“Conservatorismi, corporativismi e ingiustizie” bloccano il nostro Paese, ma è arrivato il momento di superare le resistenze per “rinnovare l’Italia”. Sono le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un momento in cui il governo sta faticando ad approvare il Jobs Act in Parlamento per l’opposizione di Cgil e sinistra Pd. Subito in linea con il Quirinale anche il premier Renzi, che ha detto: “Sono consapevole che alcune cose vanno cambiate in modo violento”. Abbiamo chiesto ad Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, una lettura di questo endorsement del Colle a Renzi.
Per quale motivo Napolitano sta appoggiando Renzi in modo così netto?
Il capo dello Stato ha il dovere quasi istituzionale di favorire la stabilità politica. E’ evidente ormai da tempo che le istituzioni internazionali, a partire dalla Bce, e arrivando alla Commissione Ue e al Fondo Monetario, ritengono cruciale la prova della riforma del mercato del lavoro come cartina di tornasole della volontà reale del Paese di cambiare passo. Il capo dello Stato è consapevole dei rischi che esistono non solo per l’Italia ma per l’intera area euro, in conseguenza di un eventuale collasso dell’economia francese. Il Quirinale si è mosso quindi per favorire una soluzione pacifica all’interno della maggioranza.
In che modo Napolitano può favorire questa soluzione pacifica per quanto riguarda il Jobs Act?
Napolitano può soltanto esortare le forze politiche a compiere quanto va fatto per varare le riforme strutturali e per cambiare le condizioni generali in cui agisce la nostra economia. Per il capo dello Stato, dopo il governo Renzi non ci sarebbe un’eventuale soluzione diversa. Più si afferma l’idea che dopo Renzi c’è il vuoto, e più è facile per Renzi ottenere tutto quello che vuole.
Lei esclude che Napolitano, in caso di dimissioni di Renzi, darà l’incarico a un altro presidente del Consiglio?
In queste ore sono usciti dei retroscena, che non sono stati ancora smentiti, in cui si dice che non c’è una soluzione successiva. Siccome si era parlato dell’ipotesi che, se Renzi non ce la fa, l’incarico di formare il nuovo governo passi nelle mani di Visco, il Quirinale ha smentito che stia pensando a una cosa del genere e ha ribadito che Renzi è l’ultima chance di questa legislatura.
Come vede la situazione per quanto riguarda l’elezione di due giudici della Consulta?
E’ chiaro che la candidatura di Donato Bruno rappresenta ormai un ostacolo insormontabile, proprio per il fatto che si sappia che è indagato a Isernia. Stiamo parlando della scelta di un giudice costituzionale, che un domani potrebbe essere rinviato a giudizio e sottoposto a processo. Bisogna cambiare candidati, perché i due hanno dimostrato di non farcela. Se poi questo debba comportare anche la caduta della candidatura di Violante lo lascio valutare al Pd.
Che cosa ne pensa invece dell’elezione di Balducci e Zanettin come membri laici del Csm?
Ritengo che Pd e Forza Italia abbiano compiuto una mossa intelligente, che consiste nel separare le due elezioni. I due maggiori partiti hanno votato scheda bianca per la Consulta, e ciò ha reso possibile eleggere i due membri del Csm. Questi ultimi erano i più urgenti, proprio perché senza il plenum il Consiglio Superiore della Magistratura non può funzionare. Invece la Corte costituzionale può aspettare ancora un po’ perché può lavorare anche con 13 giudici anziché 15.
(Pietro Vernizzi)