“Dopo 20 anni Forza Italia subisce la patologia di tutti, ha bisogno di rinnovare, di forze nuove e di tornare allo spirito del ’94”. Lo ha detto Silvio Berlusconi, parlando alla scuola di formazione politica del partito Sirmione, sul lago di Garda, per poi aggiungere: “C’è una bandiera che si chiama Matteo Renzi e una mezza bandiera che si chiama Berlusconi: vediamo di utilizzare ancora questa bandiera, sarebbe bello avere un esercito azzurro con una bandiera, un vecchietto e tanti giovani”. Ne abbiamo parlato con Augusto Minzolini, senatore di Forza Italia.



Forza Italia ha davvero bisogno di rinnovarsi?

Ciascun partito è come un organismo vivente, se vuole rimanere collegato e in sintonia con il mondo deve sempre rinvigorirsi e avere un rapporto con le nuove generazioni. E’ un elemento fisiologico, se non avviene c’è un problema.

Qual è la vera questione centrale per il futuro del centrodestra?



La vera sfida è che c’è un problema di linea politica che deve essere chiara, realizzando un’identità assolutamente definita.

L’accordo tra Renzi e Berlusconi ha reso meno definita l’identità di Forza Italia?

L’accordo con Renzi rende l’identità di Forza Italia indefinita, e questo non perché io non sia d’accordo con la possibilità di trovare un percorso comune. Ma noi non possiamo accettare l’idea di restare in mezzo al guado, o in un’opposizione che nella realtà non è percepita come tale. A quel punto Forza Italia rischia infatti di non avere un ruolo in commedia. O Renzi si pone il problema di ricreare una formula politica che sia all’altezza delle emergenze che affronta il Paese, oppure non è possibile dialogare.



Come vede l’attuale situazione?

L’attuale situazione nasce da un divorzio che si è verificato all’epoca del governo Letta, ma già prima di quel divorzio la formula era una sorta di palliativo. La domanda che sorge è quindi come possa il governo Renzi attuare con una formula più ampia quello che non è riuscito a una coalizione di governo come quella di Letta.

Il Nuovo Centro Destra accusa Forza Italia di avere sbagliato ad andare all’opposizione. Lei che cosa ne pensa?

Non sono d’accordo per un motivo molto semplice: Forza Italia è passato all’opposizione del governo Letta, che poi è stato messo in crisi addirittura dal partito di provenienza del presidente del Consiglio, cioè il Pd, solo perché non lo considerava all’altezza. Il nuovo governo, quello presieduto da Renzi, ha una formula più politico/emergenziale e può contare su una maggioranza addirittura più esigua rispetto a quello precedente. Non è detto che questa formula possa riuscire, e infatti ciò cui stiamo assistendo non è un’iniziativa del governo, bensì del presidente del consiglio che si riduce e consuma sulla capacità di Renzi di comunicare, ma non di fare.

 

Un collaborazione di Forza Italia con Renzi sui temi economici è possibile?

Sì, purché avvenga nel contesto di un quadro chiaro. Ciò che occorre è una collaborazione su un programma efficace, che abbia a cuore le priorità del Paese. Occorre quindi porsi un orizzonte lungo, tra i due e i quattro anni, e a quel punto le priorità cambiano. A venire al primo posto non è certo la legge elettorale o la riforma del Senato, ma semmai il Fisco. Se entrambe le parti comprendono che questa deve essere la prospettiva e si riesce a trovare un programma comune, che porti le maggiori forze del paese a tentare un intervento efficace e all’altezza della crisi, non vedo perché a quel punto non ci debba essere una maggioranza ampia.

 

Eppure su lavoro ed economia Renzi sembra voler fare da sé …

Nei meccanismi perversi del nostro Paese siamo ritornati allo schema della solidarietà nazionale, per cui la Dc poteva collaborare con il Pci, però non potevano fare il governo insieme perché c’era il fattore K (Kommunizm, cioè comunismo). Adesso non vorrei che noi possiamo collaborare con il Pd, ma non possiamo fare il governo insieme perché c’è il fattore B (Berlusconi). Io francamente trovo una cosa del genere abbastanza assurda.

 

(Pietro Vernizzi)