiesto un’analisi ad Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera.



La Mogherini lascia il governo per andare a Bruxelles. Secondo lei ci sarà un rimescolamento pesante nel governo, con Del Rio che sostituirà Alfano al Viminale?

Da tempo non avevamo un premier-padrone quale è Renzi. Il grado di libertà del presidente del Consiglio nelle sue scelte è molto superiore a quello di quanti lo hanno preceduto. Se Renzi decidesse di spostare Alfano dagli Interni agli Esteri, Ncd potrebbe trattare fino a un certo punto perché poi non potrebbe aprire una crisi di governo. Da quanto ha detto ieri nel corso della conferenza stampa, sembrerebbe di capire che Renzi è più orientato semplicemente a sostituire la Mogherini. Qualora però il premier optasse per avocare il Viminale al Pd, sarebbe una scelta con una sua logica.



Ritiene che il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in questo momento sia a rischio?

La Giannini è in una posizione molto debole, non tanto per la sua personale fragilità politica, ma anche perché è l’espressione di un partito che non c’è più in quanto si è spaccato in mille pezzi. Ormai Scelta civica non è più di una correntina interna al Pd, e la sorte della Giannini dipende dalla benevolenza di Renzi. Il premier ha indicato l’istruzione come un tema fondante per il Pd, e sembra quindi di capire che abbia interesse a portarlo nella diretta dipendenza del suo partito. Certo non ha giovato all’autorevolezza della Giannini l’annuncio di una grande riforma della scuola di cui poi si sono perse le tracce, e che è stata di fatto avocata a se stesso dal presidente del Consiglio.



Quale delle due “maggioranze” di Renzi sta meglio? Quella Renzi-Alfano o quella Renzi-Berlusconi?

Non parlerei più di una maggioranza Renzi-Alfano. Il peso politico di Ncd è uscito dimezzato dalla nascita del governo Renzi. Nel governo Letta, Ncd era il centrodestra di governo. Oggi non è più così per la semplice ragione che Renzi è il segretario del principale partito di centrosinistra. Il gruppo che si presentava come il principale erede del centrodestra, oggi non è altro che un partitino alleato del centrosinistra.

Quindi l’asse portante è quello con Berlusconi?

Sì, la vera forza politica del governo Renzi sta nel rapporto con Berlusconi. Se anche quest’ultimo non si traduce necessariamente in voti parlamentari sulle questioni di programma politico, è però la ragion d’essere dell’attuale esecutivo, in quanto grazie all’accordo con Berlusconi, Renzi ha potuto avviare quelle riforme del sistema politico che i governi Letta e Monti non erano riusciti a fare. Si potrebbe dire che quello di Renzi è un governo a maggioranze variabili, la più importante delle quali è quella con Berlusconi sulle riforme costituzionali.

 

Che riflessi ha sulla politica italiana la partita tra i sostenitori del rigore e quelli della flessibilità che si sta giocando in Europa?

Il successo e la durata del governo Renzi dipendono dalla possibilità, magari mettendosi sotto l’ala protettrice di Mario Draghi, di avere un timing più lento e progressivo di rientro da deficit e debito. Se si riusciranno a guadagnare uno o due anni di tempo rispetto a quanto previsto da Six Pack e Fiscal Compact, allora il governo Renzi ha speranze di reggere. Se invece non ottiene questa flessibilità, allora è molto difficile che ce la faccia.

 

(Pietro Vernizzi)