E’ iniziata con un’ora di ritardo la direzione nazionale del Partito Democratico tuttora in corso a Roma. “Riformare il diritto del lavoro è sacrosanto. E a chi mi dice che eliminando l’articolo 18 togliamo un diritto costituzionale, rispondo che il diritto costituzionale non sta nell’articolo 18, ma nell’avere almeno un lavoro”, ha detto Matteo Renzi nel suo intervento. Il premier si è quindi rivolto alla minoranza del Pd che non condivide l’impostazione del governo sulla riforma del lavoro: “Nel nostro partito si discute anche con animosità ma non viene meno il reciproco rispetto, perciò sono d’accordo con Cuperlo quando dice che non vuole essere definito Flintstones se ha posizioni diverse. Perciò stabiliamo che chi non la pensa come la segreteria non appartiene ai Flintstones e chi invece la pensa come la segreteria non è un emulo della Thatcher”, ha spiegato riferendosi alle recenti dichiarazioni del leader della Cgil Susanna Camusso. Quelli che si oppongono alle riforme dell’esecutivo, ha aggiunto Renzi, non possono essere chiamati poteri forti, “altrimenti non saremmo noi al governo, non chiamiamoli neanche poteri immobili, anche se peccano di dinamismo, forse potremmo chiamarli con un eccesso di stima, poteri artistocratici: è un grande derby democrazia e aristocrazia”. Riguardo l’articolo 18, Renzi si è detto d’accordo a mantenere il reintegro per i licenziamenti illegittimi di carattere “discriminatorio e disciplinare”.
Magistrati sul piede di guerra dopo l’intervento del premier Matteo Renzi a “Che tempo che fa” sulla riforma della giustizia: “La magistratura ha troppo rispetto della propria indipendenza, per strumentalizzarla a secondi fini. Ci si attende uguale rispetto da parte di tutti”, scrive l’Associazione nazionale Magistrati in un comunicato. L’Anm ha voluto poi ricordare “con estrema fermezza” di non aver mai dichiarato “che l’introduzione di un tetto massimo alle retribuzioni di 240.000 euro annuali sia un attentato alla libertà o all’indipendenza della magistratura. Chi sostiene il contrario è invitato a dimostrare, una volta per tutte, quando e come l’Associazione avrebbe fatto una simile affermazione”. I magistrati precisano anche che “tale tetto è raggiunto solo dai massimi vertici della Corte di Cassazione e della relativa Procura Generale e che la retribuzione media dei magistrati è enormemente inferiore a quella cifra”. E sulle ferie, tuonano: “Gli uffici giudiziari non chiudono mai e l’Anm non ha mai dichiarato che la riduzione della sospensione feriale e delle ferie sia un attentato ai magistrati”. Le ferie sono infatti previste dal 1 agosto al 15 settembre un periodo “destinato ad assicurare il concreto esercizio del diritto di difesa (art. 24 Cost.), al fine di evitare il decorso dei termini processuali nei processi ordinari, in un tempo che i cittadini tradizionalmente dedicano al riposo annuale”.
Nonostante tre ore di colloquio, non c’è alcun accordo tra i sindacati su un’eventuale posizione unitaria da assumere nei confronti delle decisioni del governo sul tema del lavoro. A poche ore dalla direzione del Partito Democratico, in programma alle 17 di oggi, i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil (rispettivamente Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Luigi Angeletti) hanno deciso “di proseguire il confronto per l’elaborazione della piattaforma unitaria”, come si legge in una nota congiunta diffusa al termine del vertice. La Camusso, dicendosi “ottimista”, ha comunque confermato la manifestazione della Cgil per sabato 25 ottobre in piazza San Giovanni a Roma.
E’ in programma alle 17 di oggi la direzione nazionale del Partito Democratico sulla riforma del lavoro. Matteo Renzi non ha intenzione di fare un passo indietro su quanto sostenuto nelle scorse settimane e anche ieri sera, intervistato da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, ha ribadito l’intenzione di voler liquidare una volta per tutte l’articolo 18. “Quando hai un disoccupato non devi fare una battaglia ideologica sull’articolo 18, ma devi fare in modo che trovi un lavoro”, ha detto il premier, secondo cui “non è il reintegro la soluzione dei problemi”. Renzi dovrà però vedersela con la minoranza del suo partito che non condivide l’impostazione assunta dal governo: la trattativa, ha sottolineato il segretario Pd, “non si fa tra maggioranza e minoranza del Pd ma con i lavoratori. Devo trovare una risposta che aiuti i lavoratori a uscire dalla crisi. Conservare le regole attuali non è la soluzione”. Il capo del governo ha poi aggiunto che oggi in direzione annuncerà la cancellazione dei Cocopro e di “tutte quelle forme di collaborazione che hanno fatto del precariato la forma prevalente del lavoro”. Con il superamento dell’Articolo 18, l’esecutivo “scriverà le nuove regole del lavoro per i prossimi 30 anni” che porteranno alla costruzione di “un mercato libero e flessibile”. Infine si fa avanti l’ipotesi di trasferire parte del Tfr dei lavoratori in busta paga: “E’ complicato – ha detto Renzi – ma se trovassimo il modo di dare liquidità alle piccole e medie imprese” si potrebbe anche fare.