“Gli italiani sentono che hanno bisogno di un governo, sei arrivato al momento giusto, grazie al tuo consenso puoi farcela”. Sono le parole dell’ex presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, che insieme alla consorte Hillary ha accolto così Matteo Renzi a margine dell’assemblea delle Nazioni Unite nel Palazzo di Vetro di New York. Tema ufficiale dei lavori sono il clima e l’ambiente, anche se poi il centro dell’attenzione si sposta presto sui raid Usa in Siria contro lo Stato islamico. Per Angelo Panebianco, editorialista del Corriere della Sera, nonostante il successo d’immagine della visita di Renzi negli Stati Uniti, il premier si gioca la sua vera partita sull’economia e se non la vince a lungo andare finirà “triturato”.
Da dove nasce l’endorsement di Clinton a Renzi?
Nasca dalla consapevolezza di tanti che l’Italia è un Paese molto importante nel gioco dell’interdipendenza internazionale e se ci fosse una defaillance o un’incapacità di rilancio dell’economia italiana, ciò avrebbe delle gravissime ripercussioni sull’Europa e inevitabilmente sull’intero Occidente. L’interdipendenza è così forte che tutti si preoccupano di quello che fanno gli altri Paesi, soprattutto per gli effetti che una loro cattiva performance potrebbe avere sull’economia internazionale e sul benessere di tutti gli altri.
Bersani ha ricordato a Renzi che governa con il suo 25%. Come sono i rapporti di forza all’interno del Pd?
E’ ovvio che Renzi è in grave difficoltà, perché il gruppo parlamentare non l’ha scelto lui, ma Bersani. Questo lo sapeva fin dall’inizio, quando è arrivato alla segreteria e poi ha sostituito Letta al governo. Lo hanno seguito perché non avevano alternative. E’ evidente che su numerosi temi, e in particolare sul rapporto con la Cgil e sull’articolo 18, c’è una parte del partito che non lo seguirà. Da qui la sua necessità di avere come sponda Berlusconi e Forza Italia. Ciò in realtà è in larga misura dovuto al suo controllo aleatorio su una parte ampia del gruppo parlamentare.
Renzi riuscirà a uscire dall’impasse?
Non sono in grado di prevedere il futuro, anche perché non ho la sfera di cristallo, ma certamente Renzi si trova a rischiare grosso, perché ha una parte del partito ferocemente contraria a lui. Però ha anche un elemento di forza, rappresentato dal rapporto con il Paese, anche se per ora è ancora accreditato nei sondaggi per la sua grande popolarità. La sua forza sta nel fatto che non ci sono alternative a lui. Questo è ciò che lo manda avanti, ma come può finire è molto difficile da stabilirlo al momento.
Le difficoltà dell’economia giocano a favore o a sfavore di Renzi?
In questo momento giocano a suo favore, perché a lui non ci sono alternative. In sede elettorale, se quando si arriverà al voto l’economia non sarà ripartita, giocheranno a suo sfavore. Magari il Pd vincerà comunque le elezioni perché il centrodestra non è in grado di riprendersi e di darsi una nuova leadership, ma se l’economia non riparte rischia di vincerle male, e la conseguenza sarà quella di essere triturato nel giro di un anno. Se riuscirà a fare ripartire l’economia avrà parecchi anni di governo davanti a sé, mentre se non ci riesce entrerà in guai molto gravi.
(Pietro Vernizzi)